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Ricorso personale in Cassazione: inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato personalmente da un imputato. La decisione si fonda sulla normativa vigente, che impone, a pena di inammissibilità, che il ricorso personale in Cassazione sia sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso personale in Cassazione: una strada non percorribile

Presentare un’impugnazione davanti alla Suprema Corte di Cassazione è un passo cruciale e tecnicamente complesso del processo penale. Una recente ordinanza ci offre lo spunto per ribadire un principio fondamentale: il ricorso personale in Cassazione, ovvero quello presentato direttamente dall’imputato, non è consentito dalla legge. Questa regola, rafforzata dalla riforma del 2017, mira a garantire la tecnicità e la specificità dell’atto, affidandolo esclusivamente a professionisti qualificati. Analizziamo insieme la decisione per comprendere le ragioni giuridiche e le conseguenze pratiche di questa preclusione.

Il caso: un ricorso presentato direttamente dall’imputato

Il caso in esame trae origine dalla decisione di un imputato di impugnare personalmente una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Torino. Convinto delle proprie ragioni, l’interessato ha redatto e presentato il ricorso direttamente alla Corte di Cassazione, senza avvalersi dell’assistenza di un avvocato iscritto all’apposito albo speciale. Questo atto ha dato il via a una valutazione preliminare da parte della Suprema Corte circa la sua ammissibilità formale, prima ancora di poterne esaminare il contenuto.

La decisione della Corte sul ricorso personale in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è stata netta e basata su un presupposto formale insuperabile. I giudici hanno stabilito che l’atto introduttivo, essendo stato proposto personalmente dall’imputato e non da un difensore cassazionista, violava una regola procedurale inderogabile. Di conseguenza, il ricorso non poteva essere esaminato nel merito, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni giuridiche alla base dell’inammissibilità

La motivazione della Corte si fonda sull’articolo 613 del codice di procedura penale, così come modificato dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017 (nota come ‘Riforma Orlando’). Questa norma stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

La Suprema Corte ha precisato che la natura dell’atto di impugnazione in Cassazione richiede una competenza tecnica specifica che solo un avvocato cassazionista può garantire. La norma ha lo scopo di assicurare che alla Corte vengano sottoposte questioni di legittimità formulate in modo appropriato, evitando ricorsi generici o non pertinenti.

È stato inoltre chiarito un punto cruciale: l’eventuale autenticazione della firma dell’imputato da parte di un legale non sana questo vizio. L’autenticazione, ai sensi dell’art. 39 delle disposizioni di attuazione del codice, serve solo a certificare la provenienza della firma dalla parte privata, ma non equivale alla ‘paternità’ giuridica e tecnica dell’atto, che deve appartenere al difensore. Il ricorso, in sintesi, non deve solo essere ‘firmato per autentica’, ma ‘sottoscritto’ dal difensore, che ne assume la piena responsabilità professionale.

Le conclusioni: conseguenze e implicazioni pratiche

La decisione riafferma un principio cardine della procedura penale di legittimità: l’accesso alla Corte di Cassazione è un diritto che deve essere esercitato attraverso il filtro tecnico di un professionista qualificato. Per l’imputato, le conseguenze di un errore procedurale di questo tipo sono severe: non solo la sua impugnazione non viene esaminata, ma subisce anche una condanna economica.

L’implicazione pratica è chiara: chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione deve obbligatoriamente rivolgersi a un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Tentare la via del ‘fai-da-te’ legale in questa sede si traduce in una sicura declaratoria di inammissibilità, con un aggravio di spese e la perdita definitiva della possibilità di far valere le proprie ragioni davanti al massimo organo della giustizia italiana.

Posso presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No. In base all’art. 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103/2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

L’autenticazione della mia firma da parte di un avvocato rende valido il mio ricorso personale?
No. L’ordinanza chiarisce che l’autenticazione della firma attesta unicamente l’identità di chi ha firmato, ma non sostituisce la necessaria sottoscrizione del ricorso da parte del difensore cassazionista, che si assume la responsabilità tecnica dell’atto.

Quali sono le conseguenze se presento un ricorso inammissibile?
La presentazione di un ricorso inammissibile comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso esaminato, questa somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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