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Ricorso per saltum: quando non è ammissibile?

La Corte di Cassazione interviene su un caso di presunta appropriazione indebita di un’auto in leasing. Un Pubblico Ministero aveva proposto un ricorso per saltum contro il rigetto di una richiesta di sequestro preventivo. La Corte ha riqualificato l’impugnazione come appello, chiarendo che il ricorso per saltum è ammissibile solo contro il decreto che dispone il sequestro, non contro quello che lo nega. Di conseguenza, ha trasmesso gli atti al Tribunale competente.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum: La Cassazione Chiarisce i Limiti di Ammissibilità

Nel complesso panorama della procedura penale, la scelta del corretto mezzo di impugnazione è cruciale. Un errore può compromettere l’esito di un procedimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento sui limiti di applicabilità del ricorso per saltum in materia di misure cautelari reali, come il sequestro preventivo. L’ordinanza in esame dimostra come, anche di fronte a un’impugnazione formalmente errata, il sistema processuale preveda meccanismi di salvaguardia per garantire che la questione venga comunque esaminata dal giudice competente.

Il Caso: Sequestro Negato per un’Auto in Leasing

La vicenda trae origine dalla richiesta di un Pubblico Ministero di disporre il sequestro preventivo di un’autovettura. Il veicolo era in possesso di una persona in virtù di un contratto di leasing. A seguito del mancato pagamento di diverse rate, la società locatrice aveva inviato una raccomandata per comunicare la risoluzione del contratto, ma la destinataria non l’aveva ritirata.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva rigettato la richiesta di sequestro. Secondo il GIP, mancava la prova dell'”interversione del possesso”, ovvero quel cambiamento di atteggiamento psicologico per cui chi detiene un bene altrui inizia a comportarsi come se fosse il proprietario. Senza la prova della ricezione della comunicazione di risoluzione del contratto, non si poteva affermare con sufficiente certezza che il possesso dell’auto fosse diventato illecito, configurando il reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.).

L’Impugnazione del Pubblico Ministero e il ricorso per saltum

Ritenendo errata la decisione del GIP, il Pubblico Ministero ha proposto direttamente ricorso alla Corte di Cassazione, utilizzando lo strumento del ricorso per saltum. La Procura sosteneva che il GIP avesse richiesto uno standard probatorio troppo elevato per la fase cautelare. A suo avviso, elementi come il mancato pagamento dei canoni, il mancato ritiro della raccomandata e l’assenza di comunicazioni da parte dell’utilizzatrice erano più che sufficienti a integrare il fumus del reato, presupposto necessario e sufficiente per il sequestro.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito della questione. La sua analisi si è concentrata esclusivamente sull’ammissibilità procedurale del ricorso. I giudici hanno stabilito che il Pubblico Ministero aveva scelto lo strumento di impugnazione sbagliato.

La Corte ha chiarito che l’art. 325 del codice di procedura penale consente il ricorso per saltum unicamente avverso i provvedimenti che dispongono una misura cautelare reale (come il decreto di sequestro). Al contrario, per impugnare un provvedimento che rigetta la richiesta di sequestro, la legge prevede un rimedio specifico: l’appello dinanzi al Tribunale del riesame, come disciplinato dall’art. 322 bis del codice di procedura penale.

In sostanza, il “salto” di un grado di giudizio è un’eccezione prevista solo per contestare un sequestro già avvenuto, non per lamentare un sequestro negato. Questa distinzione, secondo la Corte, non rappresenta una regola generale, ma una scelta precisa del legislatore per bilanciare le esigenze di celerità e di garanzia.

Le conclusioni: La Conversione dell’Impugnazione

In conclusione, la Corte di Cassazione ha applicato il principio generale di conservazione degli atti giuridici (previsto dall’art. 568 c.p.p.), secondo cui un’impugnazione erroneamente proposta non deve essere dichiarata inammissibile se possiede i requisiti di un altro mezzo di impugnazione. Pertanto, il ricorso per saltum è stato qualificato come appello e gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Trani, quale giudice competente per decidere nel merito della richiesta di sequestro. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la precisione nella scelta degli strumenti processuali è essenziale per la corretta amministrazione della giustizia.

È possibile presentare un ricorso per saltum alla Corte di Cassazione contro un provvedimento del GIP che rigetta una richiesta di sequestro preventivo?
No. Secondo la Corte, il ricorso per saltum previsto dall’art. 325 cod. proc. pen. è esperibile solo contro il decreto che dispone il sequestro, non contro il provvedimento che ne rigetta la richiesta.

Qual è il rimedio corretto per impugnare il rigetto di una richiesta di sequestro preventivo?
Il rimedio corretto è l’appello al Tribunale del riesame, ai sensi dell’art. 322 bis del codice di procedura penale.

Cosa succede se si propone un ricorso per saltum quando invece si doveva fare appello?
L’impugnazione non viene dichiarata inammissibile, ma viene qualificata come appello e gli atti vengono trasmessi al giudice competente (in questo caso, il Tribunale del riesame), in applicazione del principio generale di cui all’art. 568 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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