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Ricorso per saltum: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso per saltum in materia di misure cautelari. Un’impugnazione presentata contro il rigetto di un’istanza di revoca o sostituzione di una misura è stata ritenuta inammissibile come ricorso per saltum. La Corte ha spiegato che tale rimedio è previsto solo per i provvedimenti ‘genetici’, ovvero quelli che dispongono inizialmente la misura. Di conseguenza, l’atto è stato convertito in un appello cautelare e trasmesso al giudice competente, in applicazione del principio di conservazione degli atti processuali.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Saltum: Guida Pratica agli Errori da Evitare

Nel complesso mondo della procedura penale, la scelta del corretto mezzo di impugnazione è un passo cruciale che può determinare l’esito di una vicenda giudiziaria. L’utilizzo di uno strumento errato, come un ricorso per saltum quando non è consentito, può portare a ritardi o, nel peggiore dei casi, all’inammissibilità dell’istanza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un’importante lezione su questo tema, chiarendo i confini applicativi di questo specifico rimedio in materia di misure cautelari.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Errato contro il Divieto di Dimora

La vicenda trae origine dalla richiesta di un imputato, sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora, di ottenere la revoca o la sostituzione di tale misura. La Corte di Appello di Bari respingeva la sua istanza. Contro questa decisione, il difensore dell’imputato proponeva un ricorso diretto alla Corte di Cassazione, noto come ricorso per saltum, lamentando una violazione di legge.

Il problema, tuttavia, risiedeva proprio nella scelta del mezzo di impugnazione. L’atto è giunto al vaglio della Suprema Corte, che si è trovata a dover decidere non sul merito della richiesta, ma sulla correttezza procedurale della via scelta per contestare il provvedimento.

La Conversione dell’Impugnazione: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che l’impugnazione proposta doveva essere convertita in un appello cautelare. Anziché dichiarare semplicemente inammissibile il ricorso, i giudici hanno applicato il principio di conservazione degli atti giuridici (sancito dall’art. 568, comma 5, c.p.p.).

In pratica, riconoscendo l’esistenza di una chiara volontà di impugnare la decisione (voluntas impugnationis), la Corte ha riqualificato l’atto nel mezzo di gravame corretto, ovvero l’appello previsto dall’art. 310 c.p.p., e ha disposto la trasmissione degli atti al giudice competente per quel tipo di giudizio, ossia il Tribunale di Bari.

Le Motivazioni: Il Principio di Tassatività e i Limiti del Ricorso per Saltum

Il cuore della decisione risiede nelle motivazioni giuridiche che la sorreggono. La Corte ha ribadito un principio cardine del nostro ordinamento: quello della tassatività delle impugnazioni. Ciò significa che si possono utilizzare solo i rimedi espressamente previsti dalla legge per contestare un provvedimento.

L’articolo 311, comma 2, del codice di procedura penale, consente il ricorso per saltum in Cassazione avverso le ordinanze in materia di misure cautelari solo in un caso specifico: contro i cosiddetti provvedimenti ‘genetici’. Si tratta delle ordinanze che per la prima volta dispongono una misura coercitiva. In questa ipotesi, l’imputato ha una scelta: o il riesame davanti al Tribunale della Libertà (art. 309 c.p.p.) o, in alternativa, il ricorso diretto in Cassazione per sola violazione di legge.

La Corte ha chiarito che questa facoltà non si estende ai provvedimenti successivi, come quelli emessi ai sensi dell’art. 299 c.p.p., che riguardano la revoca, la modifica o la sostituzione di una misura già in atto. Per questi ultimi, l’unico rimedio previsto dal legislatore è l’appello cautelare dinanzi al Tribunale del riesame. Qualsiasi altra via è preclusa. La giurisprudenza citata nell’ordinanza è costante e consolidata su questo punto, rendendo la decisione una conferma di un orientamento pacifico.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La decisione della Cassazione, sebbene di natura prettamente procedurale, offre un’indicazione pratica fondamentale per gli operatori del diritto. Sottolinea l’importanza di una rigorosa analisi del provvedimento che si intende impugnare per individuare il corretto strumento processuale. Un errore in questa fase, sebbene in questo caso ‘sanato’ dalla conversione dell’atto, può comunque comportare un allungamento dei tempi processuali, con potenziali conseguenze negative per l’assistito.

In conclusione, la distinzione tra provvedimenti ‘genetici’ e provvedimenti ‘modificativi’ delle misure cautelari è dirimente: solo per i primi è ammessa la scorciatoia del ricorso per saltum. Per tutti gli altri, la strada maestra è quella dell’appello. Una lezione di procedura che ribadisce come, nel diritto, la forma sia spesso sostanza.

È possibile presentare un ricorso per saltum in Cassazione contro il rigetto di un’istanza di revoca di una misura cautelare?
No, l’ordinanza chiarisce che il ricorso per saltum non è il rimedio corretto per impugnare un provvedimento che decide su un’istanza di revoca o sostituzione di una misura cautelare (ex art. 299 c.p.p.). L’unico strumento previsto in questo caso è l’appello cautelare (ex art. 310 c.p.p.).

In quali casi è ammesso il ricorso per saltum in materia di misure cautelari?
Il ricorso per saltum è consentito soltanto avverso i provvedimenti cosiddetti ‘genetici’, ovvero le ordinanze che dispongono per la prima volta una misura coercitiva. In tale situazione, costituisce un’alternativa al ricorso per riesame.

Cosa succede se si propone un mezzo di impugnazione errato?
In base all’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale, se l’atto manifesta una chiara volontà di impugnare (voluntas impugnationis) e viene verificata l’oggettiva impugnabilità del provvedimento, il giudice non dichiara l’inammissibilità ma qualifica l’atto come il mezzo di impugnazione corretto e lo trasmette al giudice competente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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