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Ricorso straordinario: inammissibile per le confische

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20066/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto presentato contro una precedente decisione in materia di confisca di prevenzione. La Corte ha ribadito che tale rimedio è di natura eccezionale e può essere proposto solo a favore del ‘condannato’ nel contesto di un processo penale, escludendone l’applicabilità alle misure di prevenzione, che seguono un percorso giuridico distinto.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: Quando Non Si Applica? Il Caso delle Misure di Prevenzione

Nel complesso panorama del diritto processuale penale, esistono strumenti giuridici pensati per correggere errori e garantire giustizia anche dopo una decisione definitiva. Tra questi, il ricorso straordinario per errore di fatto, disciplinato dall’art. 625-bis c.p.p., rappresenta un rimedio eccezionale. Tuttavia, la sua natura speciale ne limita l’applicazione a casi ben definiti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20066/2024) ha riaffermato con forza i confini di questo istituto, chiarendo la sua inapplicabilità alle decisioni in materia di misure di prevenzione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un provvedimento di confisca di prevenzione emesso dalla Corte di Appello di Bari nei confronti di beni riconducibili ai coniugi di due ricorrenti. Queste ultime avevano impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, ma i loro ricorsi erano stati dichiarati inammissibili per un vizio formale: l’assenza della procura speciale ad impugnare.

Convinto che si trattasse di un errore materiale, il difensore delle due donne ha presentato un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p. La tesi difensiva sosteneva che la procura speciale, in realtà, esisteva ed era presente negli atti del fascicolo, ma non era stata trasmessa dalla Corte di Appello alla Suprema Corte. Si trattava, quindi, di un classico errore di fatto, ovvero una svista della Corte che aveva percepito erroneamente la realtà processuale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il ricorso straordinario

Nonostante l’apparente fondatezza della doglianza su un possibile errore materiale, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso straordinario inammissibile. La decisione non entra nel merito della presenza o meno della procura speciale, ma si concentra su una questione preliminare e dirimente: l’ambito di applicazione del rimedio stesso.

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: il ricorso ex art. 625-bis c.p.p. è uno strumento con natura eccezionale e derogatoria rispetto alla stabilità del giudicato. Pertanto, le sue norme non possono essere interpretate in modo estensivo.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si fonda su un punto cruciale: il ricorso straordinario è proponibile, ai sensi della legge, solo ed esclusivamente “a favore” del “condannato” e contro una decisione della Corte di Cassazione che abbia reso definitiva una sentenza di condanna. Il procedimento di prevenzione, sebbene possa avere conseguenze molto afflittive come la confisca dei beni, non porta a una “condanna” in senso tecnico-penale. Le misure di prevenzione sono applicate a soggetti ritenuti socialmente pericolosi, sulla base di indizi, e non richiedono l’accertamento di un reato oltre ogni ragionevole dubbio, come avviene nel processo penale ordinario.

La Corte ha richiamato numerosi precedenti, incluse pronunce delle Sezioni Unite, che hanno costantemente affermato questa distinzione. L’applicazione di una misura di prevenzione non equivale a una sentenza di condanna. Di conseguenza, il soggetto colpito da tale misura (o i terzi interessati, come in questo caso) non può essere qualificato come “condannato” ai fini dell’ammissibilità del ricorso straordinario. Per le decisioni in materia di prevenzione esistono altri rimedi, come la revoca, ma non quello eccezionale previsto dall’art. 625-bis c.p.p.

Le Conclusioni

La sentenza in commento ha un’importante valenza pratica. Essa consolida la netta separazione tra il sistema penale, finalizzato all’accertamento di reati e all’emissione di condanne, e il sistema delle misure di prevenzione, volto a neutralizzare la pericolosità sociale. Il ricorso straordinario per errore di fatto resta uno strumento di tutela fondamentale, ma confinato al suo alveo naturale: la correzione di errori percettivi in decisioni che rendono definitive sentenze di condanna penale. Per chi è coinvolto in procedimenti di prevenzione, questa pronuncia è un chiaro monito sulla necessità di utilizzare gli specifici strumenti di impugnazione previsti da quel sottosistema, senza tentare di forzare l’applicazione di rimedi pensati per contesti diversi.

È possibile utilizzare il ricorso straordinario per errore di fatto contro una decisione della Cassazione in materia di misure di prevenzione?
No. Secondo la sentenza, il ricorso straordinario per errore di fatto è un rimedio proponibile solo contro decisioni che rendono definitiva una sentenza di condanna penale e non è applicabile alle decisioni intervenute in tema di misure di prevenzione.

Perché il ricorso straordinario è considerato un rimedio eccezionale?
È considerato eccezionale e derogatorio del giudicato perché consente di impugnare una decisione della Corte di Cassazione, che normalmente è definitiva. Per questo motivo, la sua applicazione è strettamente limitata ai casi previsti dalla legge, senza possibilità di interpretazione estensiva.

Qual è la differenza fondamentale tra ‘condannato’ e soggetto sottoposto a misura di prevenzione ai fini del ricorso?
Il ‘condannato’ è colui che ha subito una sentenza di condanna penale al termine di un processo che ha accertato la sua colpevolezza per un reato. Il soggetto sottoposto a misura di prevenzione, invece, è ritenuto socialmente pericoloso, ma la misura non costituisce una condanna per un reato specifico. La legge riserva il ricorso straordinario solo alla figura del ‘condannato’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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