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Ricorso personale in Cassazione: inammissibilità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 31576/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato. La decisione si fonda sull’art. 613 c.p.p., che impone l’assistenza di un avvocato per i ricorsi in Cassazione. La Corte ha inoltre respinto la questione di legittimità costituzionale sollevata, ribadendo che la necessità di una difesa tecnica è una scelta legittima del legislatore, data l’alta specializzazione richiesta. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Personale in Cassazione: Perché è Inammissibile?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso personale in Cassazione presentato dall’imputato è inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza della difesa tecnica in uno dei gradi più alti e complessi del giudizio, dove non si discutono i fatti, ma la corretta applicazione della legge. Analizziamo insieme i dettagli di questo provvedimento e le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

A seguito di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello, un imputato decideva di contestare la decisione presentando un ricorso direttamente alla Corte di Cassazione. Invece di avvalersi di un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori, l’imputato ha redatto e depositato l’atto personalmente. Nel suo ricorso, ha inoltre sollevato una questione di legittimità costituzionale dell’articolo 613 del codice di procedura penale, la norma che impone l’obbligo di una difesa tecnica, sostenendo che essa violasse il suo diritto di difesa.

La Decisione della Corte sul ricorso personale in Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza perentoria: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La Corte non è nemmeno entrata nel merito delle questioni sollevate dall’imputato, fermandosi al vizio procedurale preliminare. La decisione si basa su una violazione diretta e inequivocabile dell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale, che non lascia spazio a interpretazioni: il ricorso in Cassazione deve essere sottoscritto da un difensore abilitato.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni fornite dalla Corte sono chiare e si articolano su due punti principali.

1. Il Principio della Rappresentanza Tecnica Obbligatoria

Il cuore della decisione risiede nella natura stessa del giudizio di Cassazione. Non è una terza istanza per riesaminare i fatti, ma un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta interpretazione e applicazione delle norme di diritto. Per questa ragione, il legislatore ha previsto che le argomentazioni debbano essere presentate con un’elevata competenza tecnica, che solo un avvocato specializzato può garantire. Richiedere la rappresentanza di un difensore non è visto come una limitazione del diritto di difesa, ma come una garanzia di qualità ed efficacia della difesa stessa.

2. La Manifesta Infondatezza della Questione di Costituzionalità

La Corte ha liquidato come ‘manifestamente infondata’ la questione di legittimità costituzionale. Richiamando una precedente e autorevole sentenza delle Sezioni Unite (n. 8914/2017), i giudici hanno ribadito che la scelta di imporre una difesa tecnica rientra pienamente nella discrezionalità del legislatore. Questa scelta è ragionevole perché l’alto livello di qualificazione richiesto per argomentare davanti alla Cassazione giustifica l’esclusione della difesa personale. Inoltre, il diritto di difesa è pienamente tutelato dal sistema del patrocinio a spese dello Stato, che consente anche a chi non ha mezzi economici di essere assistito da un avvocato qualificato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un caposaldo del nostro sistema processuale: il ‘fai da te’ non è ammesso davanti alla Corte di Cassazione. Il ricorso personale in Cassazione è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa regola non è un mero formalismo, ma una garanzia fondamentale per assicurare che il giudizio di legittimità si svolga su basi giuridiche solide e tecnicamente corrette, proteggendo sia l’integrità del sistema giudiziario sia, in ultima analisi, gli stessi diritti dell’imputato.

Un imputato può presentare personalmente ricorso in Cassazione in ambito penale?
No, l’ordinanza conferma che il ricorso per cassazione in materia penale deve essere proposto esclusivamente da un avvocato iscritto all’apposito albo, come previsto dall’art. 613, comma 1, del codice di procedura penale. Un ricorso presentato personalmente è inammissibile.

La norma che obbliga ad avere un avvocato in Cassazione è anticostituzionale?
No. La Corte di Cassazione ha ritenuto la questione manifestamente infondata. La richiesta di una difesa tecnica specializzata rientra nella discrezionalità del legislatore ed è giustificata dall’elevato tecnicismo del giudizio di legittimità, senza che ciò limiti il diritto di difesa, anche grazie all’istituto del patrocinio a spese dello Stato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro (in questo specifico caso, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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