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Ricorso personale Cassazione: perché è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 18489/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso personale in Cassazione presentato da un cittadino. La decisione si fonda sulla modifica normativa del 2017 che ha reso obbligatoria l’assistenza di un avvocato specializzato per questo tipo di impugnazione. La Corte ha ribadito la legittimità costituzionale di tale requisito, condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso personale Cassazione: perché l’assistenza di un avvocato è obbligatoria

Il ricorso personale in Cassazione, ovvero la possibilità per un cittadino di presentare un’impugnazione davanti alla Suprema Corte senza l’assistenza di un legale, è un tema di grande rilevanza procedurale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 18489 del 2024, ha ribadito con chiarezza le attuali regole, dichiarando inammissibile un ricorso presentato direttamente dall’interessato. Analizziamo questa decisione per comprendere perché oggi sia indispensabile il patrocinio di un avvocato specializzato.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Presentato Senza Legale

Il caso trae origine da un’impugnazione proposta personalmente da un cittadino avverso un’ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Matera. Il ricorrente ha agito in autonomia, senza avvalersi del ministero di un difensore, presentando il proprio ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e la Riforma dell’Art. 613 c.p.p.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso immediatamente inammissibile. La ragione di questa decisione risiede in una modifica legislativa cruciale introdotta dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017 (nota come Riforma Orlando). Questa legge ha modificato l’articolo 613 del codice di procedura penale, sopprimendo l’inciso «salvo che la parte non vi provveda personalmente».

Di conseguenza, per tutti i ricorsi presentati dopo l’entrata in vigore della norma (3 agosto 2017), è diventato obbligatorio, a pena di inammissibilità, che l’atto sia sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. Il ricorso personale in Cassazione non è più, quindi, un’opzione percorribile.

La questione di legittimità costituzionale

La Corte ha inoltre affrontato la potenziale questione di incostituzionalità di tale norma. Richiamando un’autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914/2018), i giudici hanno confermato che l’obbligo di difesa tecnica non viola né l’articolo 111 della Costituzione né l’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

Le Motivazioni della Sentenza sul ricorso personale cassazione

Le motivazioni della Corte sono chiare e si basano su due pilastri fondamentali.

1. Discrezionalità del Legislatore: Rientra nel potere discrezionale del legislatore stabilire le modalità di esercizio del diritto di difesa. La scelta di richiedere una rappresentanza tecnica qualificata per il giudizio di legittimità è considerata una scelta ragionevole.
2. Elevato Tecnicismo del Giudizio di Cassazione: Il giudizio davanti alla Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito dove si riesaminano i fatti. È un giudizio di pura legittimità, focalizzato sulla corretta applicazione delle norme di diritto e di procedura. Questo richiede un’elevata qualificazione professionale che solo un avvocato cassazionista può garantire. L’esclusione della difesa personale è quindi giustificata dalla complessità e specificità del contenzioso.

La conseguenza dell’inammissibilità non è stata solo la mancata valutazione del merito del ricorso, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende, a titolo di sanzione per la colpa connessa all’aver proposto un’impugnazione in modo irrituale.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza conferma un principio ormai consolidato nella procedura penale: chiunque intenda presentare un ricorso alla Corte di Cassazione deve necessariamente rivolgersi a un avvocato iscritto all’apposito albo. Il tentativo di agire personalmente, seppur mosso da buone intenzioni, è destinato a fallire e comporta conseguenze economiche negative. La decisione sottolinea l’importanza della difesa tecnica come garanzia non solo per l’imputato, ma anche per il corretto funzionamento della giustizia, assicurando che gli atti sottoposti alla Suprema Corte siano redatti con la perizia e la competenza richieste dall’alto grado di giudizio.

È possibile presentare un ricorso personale in Cassazione senza l’assistenza di un avvocato?
No. A seguito della modifica dell’art. 613, comma 1, cod. proc. pen. da parte della legge n. 103 del 2017, il ricorso in Cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione.

L’obbligo di farsi assistere da un avvocato per il ricorso in Cassazione è costituzionale?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha confermato che tale obbligo è costituzionalmente legittimo. Rientra nella discrezionalità del legislatore richiedere una rappresentanza tecnica qualificata, dato l’elevato tecnicismo del giudizio di legittimità.

Cosa succede se si presenta un ricorso in Cassazione senza avvocato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver presentato un’impugnazione non conforme alla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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