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Ricorso personale inammissibile: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso personale inammissibile. L’imputato, in custodia cautelare, aveva impugnato l’ordinanza personalmente, senza un avvocato abilitato. La Corte ha applicato l’art. 613 c.p.p., condannando il ricorrente anche al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Personale Inammissibile: Perché Non Ci si Può Difendere da Soli in Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Terza Penale, numero 3041 del 2024, ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il divieto per l’imputato di presentare personalmente ricorso davanti alla Suprema Corte. Questo caso evidenzia come un ricorso personale inammissibile non solo venga respinto senza esame nel merito, ma comporti anche conseguenze economiche per chi lo propone. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Catania che confermava la misura della custodia cautelare in carcere per un individuo indagato per reati legati agli stupefacenti, previsti dagli articoli 73 e 74 del d.P.R. 309/1990. Insoddisfatto della decisione, l’indagato decideva di agire in autonomia, proponendo personalmente ricorso per cassazione avverso tale provvedimento. È importante sottolineare che il ricorso è stato presentato senza la formulazione di specifici motivi di diritto, un elemento che, sebbene non sia stato il fulcro della decisione, denota un approccio non tecnico all’impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è stata presa ‘de plano’, ovvero senza la necessità di un’udienza formale, data l’evidenza della causa di inammissibilità. Oltre alla declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Analisi del Ricorso Personale Inammissibile

Il cuore della pronuncia risiede nell’applicazione dell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale. Questa norma, nella sua formulazione attuale introdotta dalla legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’), stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale dei cassazionisti. Viene quindi esplicitamente esclusa la possibilità per l’imputato di presentare personalmente l’impugnazione.

Le Conseguenze Economiche della Decisione

La condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende non è una punizione accessoria, ma una conseguenza diretta prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale. La Corte ha specificato che non vi erano elementi per ritenere che il ricorrente avesse agito senza colpa nel determinare la causa di inammissibilità. In altre parole, la legge presume che ogni cittadino sia a conoscenza delle regole processuali fondamentali, e l’ignoranza di una norma così chiara non può essere usata come scusante.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state lineari e si sono basate su un’applicazione diretta della normativa vigente. I giudici hanno evidenziato che la regola che impone l’assistenza di un difensore specializzato per il giudizio di cassazione (il cosiddetto ‘patrocinio obbligatorio’) non è un mero formalismo. Essa è posta a garanzia della serietà e della tecnicità del ricorso, dato che la Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma si limita a valutare la corretta applicazione delle norme di diritto (giudizio di legittimità). Un ricorso personale inammissibile, redatto da un soggetto non qualificato, molto probabilmente mancherebbe di quella struttura tecnica necessaria per consentire alla Corte di svolgere la propria funzione. La legge, escludendo il ricorso personale, mira a prevenire la presentazione di impugnazioni infondate o formulate in modo errato, che ingolferebbero inutilmente il sistema giudiziario.

Le Conclusioni

La sentenza in esame è un monito chiaro: il percorso verso la Corte di Cassazione richiede obbligatoriamente la guida di un professionista qualificato. L’idea di ‘fare da sé’ in un ambito così tecnico e complesso come il giudizio di legittimità non solo è destinata al fallimento, ma comporta anche sanzioni economiche. Questa pronuncia rafforza il ruolo essenziale dell’avvocato cassazionista come filtro di tecnicità e garante della corretta instaurazione del contraddittorio nel più alto grado di giudizio penale. Per i cittadini, la lezione è di affidarsi sempre a un legale competente, specialmente quando la posta in gioco è la libertà personale.

Un imputato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione?
No, la legge (art. 613, comma 1, c.p.p.) esclude espressamente la possibilità per l’imputato di presentare personalmente ricorso per cassazione, richiedendo che l’atto sia sottoscritto da un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

Cosa succede se un ricorso viene presentato personalmente dall’imputato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte senza essere esaminato nel merito. La legge prevede che tale declaratoria avvenga senza formalità, data l’evidenza del vizio procedurale.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 c.p.p., la persona che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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