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Ricorso straordinario inammissibile per estradizione

Un soggetto, richiesto in estradizione da uno stato estero, ha proposto un ricorso straordinario per errore di fatto contro la decisione della Cassazione che confermava il provvedimento. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: il ricorso straordinario è un rimedio eccezionale applicabile solo alle sentenze di condanna definitive. Non può essere utilizzato per decisioni su procedure incidentali come l’estradizione, poiché il soggetto interessato (l’estradando) non riveste la qualità di ‘condannato’.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: Inammissibile nelle Procedure di Estradizione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cruciale in materia di procedura penale internazionale: il ricorso straordinario per errore di fatto, previsto dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale, non è applicabile alle decisioni emesse in materia di estradizione. Questa pronuncia chiarisce i confini di un rimedio eccezionale, destinato a correggere errori percettivi della Suprema Corte solo in un contesto ben definito: quello delle sentenze di condanna definitive. Analizziamo i dettagli della vicenda e le motivazioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una richiesta di estradizione avanzata dalla Repubblica di Albania nei confronti di un cittadino albanese, accusato di aver partecipato a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte d’Appello di Brescia aveva inizialmente concesso l’estradizione. Contro tale decisione, l’interessato aveva proposto un primo ricorso per cassazione, che era stato rigettato.

Non arrendendosi, la difesa ha presentato un ulteriore ricorso straordinario per errore di fatto. La tesi difensiva sosteneva che la Suprema Corte fosse incorsa in un ‘errore percettivo’, non valutando correttamente la documentazione prodotta. Tale documentazione, a dire del ricorrente, dimostrava che i fatti contestati erano già stati oggetto di un procedimento in Italia conclusosi con un’archiviazione, facendo scattare il divieto di bis in idem (il principio per cui non si può essere processati due volte per lo stesso fatto).

La Decisione della Corte e il Limite del Ricorso Straordinario

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso straordinario inammissibile. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato, che limita l’applicazione di questo strumento processuale in modo rigoroso. La Corte ha sottolineato che il rimedio dell’art. 625-bis c.p.p. è stato concepito ‘a favore del condannato’ e può essere esperito unicamente contro sentenze della Cassazione che rendono definitiva una condanna penale.

Di conseguenza, non è proponibile contro decisioni che intervengono in fasi o procedimenti incidentali (ante iudicatum), come le misure cautelari, le misure di prevenzione e, appunto, le procedure di estradizione o di mandato di arresto europeo.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione fondamentale tra la figura del ‘condannato’ e quella dell’ ‘estradando’. L’articolo 625-bis c.p.p. individua nel ‘condannato’ l’unico soggetto legittimato a proporre il ricorso. La procedura di estradizione, tuttavia, non mira ad accertare la colpevolezza di una persona, bensì a verificare la sussistenza delle condizioni legali per la sua consegna a uno Stato estero che intende processarla o farle scontare una pena.

L’estradando, pertanto, non è assimilabile al condannato. La decisione sull’estradizione non produce effetti diretti sulla responsabilità penale, ma costituisce una decisione pregiudiziale e strumentale. Permettere l’uso del ricorso straordinario in questo contesto significherebbe estendere in via analogica un rimedio che, per sua natura, è eccezionale e tassativo, violando i principi di stretta interpretazione delle norme processuali.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante paletto procedurale. Il ricorso straordinario per errore di fatto è un’arma potente ma specifica, riservata a correggere vizi percettivi che hanno inciso su una sentenza di condanna divenuta irrevocabile. La sua applicazione è esclusa in tutti quei procedimenti, come l’estradizione, che non sfociano in un accertamento di colpevolezza da parte del giudice italiano. Questa chiara delimitazione garantisce la certezza del diritto e preserva la natura eccezionale del rimedio, impedendone un uso improprio in contesti per i quali non è stato pensato.

È possibile presentare un ricorso straordinario per errore di fatto contro una decisione della Cassazione in materia di estradizione?
No, la Corte ha stabilito che questo rimedio è riservato esclusivamente alle sentenze di condanna definitive e non si applica a decisioni su procedure incidentali come quelle sull’estradizione.

Perché una persona soggetta a estradizione non può essere considerata un ‘condannato’ ai fini del ricorso straordinario?
Perché la procedura di estradizione non accerta la responsabilità penale, ma si limita a verificare la sussistenza delle condizioni per la consegna a un altro Stato. La persona è un ‘estradando’, non un soggetto condannato da un tribunale italiano per quel fatto specifico.

Qual è la natura del ricorso straordinario previsto dall’art. 625-bis del codice di procedura penale?
È un rimedio di carattere eccezionale e tassativo, destinato a correggere errori di fatto (cioè di percezione degli atti processuali) commessi dalla Corte di Cassazione in una sentenza che rende irrevocabile una condanna, e non può essere esteso per analogia ad altri tipi di provvedimenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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