Ricorso Personale in Cassazione: Perché la Firma dell’Avvocato è Indispensabile
Nel complesso mondo della procedura penale, i requisiti formali non sono semplici tecnicismi, ma garanzie fondamentali per il corretto svolgimento della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: il ricorso personale in Cassazione, presentato direttamente dall’imputato, non è più ammissibile. Questa regola, introdotta con la riforma del 2017, ha conseguenze molto severe per chi la ignora, come dimostra il caso che analizzeremo.
I Fatti del Caso
Un soggetto, condannato dalla Corte d’Appello di Roma per un reato previsto dall’articolo 73, comma 5, del Testo Unico sugli Stupefacenti (d.P.R. 309/1990), decideva di contestare la sentenza proponendo ricorso direttamente alla Corte di Cassazione. Il ricorso veniva sottoscritto personalmente dall’imputato, senza l’assistenza e la firma di un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.
La Decisione della Suprema Corte sul ricorso personale
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non è entrata nel merito delle doglianze sollevate dall’imputato, ma si è fermata a una valutazione preliminare di carattere puramente procedurale. Oltre a respingere il ricorso, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.
Le motivazioni
La motivazione della Corte è netta e si basa su una modifica legislativa fondamentale. Con la legge n. 103 del 23 giugno 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”), è stato modificato l’articolo 613 del codice di procedura penale. La nuova formulazione della norma ha eliminato la possibilità per l’imputato di presentare personalmente il ricorso personale in Cassazione. Oggi, tale atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.
Poiché il ricorso in esame è stato presentato dopo l’entrata in vigore di tale modifica (avvenuta il 3 agosto 2017), la sua sottoscrizione da parte del solo imputato lo rende insanabilmente inammissibile.
La Corte ha inoltre applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede, in caso di inammissibilità, la condanna al pagamento di una sanzione pecuniaria. Citando una sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), i giudici hanno sottolineato che non si ravvisava un’assenza di colpa nel comportamento del ricorrente, poiché la norma procedurale è chiara e in vigore da anni. L’errore, quindi, non era scusabile.
Le conclusioni
Questa ordinanza offre un monito importante: le regole procedurali, specialmente davanti alla Corte di Cassazione, sono estremamente rigorose. La Riforma Orlando ha introdotto un filtro di professionalità, ritenendo che il giudizio di legittimità richieda una competenza tecnica tale da non poter essere affrontato senza l’assistenza di un avvocato specializzato. Per i cittadini, la lezione è chiara: per impugnare una sentenza penale in Cassazione, è imprescindibile affidarsi a un difensore cassazionista. Tentare la via del ricorso personale non solo è inutile, ma espone al rischio concreto di una condanna a spese e sanzioni economiche significative, che si aggiungono alla pena già inflitta.
È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No. A seguito della riforma legislativa del 2017 (L. n. 103/2017), che ha modificato l’art. 613 del codice di procedura penale, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. Un ricorso presentato personalmente dall’imputato è inammissibile.
Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.
L’errore di presentare un ricorso personale è considerato scusabile?
No. La Corte ha stabilito che non vi è assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. La norma che impone l’assistenza di un avvocato cassazionista è in vigore da tempo e la sua ignoranza non costituisce una valida giustificazione per evitare la condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 5913 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 5913 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 20/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato il 01/08/1989
avverso la sentenza del 22/03/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dataavviso atle patti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
NOME COGNOME ricorre per cassazione avverso la sentenza in epigrafe indicata di condanna per il reato di cui all’art. 73, comma 5, d.P.R.309/1990, deducendo vizio della motivazione in ordine all’affermazione della responsabilità.
Il ricorso, proposto il dopo il 03/08/2017, data in cui è entrato in vigore l’art. 1, comma 23/06/2017, n. 103, che ha modificato l’art. 613, comma 1, cod. proc. pen., eliminando l possibilità, per l’imputato, di presentare ricorso personale, è inammissibile in quanto sottoscr dal ricorrente personalmente e non da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte cassazione.
A norma dell’art. 616 cod. proc. pen., non ravvisandosi assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte Cost. Sent. n. 186 del 13/06/2000), all condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento consegue quella al pagamento della sanzione pecuniaria nella misura, ritenuta equa, di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il 20/12/2024
Il consigliere estensore
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Il Presidente