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Ricorso straordinario: errore di fatto della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36535/2025, ha corretto un proprio errore percettivo. Inizialmente, aveva dichiarato inammissibile un ricorso straordinario confondendo il provvedimento impugnato. Riconosciuto lo sbaglio, la Corte ha revocato la precedente ordinanza e ha riesaminato il caso, dichiarando però il nuovo ricorso inammissibile perché mirava a una rivalutazione nel merito, estranea all’ambito dell’errore di fatto.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso straordinario: quando la Cassazione corregge un proprio errore

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre un’importante lezione sul funzionamento e sui limiti del ricorso straordinario per errore di fatto, disciplinato dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale. Il caso analizzato evidenzia come anche il massimo organo della giurisdizione possa incorrere in un errore percettivo e come il sistema preveda gli strumenti per correggerlo, ribadendo al contempo la natura eccezionale di questo rimedio.

I fatti del caso: una complessa catena di impugnazioni

La vicenda processuale è particolarmente intricata e si sviluppa attraverso una serie di ricorsi. Un imputato, condannato per partecipazione ad associazione di tipo mafioso, vedeva rigettato il suo ricorso ordinario dalla Corte di Cassazione. Successivamente, proponeva un primo ricorso straordinario contro tale sentenza, che veniva però dichiarato inammissibile.
Contro questa dichiarazione di inammissibilità, l’imputato presentava un secondo ricorso straordinario, lamentando un errore di fatto commesso dalla Sezione che aveva deciso sul primo. Tuttavia, la Corte di Cassazione, nell’esaminare questo secondo ricorso, commetteva a sua volta un errore: confondeva il provvedimento impugnato, ritenendo erroneamente che il ricorso fosse una reiterazione di uno precedente avverso la sentenza di merito, e lo dichiarava inammissibile per tardività.
È a questo punto che l’imputato proponeva un terzo ricorso straordinario, quello oggetto della presente sentenza, per denunciare l’evidente errore percettivo in cui era incorsa la Corte.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, investita del terzo ricorso, ha riconosciuto pienamente il proprio errore. Ha accertato che il precedente ricorso non era affatto una reiterazione, ma un’impugnazione autonoma contro un’ordinanza specifica, e che era stato presentato tempestivamente.
Di conseguenza, la Corte ha disposto la revoca della propria precedente ordinanza errata. Sfruttando un principio di economia processuale, ha poi proceduto direttamente alla “fase rescissoria”, ossia a un nuovo giudizio sul secondo ricorso straordinario che era stato erroneamente dichiarato inammissibile.
Tuttavia, anche in questa nuova valutazione, il ricorso è stato giudicato inammissibile, ma per ragioni diverse e corrette.

Le motivazioni e i limiti del ricorso straordinario

La Corte ha colto l’occasione per ribadire i paletti invalicabili del ricorso straordinario per errore di fatto.
In primo luogo, ha chiarito che l’errore denunciabile con questo strumento deve essere un “errore percettivo”, ovvero una svista materiale nella lettura degli atti (es. leggere una data per un’altra, attribuire una dichiarazione a una persona sbagliata) e non un “errore di giudizio”. L’imputato, nel suo secondo ricorso, non lamentava una svista, ma contestava la qualificazione giuridica e la valutazione che la Corte aveva fatto dei suoi motivi di ricorso. Chiedeva, in sostanza, una “piena valutazione” nel merito, attività preclusa in sede di ricorso straordinario.
In secondo luogo, il ricorso non può essere utilizzato per introdurre censure che riguardano sentenze precedenti e ormai definite, come quelle dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). L’oggetto del contendere deve essere esclusivamente l’errore commesso dalla Corte di Cassazione nel provvedimento che si impugna.
Infine, la Corte ha confermato la legittimità della procedura de plano (senza udienza) per dichiarare l’inammissibilità dei ricorsi straordinari manifestamente infondati, ritenendola non in contrasto con il diritto di difesa, poiché il sistema garantisce comunque la possibilità di impugnare l’ordinanza di inammissibilità proprio con un ulteriore ricorso straordinario per errore di fatto, come avvenuto nel caso di specie.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante vademecum sull’utilizzo del ricorso straordinario per errore di fatto. Da un lato, dimostra la capacità del sistema di autocorrezione, ammettendo e rimediando a un palese errore commesso dalla stessa Corte. Dall’altro, traccia una linea netta e invalicabile: questo strumento non è una terza istanza di giudizio né un modo per ottenere una rivalutazione del merito della propria posizione. È un rimedio eccezionale, chirurgico, destinato unicamente a emendare sviste fattuali e non a rimettere in discussione il giudizio espresso dalla Suprema Corte.

Qual è la differenza tra errore di fatto ed errore di giudizio ai fini del ricorso straordinario?
L’errore di fatto, sanabile con il ricorso straordinario, è un errore puramente percettivo, una svista nella lettura degli atti processuali (es. confondere una data o un nome). L’errore di giudizio, invece, riguarda la valutazione e l’interpretazione delle prove o delle norme giuridiche e non può essere contestato con questo strumento.

È possibile utilizzare il ricorso straordinario per criticare la motivazione con cui la Cassazione ha rigettato un precedente ricorso?
No. Il ricorso straordinario non può essere utilizzato per contestare il contenuto valutativo di una decisione della Cassazione. Se il ricorrente lamenta che la Corte abbia qualificato erroneamente i suoi motivi o li abbia giudicati infondati, sta contestando un errore di giudizio, che esula dall’ambito di applicazione dell’art. 625-bis c.p.p.

Quando la Cassazione annulla una propria decisione per errore di fatto, deve fissare una nuova udienza?
Non necessariamente. Secondo la giurisprudenza citata nella sentenza, la Corte di Cassazione, in applicazione di principi di economia processuale, può procedere direttamente alla fase “rescissoria” e decidere immediatamente sul ricorso originario, senza la necessità di una nuova udienza, sostituendo la decisione errata con quella corretta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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