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Ricorso straordinario: errore di fatto vs giudizio

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 7109/2025, dichiara inammissibile un ricorso straordinario. Il caso riguardava la richiesta di un condannato di essere rimesso nei termini per impugnare una sentenza. La Corte ha stabilito che le censure sollevate non costituivano un errore di fatto, ma un errore di giudizio, esulando così dai presupposti del rimedio.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Straordinario: quando un errore della Cassazione può essere corretto?

L’ordinanza in commento offre un’importante lezione sui limiti del ricorso straordinario per errore di fatto, un istituto pensato per porre rimedio a specifiche sviste materiali della Corte di Cassazione. Il caso analizzato dimostra come questo strumento non possa essere utilizzato per contestare le valutazioni giuridiche della Corte, ribadendo la fondamentale distinzione tra ‘errore di fatto’ ed ‘errore di giudizio’.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero, dopo aver appreso che una sentenza di condanna a suo carico era divenuta definitiva anni prima, presentava un’istanza per essere rimesso nei termini per proporre impugnazione. L’istanza veniva dichiarata inammissibile. Contro questa decisione, l’uomo proponeva ricorso in Cassazione, che veniva anch’esso rigettato. Non dandosi per vinto, il soggetto impugnava quest’ultima sentenza della Cassazione, proponendo quello che la Corte ha qualificato come ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale.

Le sue doglianze si basavano su due punti principali:
1. Una presunta violazione dell’art. 175-bis c.p.p., sostenendo che il termine per la richiesta di rimessione dovesse decorrere non dalla notifica dell’ordine di esecuzione, ma dalla piena conoscenza del contenuto della sentenza.
2. Un’ulteriore violazione di legge, poiché a suo dire la Corte avrebbe dovuto qualificare la sua posizione come ‘assente’ anziché ‘contumace’ e convertire l’istanza in una richiesta di rescissione del giudicato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Sebbene la Corte abbia riconosciuto che il ricorrente avesse la legittimità per proporre il ricorso straordinario (poiché la sentenza impugnata ‘stabilizzava’ gli effetti di un precedente giudicato), ha tuttavia concluso che i motivi addotti non rientravano nella casistica prevista dalla legge per questo specifico rimedio.

Le Motivazioni: la distinzione cruciale per il ricorso straordinario

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione che la Corte opera tra ‘errore di fatto’ ed ‘errore di giudizio’. Il ricorso straordinario previsto dall’art. 625-bis c.p.p. è uno strumento eccezionale, il cui unico scopo è correggere un errore percettivo. Si tratta di una svista, di un equivoco in cui la Corte è incorsa leggendo gli atti, che l’ha portata a decidere sulla base di una premessa fattuale errata (ad esempio, leggere ‘Tizio’ al posto di ‘Caio’ o dare per inesistente un documento invece presente nel fascicolo).

Nel caso di specie, invece, il ricorrente non lamentava una svista materiale, ma contestava l’interpretazione giuridica e le valutazioni operate dalla precedente sezione della Cassazione. Le sue critiche non vertevano su una ‘fuorviata rappresentazione percettiva’ degli atti, ma sul merito del ragionamento giuridico seguito dai giudici. Questo, secondo la costante giurisprudenza richiamata nell’ordinanza, costituisce un ‘errore di giudizio’, non un ‘errore di fatto’.

Quando la decisione della Corte, pur se potenzialmente errata, contiene un contenuto valutativo e interpretativo, non è configurabile un errore di fatto. Di conseguenza, il ricorso straordinario non è il rimedio corretto per contestarla. Esso non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di legittimità per ridiscutere questioni già decise.

Le Conclusioni: implicazioni pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso straordinario è un rimedio a carattere chiuso e limitato, non una porta di servizio per contestare le decisioni sfavorevoli della Cassazione. La sua funzione è meramente ‘correttiva’ di errori materiali e percettivi, non ‘revisionale’ di valutazioni giuridiche. Questa pronuncia serve da monito per i professionisti del diritto: prima di intraprendere un’azione così specifica, è essenziale verificare che le doglianze rientrino rigorosamente nella definizione di ‘errore di fatto’, per non incorrere in una declaratoria di inammissibilità e nella conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Cos’è un ricorso straordinario per errore di fatto?
È un rimedio eccezionale che consente di impugnare una sentenza della Corte di Cassazione solo se questa contiene un errore percettivo, cioè una svista o un equivoco nella lettura degli atti processuali che ha viziato la decisione.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le lamentele del ricorrente non riguardavano un errore di fatto (una svista), ma contestavano l’interpretazione della legge e le valutazioni giuridiche fatte dalla Corte, configurando così un errore di giudizio, che non può essere corretto con questo strumento.

Qual è la differenza tra errore di fatto ed errore di giudizio secondo la Corte?
L’errore di fatto è un errore puramente percettivo e materiale (es. leggere una parola per un’altra), privo di contenuto valutativo. L’errore di giudizio, invece, è un errore nell’interpretazione o nell’applicazione delle norme giuridiche e implica un’attività di valutazione da parte del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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