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Ricorso personale Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato avverso una condanna per violenza privata e lesioni. La decisione si fonda sulla riforma procedurale che ha eliminato la facoltà di proporre un ricorso personale in cassazione, richiedendo obbligatoriamente l’assistenza di un difensore. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione di 4.000 euro.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Personale Cassazione: La Fine della Difesa “Fai da Te”

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 22570/2024 ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso personale in Cassazione non è più ammesso. Questa pronuncia offre l’occasione per analizzare le rigide regole formali che disciplinano l’accesso al giudizio di legittimità e le severe conseguenze per chi non le rispetta.

I Fatti del Caso

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per reati di violenza privata, danneggiamento e lesioni, decideva di impugnare la sentenza della Corte d’Appello presentando personalmente un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione. La sentenza di secondo grado aveva già confermato la sua colpevolezza, limitandosi a rideterminare la pena in virtù della continuazione con altri reati oggetto di una precedente condanna.

L’imputato, agendo in prima persona, proponeva quindi l’ultimo grado di giudizio, un passo che si rivelerà proceduralmente fatale.

La Decisione della Corte sul Ricorso Personale in Cassazione

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle doglianze, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione è netta e si basa su un’interpretazione rigorosa della normativa vigente. La Corte ha applicato l’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale, come modificato dalla Legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”).

Questa riforma ha soppresso la possibilità per l’imputato di proporre personalmente ricorso per cassazione, riservando tale facoltà esclusivamente ai difensori iscritti nell’apposito albo speciale. La Corte ha inoltre precisato che, ai fini della validità dell’atto, è del tutto irrilevante che la sottoscrizione dell’imputato sia autenticata da un legale o che il difensore firmi l’atto “per accettazione” del mandato. Tali formalità non trasferiscono la titolarità dell’atto dall’imputato al difensore.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte sono ancorate a un consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno sottolineato che la modifica legislativa del 2017 ha introdotto un requisito di ammissibilità non derogabile. Lo scopo della norma è quello di garantire un filtro tecnico-giuridico, assicurando che i ricorsi presentati alla Suprema Corte posseggano un livello qualitativo adeguato, concentrandosi su questioni di diritto e non su riesami del fatto.

La natura personale dell’atto di impugnazione è ciò che conta. Se l’atto è redatto e sottoscritto dall’imputato, esso proviene da un soggetto non legittimato, a prescindere da qualsiasi successiva vidimazione o accettazione da parte di un avvocato. Quest’ultimo, firmando “per accettazione”, si limita ad accettare l’incarico di depositare l’atto, ma non ne assume la paternità giuridica. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito chiaro: il ricorso per cassazione è un atto tecnico che richiede necessariamente l’intervento di un professionista qualificato. La normativa post-riforma non lascia spazio a interpretazioni: la difesa “fai da te” dinanzi alla Suprema Corte è preclusa. Gli imputati che intendono contestare una sentenza di condanna in Cassazione devono obbligatoriamente affidarsi a un avvocato abilitato, pena l’immediata declaratoria di inammissibilità del ricorso e la condanna a sanzioni pecuniarie anche significative. La decisione rafforza il ruolo del difensore come garante della tecnicità del processo e della corretta amministrazione della giustizia nell’ultimo grado di giudizio.

Un imputato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione?
No. A seguito della riforma introdotta con la Legge n. 103 del 2017, la facoltà per l’imputato di proporre personalmente ricorso per cassazione è stata soppressa. Il ricorso deve essere obbligatoriamente redatto e sottoscritto da un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

Se un avvocato autentica la firma dell’imputato sul ricorso, l’atto diventa valido?
No. La Corte ha chiarito che l’autenticazione della sottoscrizione o la firma del difensore “per accettazione” del mandato non sana il vizio di inammissibilità. L’atto rimane di provenienza personale dell’imputato, soggetto non legittimato dalla legge a presentarlo.

Quali sono le conseguenze di un ricorso personale dichiarato inammissibile?
L’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, tale somma è stata quantificata in 4.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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