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Ricorso per saltum: la Cassazione sui limiti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per saltum proposto da un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’indagato contestava la sua identificazione basata su chat criptate, lamentando una violazione di legge e del diritto di difesa. La Corte ha chiarito che il ricorso per saltum è consentito solo per violazioni di legge e non per vizi di motivazione. Nel caso di specie, la motivazione del giudice, sebbene sintetica, non era mancante o meramente apparente, basandosi su un insieme di elementi probatori. Pertanto, l’impugnazione è stata giudicata inammissibile.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: la Cassazione ne definisce i confini in materia cautelare

Il ricorso per saltum, strumento processuale che permette di impugnare un provvedimento direttamente davanti alla Corte di Cassazione, rappresenta una via eccezionale e con requisiti stringenti. Una recente sentenza della Suprema Corte ha ribadito i limiti di questo strumento, in particolare quando viene utilizzato contro ordinanze applicative di misure cautelari personali. Il caso analizzato riguarda un indagato sottoposto a custodia in carcere sulla base di elementi raccolti da chat su piattaforme criptate, il quale ha tentato la via del ricorso diretto in Cassazione lamentando una violazione di legge nell’identificazione della sua persona.

I Fatti di Causa

Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria emetteva un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto, ritenuto coinvolto in gravi reati. L’identificazione dell’indagato si basava in larga parte sull’analisi di conversazioni telematiche acquisite tramite un ordine europeo di indagine, decrittate con la collaborazione delle autorità francesi. La difesa, ritenendo l’identificazione erronea e fondata su un’insufficiente valutazione del giudice, proponeva un ricorso per saltum ai sensi dell’art. 311, comma 2, c.p.p., denunciando una violazione di legge.

L’Ordinanza Cautelare e i Motivi del Ricorso

La difesa articolava le proprie censure su più fronti:
1. Violazione di legge nell’identificazione: Si sosteneva che il Giudice si fosse limitato a un rinvio acritico alle informative di polizia, senza un’autonoma valutazione degli elementi che collegavano l’indagato agli pseudonimi (‘mohicano’ o ‘maicol’) utilizzati nelle chat.
2. Violazione del diritto di difesa: Veniva lamentato che le schede identificative, cruciali per comprendere le ragioni dell’attribuzione delle chat, non erano state rese disponibili né al momento dell’interrogatorio di garanzia né nei termini per proporre riesame.
3. Inutilizzabilità delle prove: Con motivi nuovi, la difesa eccepiva l’inutilizzabilità delle chat, qualificandole come intercettazioni massive a ‘bersaglio indeterminato’, una modalità non consentita dall’ordinamento italiano e lesiva dei diritti fondamentali.

L’analisi della Cassazione sul ricorso per saltum

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, offrendo chiarimenti fondamentali sulla distinzione tra violazione di legge e vizio di motivazione, presupposto essenziale per accedere al ricorso per saltum.

La Distinzione tra Violazione di Legge e Vizio di Motivazione

Il punto centrale della decisione è che il ricorso immediato in Cassazione è permesso unicamente per denunciare una ‘violazione di legge’. In tale categoria rientra la mancanza totale della motivazione o una motivazione ‘apparente’, cioè talmente illogica, incompleta o contraddittoria da non rendere comprensibile il ragionamento del giudice. Non vi rientra, invece, la semplice insufficienza o illogicità della motivazione, che costituisce un vizio deducibile con i mezzi di impugnazione ordinari, come il riesame.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la motivazione del giudice non era né assente né apparente. Il provvedimento cautelare, infatti, dava conto di una pluralità di elementi incrociati per identificare l’indagato: il contenuto delle comunicazioni, il posizionamento delle utenze, intercettazioni tradizionali, servizi di osservazione e persino il riconoscimento vocale basato su precedenti dialoghi avvenuti in carcere. Pertanto, la doglianza della difesa, pur criticando la solidità del ragionamento, non poteva configurarsi come una pura violazione di legge.

La Questione della Mancata Allegazione degli Atti

Anche la censura relativa alla mancata disponibilità delle informative di polizia è stata giudicata inammissibile. La Corte ha ricordato che, secondo un principio consolidato, l’omesso deposito degli atti prima dell’interrogatorio di garanzia costituisce una nullità a regime intermedio, che deve essere eccepita davanti allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento. La difesa non ha fornito prova di aver sollevato tempestivamente tale eccezione nella sede competente.

L’Inammissibilità dei Motivi Nuovi

Infine, la Corte ha sottolineato un importante principio processuale: l’inammissibilità del ricorso originario travolge anche i motivi nuovi presentati successivamente. Poiché il ricorso principale era viziato alla radice (essendo stato proposto per motivi non consentiti), anche le ulteriori e rilevanti questioni sull’utilizzabilità delle prove derivanti dalle piattaforme criptate non potevano essere esaminate.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte di Cassazione si fonda su una rigorosa interpretazione dei presupposti del ricorso per saltum. La Corte ha inteso preservare la natura eccezionale di questo strumento, evitando che diventi un’alternativa per contestare il merito della valutazione del giudice, compito che spetta al Tribunale del Riesame. La motivazione, pur se suscettibile di critica, esisteva ed esponeva un percorso logico basato su una pluralità di indizi. L’inammissibilità è stata quindi una conseguenza diretta della scelta processuale della difesa, che ha optato per un mezzo di impugnazione non adeguato a far valere le proprie ragioni, le quali attenevano più a un vizio di motivazione che a una vera e propria violazione di legge.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, conferma che la scelta dello strumento di impugnazione è decisiva: il ricorso per saltum contro una misura cautelare è una strada percorribile solo in casi di palese e totale assenza di motivazione o di errori giuridici macroscopici. In secondo luogo, evidenzia come le questioni procedurali, come la tempestiva eccezione di nullità per omesso deposito di atti, debbano essere gestite con attenzione nelle sedi appropriate, pena la perdita della possibilità di farle valere in seguito. La decisione, infine, lascia irrisolta nel caso di specie la complessa questione della legittimità delle acquisizioni massive da piattaforme criptate, poiché assorbita dalla declaratoria di inammissibilità del ricorso principale.

Quando un ricorso per saltum contro una misura cautelare è inammissibile?
È inammissibile quando le censure non riguardano una violazione di legge in senso stretto (come la mancanza totale o meramente apparente della motivazione), ma criticano l’insufficienza, l’incompletezza o l’illogicità del ragionamento del giudice, vizi che devono essere fatti valere tramite il Tribunale del Riesame.

Cosa si intende per motivazione ‘non apparente’ nell’identificazione di un sospettato?
Si intende una motivazione che, anche se sintetica, si basa su un insieme coerente di elementi probatori incrociati. Nel caso esaminato, l’identificazione era fondata non solo sulle chat, ma anche su intercettazioni tradizionali, servizi di osservazione, analisi del traffico telefonico, localizzazione e riconoscimento vocale.

È possibile sanare un ricorso inammissibile presentando ‘motivi nuovi’?
No. Secondo la Corte, l’inammissibilità del ricorso originario è un vizio radicale che si trasmette anche ai motivi nuovi successivamente proposti. Pertanto, se l’impugnazione principale è inammissibile, anche i nuovi argomenti, per quanto fondati, non possono essere esaminati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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