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Ricorso personale Cassazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso personale in Cassazione presentato da un imputato contro una sentenza di patteggiamento per ricettazione. La decisione si fonda sulla violazione dell’art. 613 c.p.p., che, a seguito della riforma del 2017, impone l’obbligatoria assistenza di un difensore iscritto all’albo speciale per questo tipo di impugnazione. L’appellante è stato condannato al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso personale Cassazione: perché è inammissibile senza avvocato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso personale in Cassazione da parte dell’imputato non è più ammesso. La Suprema Corte ha infatti dichiarato inammissibile l’impugnazione presentata direttamente da un soggetto condannato per ricettazione, poiché priva della sottoscrizione di un difensore abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una sentenza emessa dal GUP del Tribunale di Torino. A seguito di un accordo tra le parti (il cosiddetto ‘patteggiamento’ previsto dall’art. 444 c.p.p.), un imputato veniva condannato per il reato di ricettazione in concorso. Insoddisfatto della decisione, l’imputato decideva di impugnare la sentenza presentando personalmente ricorso presso la Corte di Cassazione. Il ricorso risultava depositato in data successiva al 3 agosto 2017, una data cruciale per la modifica delle regole procedurali.

La Decisione sul ricorso personale cassazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha agito de plano, ovvero senza la necessità di una formale udienza, data l’evidenza del vizio procedurale. La conseguenza di tale declaratoria è stata la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa dei profili di inammissibilità riscontrati.

Le Motivazioni della Declaratoria di Inammissibilità

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla Legge n. 103 del 23 giugno 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’). Questa normativa, entrata in vigore il 3 agosto 2017, ha eliminato la possibilità per l’imputato di presentare personalmente il ricorso per cassazione.

La Corte ha sottolineato che, a partire da quella data, ogni ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale dei cassazionisti. Poiché il ricorso in esame era stato depositato nel novembre 2017, e quindi dopo l’entrata in vigore della riforma, ma era stato proposto personalmente dall’imputato, esso risultava privo di un requisito fondamentale di ammissibilità.

Si è configurato un ‘difetto di legittimazione’, che ha permesso alla Corte di procedere con una declaratoria di inammissibilità in forma semplificata, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma in modo netto e inequivocabile l’attuale assetto normativo in materia di impugnazioni dinanzi alla Suprema Corte. Per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione in ambito penale, è imprescindibile avvalersi dell’assistenza di un legale specializzato e abilitato. La presentazione di un ricorso personale in cassazione non solo è destinata al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche per il ricorrente, come la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La pronuncia serve da monito sulla necessità di rispettare scrupolosamente le forme e i requisiti procedurali, la cui violazione preclude qualsiasi esame nel merito delle proprie ragioni.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No. A seguito della riforma introdotta con la Legge n. 103/2017, il ricorso in Cassazione in materia penale deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale, pena l’inammissibilità.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per un vizio di forma?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, il ricorrente viene condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata fissata in tremila euro.

La regola che impone l’assistenza di un difensore cassazionista si applica anche ai ricorsi contro sentenze di patteggiamento?
Sì, la regola ha portata generale. Il caso esaminato riguardava proprio un ricorso avverso una sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti (patteggiamento), e la Corte ha dichiarato l’inammissibilità senza fare distinzioni, confermando che l’obbligo del difensore qualificato vale per tutti i ricorsi penali in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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