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Ricorso per saltum: quando si converte in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che un ricorso per saltum proposto dal Pubblico Ministero contro una sentenza di assoluzione deve essere convertito in appello. La decisione si basa sul fatto che il ricorso lamentava vizi di motivazione, una questione di merito che spetta alla Corte d’Appello e non alla Cassazione, la quale giudica solo in punto di diritto. Di conseguenza, il caso è stato trasmesso alla Corte d’Appello competente per un nuovo esame.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum: Guida Pratica alla Conversione in Appello

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale tanto affascinante quanto delicato, che permette di ‘saltare’ un grado di giudizio per approdare direttamente in Cassazione. Tuttavia, i suoi confini sono rigorosamente definiti dalla legge. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un prezioso chiarimento: se il ricorso, pur qualificato ‘per saltum’, lamenta vizi nella motivazione della sentenza, esso deve essere convertito in un appello ordinario. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Dall’Assoluzione all’Impugnazione

Il caso trae origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale in composizione monocratica, con la formula ‘perché il fatto non sussiste’, nei confronti di un imputato accusato di lesioni colpose (art. 590 c.p.).
Contro tale decisione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ha proposto un ricorso per saltum direttamente alla Corte di Cassazione. Tra i vari motivi, il principale lamentava la ‘mancanza, contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione’, un vizio riconducibile all’art. 606, comma 1, lettera e) del codice di procedura penale.

La Decisione della Cassazione: il Principio della Conversione del Ricorso per Saltum

La Corte di Cassazione, investita della questione, non è entrata nel merito del ricorso, ma si è soffermata su un aspetto procedurale cruciale. Ritenendo che il motivo di impugnazione sollevato dal Procuratore non rientrasse tra quelli ammessi per il ricorso ‘per saltum’, ha operato una ‘conversione’ del rito.

In altre parole, ha riqualificato l’impugnazione come un normale appello e ha disposto la trasmissione di tutti gli atti alla Corte d’Appello di Firenze, quale giudice competente per la trattazione nel merito.

I Limiti del Ricorso per Saltum e i Vizi di Motivazione

Il ricorso per saltum è un’impugnazione eccezionale. Il suo scopo è consentire un rapido accesso alla Cassazione per questioni di pura legittimità, ovvero quando si contesta una violazione diretta della legge. La valutazione della coerenza logica e della completezza della motivazione, invece, implica un esame che spesso sconfina nel merito della vicenda, attività preclusa alla Suprema Corte ma propria del giudice d’appello.

La Corte ribadisce un orientamento ormai consolidato: ogni volta che un ricorso, a prescindere dal nome datogli dalla parte, contiene censure sulla logicità della motivazione, deve essere trattato come un appello. Questo principio tutela il doppio grado di giurisdizione di merito, garantendo che una rivalutazione approfondita del percorso logico-argomentativo del primo giudice avvenga nella sede più appropriata, cioè la Corte d’Appello.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sull’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale, che disciplina appunto la conversione dell’impugnazione. La Corte spiega che, di fronte a un’impugnazione eccezionale come il ricorso per saltum, è necessario prima interpretare la reale volontà della parte. In caso di dubbio, o quando i motivi addotti sono tipici di un mezzo di impugnazione ordinario (come l’appello), si deve privilegiare quest’ultimo.

Nel caso specifico, la censura relativa alla ‘contraddittorietà e manifesta illogicità della motivazione’ è tipicamente una questione che richiede una valutazione del merito e del percorso argomentativo del giudice di primo grado. Tale compito non spetta alla Corte di Cassazione, che è giudice della legittimità (cioè della corretta applicazione della legge), ma alla Corte d’Appello, che è giudice del merito. Pertanto, la conversione del ricorso in appello non è solo un’opzione, ma un obbligo procedurale per assicurare il corretto funzionamento della giustizia.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli operatori del diritto. La scelta del mezzo di impugnazione non è mai banale. Optare per un ricorso per saltum allegando vizi di motivazione è una strategia destinata a fallire, portando unicamente a una riqualificazione dell’atto e a un allungamento dei tempi processuali. La decisione conferma la netta distinzione tra il giudizio di legittimità, riservato alla Cassazione, e quello di merito, di competenza dei tribunali e delle corti d’appello. Chi intende contestare la logica di una sentenza deve necessariamente percorrere la via ordinaria dell’appello, l’unica sede idonea a un riesame completo dei fatti e delle argomentazioni del primo giudice.

Quando un ricorso per cassazione ‘per saltum’ viene convertito in appello?
Un ricorso ‘per saltum’ viene convertito in appello quando, tra i motivi, viene sollevata una censura relativa alla mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione (art. 606, co. 1, lett. e, c.p.p.), poiché tale valutazione spetta alla Corte d’Appello e non alla Corte di Cassazione.

Il Pubblico Ministero può proporre un ricorso ‘per saltum’ contestando la logicità della motivazione di una sentenza?
Sì, il Pubblico Ministero può proporlo, ma se il motivo riguarda l’illogicità della motivazione, la Corte di Cassazione, secondo un orientamento consolidato, lo qualificherà come appello e lo trasmetterà alla competente Corte d’Appello per il giudizio di merito.

Qual è il principio seguito dalla Corte di Cassazione in questi casi?
La Corte segue il principio secondo cui, in caso di dubbio sulla volontà della parte impugnante o quando l’impugnazione eccezionale (per saltum) contiene motivi propri del rito ordinario (appello), si deve privilegiare quest’ultimo, convertendo il ricorso per garantire il corretto svolgimento dei gradi di giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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