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Ricorso per saltum: quando si converte in appello

La Procura Generale impugnava una sentenza di non doversi procedere per un reato di falso commesso all’estero. La Corte di Cassazione, rilevando che l’impugnazione (un ricorso per saltum) lamentava anche vizi di motivazione, ha convertito il ricorso in appello. La decisione si fonda sulla distinzione tra sentenza predibattimentale e dibattimentale, stabilendo che se il proscioglimento avviene dopo la costituzione delle parti, la sentenza è appellabile e il ricorso per saltum che deduce vizi di motivazione deve essere convertito.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: Quando l’Appello è la Strada Corretta

Il ricorso per saltum rappresenta uno strumento processuale che permette di accelerare i tempi della giustizia, portando una questione direttamente davanti alla Corte di Cassazione. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente vincolato a specifici motivi di impugnazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte chiarisce cosa accade quando, con questo strumento, si sollevano questioni non ammesse, come i vizi di motivazione, disponendone la conversione in appello.

I Fatti del Caso: un’Impugnazione dal Merito Procedurale

Il caso trae origine da una decisione del Tribunale di Bergamo, che aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un imputato per i reati di falso in certificazioni amministrative. Il motivo era la presunta commissione del reato all’estero, che faceva mancare una condizione di procedibilità.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Brescia proponeva ricorso per Cassazione, lamentando non solo un’errata applicazione della legge, ma anche evidenti vizi di motivazione. Secondo la Procura, il Tribunale aveva illogicamente concluso che il falso (di una patente italiana) fosse avvenuto in Spagna, basandosi solo sulle dichiarazioni dell’imputato e ignorando prove contrarie, come la residenza dello stesso in Italia e il suo arresto mentre tentava di espatriare con il documento falso.

La Decisione della Corte di Cassazione: la Conversione del Ricorso per saltum

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito delle contestazioni della Procura. L’attenzione dei giudici si è concentrata su un aspetto puramente procedurale: la corretta qualificazione dell’impugnazione. La sentenza di proscioglimento, sebbene formalmente emessa ai sensi dell’art. 469 c.p.p., era stata pronunciata nel corso di un giudizio direttissimo, dopo la regolare costituzione delle parti. Questo, secondo la Corte, la qualificava come una sentenza dibattimentale a tutti gli effetti, e come tale appellabile.

Poiché il Procuratore Generale aveva proposto un ricorso per saltum deducendo anche vizi di motivazione – un motivo non consentito per questa via – la Corte ha applicato l’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale, che impone la conversione dell’impugnazione in appello. Di conseguenza, gli atti sono stati trasmessi alla Corte d’Appello di Brescia per la celebrazione del giudizio di secondo grado.

le motivazioni

Il cuore del ragionamento della Cassazione risiede nella distinzione tra sentenza predibattimentale e sentenza dibattimentale. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. Lafleur, n. 3512/2022), la Corte ribadisce che una sentenza di proscioglimento può essere considerata predibattimentale (ex art. 469 c.p.p.) solo se pronunciata prima del compimento delle formalità previste per la costituzione delle parti (art. 484 c.p.p.).

Nel caso specifico, la sentenza era stata emessa in pubblica udienza dopo che le parti si erano regolarmente costituite. Pertanto, essa doveva essere qualificata come sentenza dibattimentale (ex artt. 129 e 529 c.p.p.). In quanto tale, essa era soggetta al regime ordinario delle impugnazioni, che prevede l’appello come rimedio per il pubblico ministero (art. 593, comma 2, c.p.p.).

L’errore del ricorrente è stato scegliere il ricorso per saltum per contestare anche la logicità della motivazione del primo giudice. Questo tipo di ricorso è riservato esclusivamente alle violazioni di legge e non permette di censurare l’apparato argomentativo della sentenza. La presenza di tale motivo ha reso inevitabile la conversione del ricorso in appello.

le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica: la scelta del mezzo di impugnazione deve essere attentamente ponderata in base ai motivi che si intendono far valere. Proporre un ricorso per saltum per denunciare vizi di motivazione è un errore procedurale che, pur non comportando l’inammissibilità dell’impugnazione, ne causa la conversione in appello, con la conseguente trasmissione degli atti al giudice di secondo grado. La decisione sottolinea la necessità di una rigorosa aderenza alle norme procedurali per garantire un corretto e celere svolgimento del processo penale.

Quando un’impugnazione diretta alla Cassazione (ricorso per saltum) viene trasformata in un appello?
Quando il ricorrente, come in questo caso il Pubblico Ministero, deduce anche vizi di motivazione (art. 606 lett. e c.p.p.), che non sono motivi ammessi per questo tipo di impugnazione. L’art. 569 comma 3 c.p.p. prevede in questo caso la conversione del ricorso in appello.

Qual è la differenza tra una sentenza predibattimentale e una dibattimentale secondo la Corte?
La sentenza predibattimentale è quella pronunciata prima del compimento delle formalità di apertura del dibattimento (come la costituzione delle parti, ex art. 484 c.p.p.). Al contrario, una sentenza emessa in pubblica udienza dopo la regolare costituzione delle parti è considerata dibattimentale e segue regole di impugnazione diverse.

Perché la sentenza di proscioglimento del Tribunale era appellabile?
Perché, secondo la Cassazione, non era una sentenza predibattimentale, ma una sentenza dibattimentale emessa al termine di un’udienza pubblica. In quanto tale, era appellabile dal pubblico ministero secondo le regole generali previste dall’art. 593 comma 2 c.p.p., e non unicamente ricorribile per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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