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Ricorso per saltum: quando si converte in appello

La Procura ha impugnato un’assoluzione per particolare tenuità del fatto con un ricorso per saltum, lamentando sia la violazione di legge sia vizi di motivazione. La Corte di Cassazione, rilevando che i motivi di ricorso implicavano una rivalutazione del percorso logico del primo giudice, ha convertito il ricorso in appello, trasmettendo gli atti alla Corte d’Appello competente. La decisione si fonda sul principio che il ricorso per saltum non è ammissibile se contesta la motivazione della sentenza.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: quando la Cassazione lo converte in appello

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale che consente di accelerare i tempi della giustizia, portando una sentenza di primo grado direttamente all’esame della Corte di Cassazione, senza passare per la Corte d’Appello. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente limitato a specifici motivi di ricorso. Una recente sentenza della Suprema Corte (Sent. N. 33711/2025) offre un chiaro esempio di quando questo strumento non può essere utilizzato, chiarendo i confini tra violazione di legge e vizi di motivazione.

I fatti del processo

Il caso nasce da una sentenza del Tribunale di Torino, che aveva assolto un imputato dal reato di evasione (art. 385 c.p.). La decisione si basava sull’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità dell’offesa, prevista dall’articolo 131-bis del codice penale.

Contro questa decisione, il Sostituto Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Torino ha proposto direttamente ricorso per cassazione, ovvero un ricorso per saltum. I motivi dell’impugnazione erano due:
1. La violazione dell’art. 131-bis c.p., ritenuto non applicabile al caso concreto.
2. Vizi della motivazione della sentenza, in relazione alla valutazione dei presupposti per il riconoscimento della causa di non punibilità.

La decisione della Cassazione sul ricorso per saltum

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e ha deciso non di giudicarne il merito, ma di convertirlo in un atto di appello. Di conseguenza, ha ordinato la trasmissione di tutti gli atti alla Corte d’Appello di Torino, che dovrà celebrare il giudizio di secondo grado.

Questa decisione, puramente processuale, è fondamentale per comprendere i limiti del ricorso per saltum e la distinzione tra il giudizio di legittimità (proprio della Cassazione) e il giudizio di merito (proprio dell’Appello).

Le motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sull’interpretazione dell’articolo 569 del codice di procedura penale. Questa norma consente di proporre ricorso diretto per cassazione, ma stabilisce un’eccezione fondamentale al comma 3: il ricorso per saltum non è ammesso quando l’impugnazione si fonda sui motivi previsti dall’articolo 606, comma 1, lettere d) ed e), del codice di procedura penale. Quest’ultima lettera (e) riguarda proprio i ‘vizi della motivazione’.

Nel caso specifico, il Procuratore non si era limitato a denunciare una pura e semplice violazione di legge, ma aveva anche (e soprattutto) criticato il percorso logico-argomentativo seguito dal Tribunale per ritenere il fatto di particolare tenuità. Come sottolineato dalla Cassazione, anche il primo motivo, pur formalmente presentato come violazione di legge, implicava una rivisitazione del ragionamento del primo giudice. Contestare la sussistenza dei presupposti per l’applicazione di una norma significa, infatti, mettere in discussione la motivazione che ha portato il giudice a quella conclusione.

Poiché il ricorso conteneva censure relative a vizi di motivazione, non poteva essere trattato come un ricorso per saltum. Di conseguenza, la Corte ha applicato la regola della ‘conversione’, trasformando l’impugnazione nel mezzo corretto, ovvero l’appello, e inviando il caso al giudice competente per quel tipo di giudizio.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti, ma assicurare la corretta applicazione della legge. Quando un’impugnazione, anche se mascherata da denuncia di violazione di legge, richiede in realtà un nuovo esame del ragionamento del giudice di primo grado, lo strumento corretto non è il ricorso per saltum, ma l’appello. La conversione del ricorso garantisce che il caso venga esaminato dal giudice competente, la Corte d’Appello, che può effettuare quella completa rivalutazione dei fatti e delle motivazioni preclusa alla Suprema Corte.

Quando un ricorso per cassazione viene convertito in appello?
Un ricorso proposto direttamente in Cassazione (ricorso per saltum) viene convertito in appello quando contiene, tra i suoi motivi, la censura di vizi della motivazione della sentenza impugnata, come previsto dall’art. 569, comma 3, cod. proc. pen.

È possibile contestare la valutazione del giudice di primo grado con un ricorso per saltum?
No. La sentenza chiarisce che se l’impugnazione mira a una ‘rivisitazione del percorso argomentativo’ del giudice, si tratta di una critica alla motivazione. Tale critica non può essere veicolata tramite un ricorso per saltum, ma richiede un regolare atto di appello.

Cosa accade dopo che la Cassazione converte il ricorso in appello?
La Corte di Cassazione dispone la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello competente. Quest’ultima procederà a celebrare il giudizio di secondo grado, trattando il ricorso originario come un normale atto di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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