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Ricorso straordinario: i limiti in fase esecutiva

Un condannato ha presentato un ricorso straordinario per errore di fatto contro una decisione della Cassazione che confermava un provvedimento di cumulo pene. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte, il ricorso straordinario non si applica, di regola, ai provvedimenti della fase esecutiva, i quali non incidono sulla formazione del giudicato ma solo sulle modalità di espiazione della pena.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: Quando è Ammissibile nella Fase Esecutiva?

Il ricorso straordinario per errore di fatto, disciplinato dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale, rappresenta un’ancora di salvezza per correggere sviste materiali commesse dalla Corte di Cassazione. Tuttavia, il suo campo di applicazione non è illimitato. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 32085/2024) ha ribadito i rigidi paletti che ne circoscrivono l’utilizzo, in particolare quando si entra nella fase di esecuzione della pena. Analizziamo insieme il caso per capire la portata di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato con due distinte sentenze, si è trovato di fronte a un provvedimento del Pubblico Ministero che disponeva il cumulo delle pene e l’ordine di esecuzione. La particolarità della vicenda risiedeva nel fatto che, per una delle due condanne, il condannato aveva già presentato un’istanza per ottenere una misura alternativa alla detenzione, sulla quale il Tribunale di Sorveglianza non si era ancora pronunciato. L’interessato ha quindi proposto un incidente di esecuzione, sostenendo l’illegittimità del cumulo, in quanto emesso prima della decisione sulla sua istanza. Sia il Tribunale, in funzione di giudice dell’esecuzione, sia successivamente la Corte di Cassazione, hanno rigettato le sue doglianze. Contro quest’ultima decisione, il condannato ha proposto un ricorso straordinario, lamentando un errore di fatto: a suo dire, la Cassazione non avrebbe considerato adeguatamente la decisività della pendenza della sua richiesta di misura alternativa.

I Limiti del Ricorso Straordinario in Fase Esecutiva

La questione centrale è puramente procedurale: può un ricorso straordinario essere utilizzato per contestare una decisione della Cassazione che si è pronunciata su un atto della fase esecutiva, come l’ordine di cumulo pene? La risposta della Corte, in linea con l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite, è negativa. Il rimedio previsto dall’art. 625-bis c.p.p. è stato introdotto per eliminare errori di fatto che si verificano nel giudizio di legittimità su sentenze di condanna, non per sindacare i provvedimenti relativi alla mera esecuzione della pena. Questi ultimi, infatti, si collocano ‘a valle’ del giudicato, ovvero intervengono quando la condanna e la pena sono già definitive e si discute unicamente delle modalità della loro esecuzione.

Le Motivazioni della Corte

La Cassazione ha chiarito che il ricorso straordinario è ammissibile in ambito esecutivo solo in ipotesi eccezionali, ovvero quando la decisione della Suprema Corte ‘stabilizza il giudicato’, determinando un pregiudizio altrimenti irrimediabile. Ciò accade, ad esempio, in procedure che possono modificare la sostanza della condanna o della pena, come quelle relative alla continuazione tra reati (art. 671 c.p.p.) o alla revoca di una sentenza (art. 673 c.p.p.).
Nel caso di specie, invece, il provvedimento di cumulo delle pene (art. 663 c.p.p.) e il conseguente ordine di carcerazione (art. 656 c.p.p.) non toccano la validità o la sostanza delle sentenze di condanna. Essi riguardano esclusivamente la gestione amministrativa dell’espiazione della pena. Di conseguenza, un eventuale errore della Cassazione nel valutare un ricorso su tali provvedimenti non incide sul giudicato, che è già formato e intangibile. Pertanto, la porta del ricorso straordinario rimane chiusa.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio fondamentale: il ricorso straordinario non è uno strumento di impugnazione universale, ma un rimedio circoscritto a specifici errori percettivi che minano la correttezza di una decisione della Cassazione che abbia effetti diretti sulla formazione del giudicato. Le questioni attinenti alla fase esecutiva, pur essendo di cruciale importanza per i diritti del condannato, seguono percorsi procedurali differenti e non possono, salvo rare eccezioni, essere devolute al vaglio del ricorso ex art. 625-bis c.p.p. La Corte ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile proporre un ricorso straordinario per errore di fatto contro una decisione della Cassazione emessa in fase di esecuzione della pena?
Di norma, no. La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso straordinario si applica soltanto all’esito del procedimento di cognizione e non nei procedimenti in fase di esecuzione o di sorveglianza, in quanto questi ultimi non perfezionano il giudicato ma ne gestiscono gli effetti.

Perché il provvedimento di cumulo di pene concorrenti non è soggetto a ricorso straordinario?
Perché il provvedimento di cumulo di pene, così come l’ordine di carcerazione, si colloca ‘a valle’ del giudicato. Interviene quando la condanna è già definitiva e riguarda unicamente le modalità dell’esecuzione, senza mettere in dubbio il perfezionamento della sentenza. Pertanto, non rientra tra i casi suscettibili di impugnazione con questo rimedio.

Quali sono le eccezioni alla regola di inammissibilità del ricorso straordinario in fase esecutiva?
Le eccezioni sono i casi in cui la decisione della Corte di Cassazione interviene a ‘stabilizzare il giudicato’, potendo modificare la sostanza della pena. La sentenza menziona, a titolo esemplificativo, le procedure relative al riconoscimento della continuazione tra reati (art. 671 c.p.p.), alla revoca della sentenza (art. 673 c.p.p.) o alla commutazione della pena dell’ergastolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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