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Ricorso straordinario: errore di fatto vs. giudizio

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario presentato da una donna condannata per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha stabilito che la richiesta della ricorrente non si basava su un errore di fatto (o percettivo), unico presupposto per tale rimedio, ma mirava a un riesame del merito e a una rivalutazione delle prove, attività preclusa al giudice di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: Quando l’Errore di Fatto è Solo un Pretesto

Il ricorso straordinario per errore di fatto rappresenta uno strumento eccezionale nel nostro ordinamento processuale penale, un’ultima spiaggia per correggere sviste materiali contenute in una pronuncia della Corte di Cassazione. Tuttavia, la sua natura è rigorosamente circoscritta. Una recente sentenza della Suprema Corte, la n. 15052 del 2025, ci offre un chiaro esempio di come tale rimedio non possa essere utilizzato per mascherare un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine da una condanna per reati in materia di stupefacenti (artt. 73 e 74 del d.P.R. 309/1990) a carico di un’imputata. La sua responsabilità era stata confermata sia in appello sia, successivamente, dalla Corte di Cassazione con un primo ricorso ordinario. Non rassegnata, la difesa proponeva un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale, sostenendo che la precedente decisione della Cassazione fosse viziata da un “errore percettivo” a causa di una presunta omessa valutazione di alcuni elementi.

Analisi del Ricorso Straordinario: la Sottile Linea tra Errore di Fatto e di Giudizio

Il cuore della questione giuridica risiede nella corretta definizione di “errore di fatto” che può giustificare un ricorso straordinario. La Corte, richiamando consolidati principi espressi dalle Sezioni Unite, ribadisce un punto fondamentale: l’errore deve essere puramente percettivo, una svista materiale che ha portato il giudice a basare la sua decisione su un presupposto fattuale palesemente errato o inesistente negli atti di causa. Si tratta, in altre parole, di un errore che cade sulla constatazione e non sulla valutazione.

Al contrario, un “errore di giudizio” attiene al processo logico-valutativo del giudice: l’interpretazione delle prove, la coerenza delle argomentazioni, la scelta della norma da applicare. Questi aspetti, una volta decisi dalla Cassazione in sede di legittimità, non possono essere nuovamente messi in discussione, neppure attraverso lo strumento eccezionale del ricorso straordinario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel caso specifico, i giudici hanno rilevato come le doglianze della ricorrente non indicassero alcun errore materiale o percettivo. La difesa, infatti, non lamentava che la Corte avesse “letto male” un atto o ignorato una prova documentale presente nel fascicolo; piuttosto, contestava il modo in cui la Corte aveva argomentato per rigettare il precedente ricorso. La richiesta era, in sostanza, quella di un riesame del percorso argomentativo e di una rivalutazione delle prove, attività che esula completamente non solo dai poteri del giudice del ricorso straordinario, ma anche da quelli del giudice di legittimità in un ricorso ordinario.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione ha comportato due conseguenze dirette per la ricorrente, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale: la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La sentenza conferma con fermezza che il ricorso straordinario non è una terza istanza di merito mascherata. È un rimedio a carattere eccezionale, destinato a correggere unicamente gli errori di “svista” e non a rimettere in discussione il giudizio espresso dalla Suprema Corte.

Qual è la differenza tra errore percettivo ed errore di giudizio?
L’errore percettivo (o di fatto) è una svista materiale nella lettura degli atti processuali (es. leggere una data sbagliata). L’errore di giudizio riguarda invece la valutazione delle prove e l’interpretazione delle norme, ossia il ragionamento del giudice. Solo il primo può fondare un ricorso straordinario.

Per quale motivo è stato dichiarato inammissibile il ricorso straordinario nel caso di specie?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la ricorrente non ha allegato un vero errore percettivo, ma ha tentato di ottenere un riesame del percorso argomentativo e una rivalutazione delle prove, attività che non rientrano nelle competenze della Corte di Cassazione, specialmente in sede di ricorso straordinario.

Quali sono le conseguenze di una dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Secondo l’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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