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Ricorso per saltum: quando si converte in appello

Un imputato, condannato in primo grado per vari reati, ha presentato un ricorso per saltum direttamente alla Corte di Cassazione. Tuttavia, tra i motivi del ricorso erano inclusi anche vizi di motivazione della sentenza. La Corte di Cassazione, in base all’art. 569 c.p.p., ha stabilito che tale tipo di censura non è ammessa nel ricorso per saltum e ha disposto la conversione dell’impugnazione in un appello ordinario, trasmettendo gli atti alla competente Corte d’Appello.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum: i Limiti e la Conversione in Appello

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale che consente di accelerare i tempi della giustizia, portando una sentenza di primo grado direttamente all’esame della Corte di Cassazione. Tuttavia, il suo utilizzo è soggetto a limiti rigorosi, come chiarito da una recente ordinanza che ha convertito un simile ricorso in un appello ordinario. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso in esame ha origine da una sentenza di primo grado emessa dal Tribunale, con la quale un imputato veniva ritenuto penalmente responsabile per una serie di reati, tra cui concorso in appropriazione indebita, simulazione di reato, truffa aggravata, riciclaggio e false dichiarazioni. Avverso questa decisione, la difesa dell’imputato sceglieva di non percorrere la via ordinaria dell’appello, proponendo direttamente un ricorso per saltum alla Corte di Cassazione.

Il Ricorso per Saltum e i Motivi di Impugnazione

Il difensore ha basato il ricorso su diverse presunte violazioni di legge, ma ha incluso anche censure relative a vizi di motivazione della sentenza impugnata, ai sensi dell’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale. In particolare, si lamentava che il giudice di primo grado avesse omesso di motivare su alcune tesi difensive e che la motivazione presentasse contraddizioni.

È proprio questo il punto cruciale che ha determinato l’esito del giudizio di legittimità. La legge, infatti, pone paletti ben precisi all’ammissibilità del ricorso per saltum.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso per saltum

La Corte di Cassazione ha dichiarato che il ricorso così come proposto non poteva essere esaminato nel merito. L’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce chiaramente che la possibilità di proporre un ricorso per saltum non si applica nei casi in cui si denuncino vizi di motivazione (lettera e) o altri vizi specifici (lettera d) dell’articolo 606.

Di fronte a un ricorso contenente anche questo tipo di censure, la legge non prevede una dichiarazione di inammissibilità, bensì un meccanismo di “salvataggio” dell’impugnazione: la sua conversione in appello. Conseguentemente, la Corte ha qualificato l’impugnazione come appello e ha ordinato la trasmissione di tutti gli atti alla Corte d’Appello di Firenze, territorialmente competente per il giudizio di secondo grado.

Le Motivazioni

La decisione della Corte si fonda sul principio generale dell’osservanza dei gradi di giurisdizione. Il sistema processuale prevede una sequenza ordinata di giudizi (primo grado, appello, cassazione) che garantisce un esame completo e progressivo della vicenda. Il ricorso per saltum è un’eccezione a questa regola, consentita solo per questioni di pura legittimità, ovvero per contestare l’erronea applicazione della legge penale.

I vizi di motivazione, invece, attengono al percorso logico seguito dal giudice e richiedono una valutazione che è tipica del giudizio di merito, di competenza della Corte d’Appello. Permettere un ricorso per saltum per tali motivi significherebbe snaturare la funzione della Corte di Cassazione, trasformandola in un giudice di terzo grado sul merito dei fatti. La giurisprudenza costante, citata anche nell’ordinanza, conferma che un ricorso contenente censure sulla motivazione deve essere necessariamente convertito in appello, preservando così la corretta ripartizione delle competenze giurisdizionali.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: la scelta dello strumento di impugnazione deve essere ponderata attentamente. Optare per un ricorso per saltum è una strategia processuale che può abbreviare i tempi, ma solo se i motivi di contestazione riguardano esclusivamente violazioni di legge. L’inclusione di doglianze relative alla motivazione della sentenza, per quanto fondate possano apparire, comporta inevitabilmente la conversione del ricorso in appello. La decisione protegge la struttura del processo penale, assicurando che ogni grado di giudizio svolga il proprio ruolo specifico, con le Corti d’Appello dedicate al riesame del merito e la Cassazione alla verifica della corretta applicazione del diritto.

Quando un ricorso per saltum viene convertito in appello?
Un ricorso per saltum viene convertito in appello quando, tra i motivi proposti, sono incluse censure relative a vizi di motivazione della sentenza di primo grado, come previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale.

È possibile presentare un ricorso per saltum per vizi di motivazione?
No. L’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale esclude esplicitamente che il ricorso per saltum possa essere proposto per contestare vizi di motivazione. Questo strumento è riservato principalmente alle violazioni di legge.

Cosa succede se si propone un ricorso per saltum con motivi non ammessi?
Se un ricorso per saltum contiene motivi non ammessi, come i vizi di motivazione, non viene dichiarato inammissibile. Invece, viene “convertito” nell’impugnazione corretta, ovvero un appello, e gli atti vengono trasmessi alla Corte d’Appello competente per il giudizio di secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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