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Ricorso straordinario: inammissibile ante iudicatum

Un imputato ha presentato ricorso straordinario contro una decisione della Cassazione sulla durata della sua custodia cautelare. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che questo rimedio è applicabile solo a sentenze di condanna definitive e non a provvedimenti emessi prima del giudizio finale (ante iudicatum).

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: Quando è Inammissibile? La Cassazione Chiarisce

Il ricorso straordinario per errore materiale o di fatto rappresenta uno strumento eccezionale nel nostro ordinamento processuale penale. Ma quali sono i suoi limiti? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 3094/2025) offre un chiarimento fondamentale, stabilendo la sua inapplicabilità ai provvedimenti emessi in fase cautelare, ovvero prima che si formi un giudicato di condanna. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla richiesta di un imputato, sottoposto a misura cautelare detentiva, di veder dichiarata l’inefficacia della misura per superamento dei termini massimi di durata. La sua istanza era stata rigettata e, avverso tale decisione, l’imputato aveva proposto un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la Corte, nel precedente provvedimento, avesse commesso un “errore percettivo” non considerando un specifico termine di legge relativo alla sospensione della custodia cautelare. Successivamente, prima della decisione, la difesa rinunciava al ricorso.

La Decisione della Corte sul Ricorso Straordinario

Nonostante la rinuncia, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile ab origine, cioè fin dal suo inizio. Questa scelta non è meramente formale, ma ha conseguenze pratiche, come la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio cardine della procedura penale: il ricorso straordinario non è uno strumento universale per correggere qualsiasi errore, ma ha un ambito di applicazione ben definito e limitato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 625-bis del codice di procedura penale. La Corte, richiamando un autorevole precedente delle Sezioni Unite, ha spiegato che questo rimedio è stato introdotto per correggere errori di fatto contenuti esclusivamente nei provvedimenti che portano alla formazione del “giudicato”. In altre parole, può essere utilizzato solo a favore del condannato e dopo una pronuncia di condanna divenuta irrevocabile.

Il suo scopo è quello di stabilizzare il giudicato, non di intervenire in fasi processuali ancora in corso. Di conseguenza, tutti i provvedimenti emessi ante iudicatum (prima del giudizio definitivo) sono esclusi dal suo raggio d’azione. Rientrano in questa categoria:
* Le ordinanze in materia di misure cautelari.
* Le decisioni sulle misure di prevenzione.
* I provvedimenti in materia di estradizione o mandato di arresto europeo.

La Corte ha concluso che, essendo il provvedimento impugnato relativo a una misura cautelare, il ricorso straordinario era uno strumento processualmente errato e, pertanto, inammissibile fin dalla sua proposizione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida un principio fondamentale per avvocati e operatori del diritto. Il ricorso straordinario per errore di fatto non può essere utilizzato come un’ulteriore istanza di appello o per contestare decisioni interlocutorie della Cassazione, come quelle sulle misure cautelari. La scelta del corretto strumento di impugnazione è cruciale e l’utilizzo di un rimedio non previsto dalla legge per un determinato tipo di atto porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese per il ricorrente. Questa decisione riafferma la natura eccezionale del rimedio, confinandolo alla sua funzione originaria di garanzia per il condannato contro errori fattuali in una sentenza definitiva.

È possibile utilizzare il ricorso straordinario per errore di fatto per contestare una decisione della Cassazione su una misura cautelare?
No. La sentenza chiarisce che il ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p. è previsto solo a favore del condannato e avverso provvedimenti che hanno acquisito il carattere dell’irrevocabilità. Non è applicabile a decisioni emesse in fase cautelare, definite “ante iudicatum” (prima del giudizio).

Cosa significa che un procedimento è “ante iudicatum”?
È un’espressione latina che indica tutti gli atti e le fasi del processo che avvengono prima della pronuncia di una sentenza definitiva (di condanna o assoluzione). In questo contesto, le decisioni sulle misure cautelari sono considerate atti “ante iudicatum” e quindi escluse dall’ambito del ricorso straordinario.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile “ab origine” anche se vi è stata una rinuncia?
Se il ricorso è inammissibile fin dall’inizio, la successiva rinuncia non è sufficiente a evitare conseguenze negative. Il ricorrente viene comunque condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, poiché l’impugnazione non avrebbe mai dovuto essere proposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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