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Ricorso per saltum: quando l’appello viene convertito

Un imputato, condannato dal Giudice di Pace per minacce, presenta un ricorso per saltum alla Cassazione lamentando vizi di motivazione. La Corte, rilevando che tali motivi non sono ammessi per questa specifica impugnazione, converte il ricorso in appello e trasmette gli atti al Tribunale competente per il giudizio di merito.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: i limiti e la conversione in appello secondo la Cassazione

Nel complesso panorama della procedura penale, la scelta del mezzo di impugnazione corretto è fondamentale. Un errore può portare a una dichiarazione di inammissibilità, con la conseguenza di rendere definitiva una condanna. Tuttavia, il sistema prevede dei correttivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso per saltum e spiega quando e come questo possa essere convertito in un appello, evitando conseguenze irreparabili per l’imputato. Analizziamo la vicenda e la decisione dei giudici di legittimità.

Il caso in esame: condanna del Giudice di Pace e ricorso diretto in Cassazione

Il punto di partenza è una sentenza del Giudice di Pace di Agrigento, che ha condannato un imputato per il reato di minaccia (art. 612 c.p.) alla pena di 400 euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputato ha scelto di non percorrere la via ordinaria dell’appello, ma di proporre un ricorso per saltum direttamente alla Corte di Cassazione. I motivi alla base dell’impugnazione erano essenzialmente due:

1. Vizio di motivazione e violazione di legge sulla valutazione della prova: secondo la difesa, il giudice aveva basato la condanna esclusivamente sulle dichiarazioni della persona offesa e dei suoi congiunti, senza adeguati riscontri esterni e ignorando il potenziale interesse economico della vittima.
2. Vizio di motivazione sul diniego della particolare tenuità del fatto: si contestava la decisione del giudice di non applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 34 D.Lgs. 274/2000), ritenendo la motivazione contraddittoria e illogica.

La decisione della Corte: il ricorso per saltum non ammette vizi di motivazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile nella forma del ricorso per saltum, ma, anziché chiudere definitivamente la questione, ha operato una conversione del ricorso in appello, trasmettendo gli atti al Tribunale di Agrigento.

Questa decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale, sancito dall’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale. Tale norma stabilisce che il ricorso immediato per cassazione non è consentito quando l’imputato lamenta il vizio di motivazione della sentenza (previsto dall’art. 606, comma 1, lettera e), c.p.p.).

La conversione come rimedio procedurale

Nel caso specifico, entrambi i motivi presentati dalla difesa, pur richiamando formalmente anche la violazione di legge, vertevano in realtà sulla logicità e coerenza del ragionamento del Giudice di Pace. Di conseguenza, rientravano pienamente nel divieto previsto per il ricorso per saltum.

Poiché l’imputato aveva comunque diritto a proporre appello, la Corte ha applicato il meccanismo della conversione. In pratica, l’impugnazione, pur essendo stata presentata in una forma non corretta per i motivi addotti, viene ‘salvata’ e riqualificata come l’atto di impugnazione che sarebbe stato corretto, cioè l’appello.

Le motivazioni

La Corte Suprema ha ritenuto che il Collegio dovesse operare una pronuncia in rito, disponendo la trasmissione degli atti al Tribunale di Agrigento per il giudizio di merito. La ragione risiede nel fatto che entrambi i motivi di ricorso sollevati dall’imputato concernevano vizi di motivazione. L’articolo 569, comma 3, del codice di procedura penale, preclude espressamente la possibilità di proporre un ricorso immediato per cassazione per denunciare il vizio di cui all’art. 606, comma 1, lett. e), c.p.p. (mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione).

Quando un ricorso per saltum contiene, anche solo in via subordinata, una censura relativa alla motivazione, deve essere convertito in appello. Sebbene la sentenza del Giudice di Pace, non contenendo statuizioni civili, non fosse tecnicamente appellabile ai sensi dell’art. 37 del D.Lgs. 274/2000, la giurisprudenza consolidata ammette l’appello contro le sole statuizioni penali. Poiché l’imputato aveva il diritto di proporre appello ma ha erroneamente scelto un ricorso per saltum con motivi non consentiti, il Collegio ha disposto la conversione del ricorso in appello e la trasmissione degli atti al giudice competente per il secondo grado.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento offre un importante insegnamento pratico: il ricorso per saltum è uno strumento potente ma dai confini applicativi molto rigidi. Non può essere utilizzato per contestare l’apparato motivazionale di una sentenza, ma solo per denunciare violazioni di legge ‘pure’. Qualora si intenda contestare il modo in cui il giudice ha ragionato e valutato le prove, la strada maestra è quella dell’appello. La conversione del ricorso, sebbene rappresenti un rimedio per evitare l’inammissibilità, sottolinea l’importanza di una corretta qualificazione dei motivi di impugnazione sin dal principio, per garantire un percorso processuale lineare ed efficace.

Quando non è ammesso il ricorso per saltum in Cassazione?
Il ricorso per saltum non è ammesso quando l’imputato lamenta vizi di motivazione della sentenza, ovvero i difetti di logicità o coerenza nel ragionamento del giudice, come previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale.

Cosa accade se si propone un ricorso per saltum basato su vizi di motivazione?
Se il ricorso per saltum viene proposto da una parte che avrebbe avuto diritto a presentare appello e si basa su motivi non consentiti, come i vizi di motivazione, la Corte di Cassazione lo converte in appello e trasmette gli atti al giudice competente per il secondo grado di giudizio.

Una sentenza del Giudice di Pace che condanna solo a una multa è appellabile?
Sì. Secondo la giurisprudenza citata nell’ordinanza, anche se la legge sembra escluderlo in assenza di statuizioni civili, è ammissibile l’appello che contesta la sola responsabilità penale, sulla base di un’interpretazione estensiva delle norme processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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