LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per saltum: quando si converte in appello

Un imputato, condannato in primo grado, presenta un ricorso per saltum alla Cassazione contestando sia violazioni di legge sia vizi di motivazione della sentenza. La Corte Suprema dichiara l’inammissibilità del ricorso per saltum, poiché la legge non lo consente se si lamentano difetti nella motivazione. Di conseguenza, converte il ricorso in un appello ordinario e trasmette gli atti alla Corte d’Appello competente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: quando la Cassazione lo converte in appello

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale peculiare, che consente di impugnare una sentenza di primo grado direttamente davanti alla Corte di Cassazione, bypassando la Corte d’Appello. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente vincolato a specifici motivi. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce cosa accade quando tale strumento viene utilizzato impropriamente, in particolare quando si contestano vizi della motivazione.

Il caso in esame: un’impugnazione diretta alla Cassazione

Nel caso di specie, un imputato veniva condannato in primo grado dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Bologna, a seguito di un giudizio abbreviato. Avverso tale sentenza, l’imputato decideva di proporre un ricorso per saltum direttamente in Cassazione, chiedendone l’annullamento.

I motivi del ricorso

L’imputato basava la sua impugnazione su diversi motivi. Il primo riguardava una presunta violazione di legge (ex art. 606, co. 1, lett. b), c.p.p.), relativa all’erronea qualifica giuridica di alcuni documenti. Gli altri motivi, invece, lamentavano la mancanza, la contraddittorietà e la manifesta illogicità della motivazione della sentenza (vizi riconducibili all’art. 606, co. 1, lett. e), c.p.p.), sebbene erroneamente indicati come violazione dell’art. 606, co. 1, lett. a), c.p.p.

La decisione della Corte: i limiti del ricorso per saltum

La Corte di Cassazione, analizzando il ricorso, ha rilevato un vizio procedurale fondamentale che ne precludeva l’esame nel merito come ricorso per saltum. La legge, infatti, pone dei paletti ben precisi all’utilizzo di questa impugnazione straordinaria.

La violazione dell’art. 569 c.p.p.

L’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce che la parte che ha diritto di appellare la sentenza di primo grado non può proporre ricorso diretto in Cassazione se, tra i motivi, deduce vizi di motivazione (quelli previsti dall’art. 606, co. 1, lett. d) ed e), c.p.p.). L’imputato, lamentando proprio la ‘mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione’, aveva superato i limiti consentiti per il ricorso ‘per saltum’.

La conversione del ricorso in appello

Di fronte a questa situazione, la Corte non ha dichiarato semplicemente l’inammissibilità totale del ricorso, ma ha applicato il principio di conservazione degli atti giuridici. In base allo stesso art. 569, co. 3, c.p.p., quando un ricorso immediato viene proposto fuori dai casi consentiti, la Cassazione lo converte nell’impugnazione corretta, ovvero l’appello. Conseguentemente, ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Bologna, quale giudice competente per il secondo grado di giudizio.

Le motivazioni della conversione

La motivazione della Corte si fonda sul rispetto del principio generale dell’osservanza dei gradi di giurisdizione. Il sistema processuale prevede una progressione ordinaria dal primo grado all’appello e, solo infine, alla Cassazione come giudice di legittimità. Il ricorso per saltum è un’eccezione, permessa solo per questioni di pura interpretazione della legge, non per riesaminare il merito o la logicità della decisione del primo giudice. Poiché il ricorrente ha sollevato questioni che attengono proprio al ragionamento del GIP, la sede naturale per la loro valutazione è la Corte d’Appello, che ha pieni poteri di riesame nel merito. La conversione del ricorso, pertanto, non è una sanzione, ma un meccanismo che ripristina il corretto iter processuale, garantendo al contempo all’imputato il suo diritto a un secondo grado di giudizio.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni penali: la scelta del mezzo di impugnazione non è libera, ma vincolata alla natura dei motivi che si intendono far valere. Un errore nella scelta, come proporre un ricorso per saltum per contestare la motivazione della sentenza, porta alla conversione dell’atto nel mezzo di impugnazione corretto, l’appello, con conseguente trasmissione degli atti al giudice competente. Ciò sottolinea l’importanza di una corretta strategia processuale per evitare ritardi e garantire l’effettività del diritto di difesa.

Quando è possibile presentare un ricorso per saltum?
È possibile presentare un ricorso per saltum per impugnare una sentenza di primo grado direttamente in Cassazione, ma solo per specifici motivi di violazione di legge e non quando si contestano vizi della motivazione, come la sua mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità.

Cosa succede se si presenta un ricorso per saltum per motivi non consentiti?
Se un ricorso per saltum viene proposto includendo motivi non permessi dalla legge, come i vizi di motivazione, la Corte di Cassazione non lo dichiara semplicemente inammissibile ma lo converte in un appello ordinario e trasmette gli atti alla Corte d’Appello competente per il giudizio.

Perché la Corte di Cassazione ha convertito il ricorso invece di rigettarlo?
La conversione è prevista direttamente dalla legge (art. 569, co. 3, c.p.p.) e risponde al principio di conservazione degli atti giuridici. Invece di negare il diritto all’impugnazione a causa di un errore procedurale, il sistema corregge l’errore e incanala il ricorso nella sua sede naturale, garantendo così il rispetto dei gradi di giurisdizione e il diritto della parte a un secondo esame della vicenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati