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Ricorso per saltum sequestro: quando è inammissibile

Una terza parte estranea a un procedimento penale ha richiesto la restituzione di somme sequestrate. Dopo il rigetto da parte del Tribunale, ha proposto un ricorso per saltum direttamente in Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile tale rimedio, chiarendo che lo strumento corretto era l’appello. Di conseguenza, ha qualificato l’impugnazione come appello, disponendo la trasmissione degli atti al tribunale competente, applicando il principio di conversione del mezzo di impugnazione errato.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum Sequestro: un Errore Procedurale Corretto dalla Cassazione

Nel complesso panorama della procedura penale, la scelta del corretto mezzo di impugnazione è un passaggio fondamentale per la tutela dei propri diritti. Un errore in questa fase può compromettere l’esito di una richiesta, anche se fondata nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un caso emblematico, riguardante l’erronea proposizione di un ricorso per saltum sequestro avverso un provvedimento di diniego di restituzione di beni. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla richiesta di una terza persona, estranea al procedimento penale principale, di ottenere la restituzione di alcune somme di denaro che erano state sottoposte a sequestro. Il Tribunale di Rovigo, con un’ordinanza, dichiarava inammissibile tale istanza. Ritenendosi lesa dal provvedimento, la parte interessata decideva di impugnare la decisione, ma commetteva un errore procedurale: invece di proporre un appello, presentava un ricorso diretto alla Corte di Cassazione, il cosiddetto “ricorso per saltum”.

Le Censure Mosse con il Ricorso per Saltum Sequestro

La difesa della ricorrente affidava le proprie ragioni a quattro distinti motivi di censura, tra cui:
1. Violazione di legge: Si contestava al Tribunale di non aver specificato a quale tipologia di sequestro, tra quelle previste dall’art. 321 c.p.p., fosse riconducibile la misura cautelare.
2. Vizio di motivazione: Veniva lamentata la mancata valutazione della posizione specifica della terza istante, estranea al reato.
3. Nullità del provvedimento: Si deduceva la nullità per aver il giudice basato la sua decisione su un parere del pubblico ministero reso prima ancora che l’istanza di restituzione fosse depositata.
4. Ulteriore violazione di legge: Veniva prospettata un’altra violazione dell’art. 321 c.p.p.

Nonostante le argomentazioni, il nodo centrale su cui la Cassazione si è soffermata non è stato il merito delle censure, ma l’ammissibilità dello strumento processuale utilizzato.

La Decisione della Corte di Cassazione: la Conversione del Ricorso

La Suprema Corte ha stabilito che il ricorso per saltum sequestro non era il rimedio corretto in questo specifico caso. I giudici hanno chiarito che, contro un’ordinanza che rigetta una richiesta di revoca di un sequestro preventivo, la legge prevede uno specifico mezzo di impugnazione: l’appello dinanzi al Tribunale del riesame, ai sensi dell’art. 322-bis del codice di procedura penale.

Il ricorso diretto per cassazione è, invece, previsto dall’art. 325 c.p.p. solo contro le decisioni emesse dal Tribunale del riesame all’esito del giudizio di riesame o di appello. Il ricorso per saltum è concepito come un’alternativa al riesame del decreto di sequestro originario, non come un’alternativa all’appello contro un successivo provvedimento di rigetto.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la struttura del sistema delle impugnazioni in materia di misure cautelari reali. Questo sistema prevede una progressione di rimedi: prima il riesame o l’appello davanti al Tribunale distrettuale e solo successivamente, contro la decisione di quest’ultimo, il ricorso in Cassazione.

L’errore della parte ricorrente è stato quello di “saltare” il grado di giudizio intermedio previsto per legge. Tuttavia, anziché dichiarare semplicemente inammissibile il ricorso, la Corte ha applicato il principio di conservazione degli atti giuridici, sancito dall’art. 568 c.p.p. Questo principio consente di convertire l’impugnazione erroneamente proposta nel mezzo di gravame corretto, se ne sussistono i requisiti. Di conseguenza, la Corte ha qualificato l’atto come appello e ha disposto la trasmissione degli atti al Tribunale di Venezia, competente per il giudizio.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la precisione nella scelta degli strumenti processuali è essenziale. Tuttavia, dimostra anche la tendenza del sistema a favorire la sostanza sulla forma, permettendo, ove possibile, di correggere gli errori procedurali per garantire che una questione possa essere esaminata nel merito dal giudice competente. La decisione offre una chiara lezione sulla distinzione tra i vari mezzi di impugnazione avverso i provvedimenti di sequestro, sottolineando che il ricorso per saltum sequestro ha un ambito di applicazione ben definito e non può essere utilizzato come scorciatoia per aggirare l’appello previsto dalla legge.

È possibile appellare direttamente in Cassazione un’ordinanza che nega la restituzione di beni sequestrati?
No. L’ordinanza chiarisce che il rimedio corretto contro il rigetto di una richiesta di revoca o restituzione di beni sotto sequestro preventivo è l’appello al Tribunale del riesame, come previsto dall’art. 322-bis del codice di procedura penale. Il ricorso per saltum non è ammesso in questa fase.

Cosa succede se si presenta un tipo di ricorso sbagliato?
In base al principio di conservazione degli atti giuridici, se un’impugnazione è proposta con un mezzo errato, il giudice può qualificarla come il mezzo corretto, a condizione che ne abbia i requisiti. In questo caso, la Corte di Cassazione ha convertito il ricorso per saltum in un appello e ha trasmesso gli atti al giudice competente.

Quando è ammissibile il ricorso per saltum in materia di sequestri?
Il provvedimento spiega che il ricorso per saltum è previsto come alternativa al riesame del decreto di sequestro iniziale emesso dal giudice. Non è, invece, utilizzabile per impugnare le ordinanze successive che decidono su istanze di revoca o restituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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