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Ricorso per saltum: quando si converte in appello

La Corte di Cassazione ha convertito un ricorso per saltum, proposto da un Pubblico Ministero contro una sentenza di assoluzione, in un appello. Il ricorso, pur denunciando formalmente una violazione di legge, criticava in sostanza i vizi di motivazione della sentenza di primo grado. La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso per saltum non può essere utilizzato per contestare la valutazione delle prove, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte di Appello competente.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum: la Cassazione Chiarisce i Limiti e Dispone la Conversione in Appello

L’impugnazione di una sentenza penale richiede una scelta attenta dello strumento processuale corretto. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione illustra perfettamente le conseguenze di un’errata qualificazione del mezzo di gravame, in particolare riguardo al ricorso per saltum. In questo caso, un ricorso presentato direttamente alla Suprema Corte è stato convertito in un appello, poiché le censure sollevate non rientravano tra quelle ammesse per questo rito speciale. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i confini tra violazione di legge e vizi di motivazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Vasto nei confronti di un imputato accusato dei reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis c.p.). Il Pubblico Ministero, non condividendo la decisione del giudice di primo grado, decideva di impugnarla, proponendo direttamente ricorso per cassazione.

Nello specifico, il PM lamentava che:
1. Per il reato di resistenza, la motivazione del Tribunale fosse solo apparente e violasse i principi interpretativi sulla condotta oppositiva.
2. Per il reato di oltraggio, il dubbio del giudice sulla percezione delle offese da parte di terzi fosse infondato, poiché le prove dimostravano la presenza di altri agenti e internati al momento del fatto.

L’Analisi del Ricorso per Saltum da Parte della Cassazione

La Corte di Cassazione, nell’esaminare il ricorso, ha immediatamente rilevato una questione di natura procedurale. Il ricorso per saltum è uno strumento che permette di appellare una sentenza di primo grado direttamente in Cassazione, bypassando la Corte d’Appello, ma è ammesso solo per motivi attinenti alla violazione di legge, e non per contestare l’apparato motivazionale della sentenza.

I giudici di legittimità hanno osservato che, sebbene il Pubblico Ministero avesse formalmente qualificato le sue doglianze come violazioni di legge, nella sostanza stava criticando la valutazione delle prove e la coerenza logica della motivazione del Tribunale. Lamentare una ‘motivazione apparente’ o un ‘dubbio disancorato dalle prove’ equivale a sollevare un vizio di motivazione, come previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale.

La Conversione del Ricorso in Appello

Sulla base di questo principio, la Suprema Corte ha stabilito che l’impugnazione non poteva essere trattata come un ricorso per saltum. Quando un ricorso per cassazione contiene censure che in realtà riguardano la motivazione, esso deve essere convertito in un atto di appello. Questa conversione è prevista dall’art. 569, comma 3, del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il ricorso per saltum è un rimedio eccezionale, destinato a risolvere questioni di puro diritto. Non può trasformarsi in un’occasione per ottenere una nuova valutazione del merito della causa o delle prove raccolte, attività che è di esclusiva competenza del giudice d’appello.

Il ricorrente, lamentando la mancanza di analisi della condotta e un’errata valutazione della percezione delle offese, stava di fatto chiedendo alla Cassazione di riesaminare il materiale probatorio, un compito che esula dalle sue funzioni. Pertanto, la Corte ha agito correttamente nel riqualificare l’atto, garantendo che il giudizio di merito si svolga nella sede appropriata, ovvero la Corte d’Appello.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato che il ricorso doveva essere convertito in appello e ha disposto la trasmissione di tutti gli atti alla Corte di Appello di L’Aquila. Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la distinzione tra violazione di legge e vizio di motivazione è cruciale nella scelta del mezzo di impugnazione. Un errore in questa scelta può portare non all’inammissibilità, ma alla conversione dell’atto, con conseguente trasferimento della competenza al giudice d’appello. Una lezione importante per tutti gli operatori del diritto che devono ponderare attentamente la natura delle proprie censure prima di adire la Suprema Corte.

È possibile proporre un ricorso per saltum in Cassazione per criticare i vizi di motivazione di una sentenza?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso proposto ‘per saltum’ non può contenere censure relative a vizi di motivazione (art. 606, comma 1, lett. e, c.p.p.), ma solo motivi legati alla violazione di legge.

Cosa succede se un ricorso per saltum viene proposto erroneamente basandosi su vizi di motivazione?
Se un ricorso, pur nominalmente denunciando una violazione di legge, in realtà lamenta la mancanza o la contraddittorietà della motivazione, esso viene convertito in appello ai sensi dell’art. 569, comma 3, c.p.p.

Qual è la conseguenza pratica della conversione del ricorso in appello in questo caso?
La conseguenza è che l’atto viene qualificato giuridicamente come appello e trasmesso alla Corte di Appello territorialmente competente, la quale dovrà giudicare il caso entrando nel merito della valutazione delle prove e della motivazione della sentenza di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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