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Ricorso per saltum: i limiti di ammissibilità

La Corte di Cassazione, con ordinanza del 29 agosto 2024, ha chiarito che il ricorso per saltum non è ammissibile contro provvedimenti che decidono sulla revoca o modifica di misure cautelari. In questo caso, l’unico rimedio previsto è l’appello cautelare. Pertanto, la Corte ha convertito il ricorso errato in appello, disponendo la trasmissione degli atti al giudice competente per il corretto prosieguo del giudizio.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per saltum: quando non è la strada giusta

Il ricorso per saltum rappresenta una scorciatoia processuale che consente di portare una questione direttamente davanti alla Corte di Cassazione, bypassando la Corte d’Appello. Tuttavia, il suo utilizzo è strettamente limitato a casi specifici. Una recente ordinanza della Cassazione ribadisce con chiarezza i confini di questo strumento, specialmente in materia di misure cautelari, evidenziando come la scelta del mezzo di impugnazione corretto sia cruciale.

Il Caso: un ricorso errato in materia cautelare

Un imputato, sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per un grave reato associativo, presentava un’istanza per la perdita di efficacia della misura. La Corte di Appello di Messina respingeva tale istanza. Contro questa decisione, il difensore dell’imputato proponeva un ricorso per saltum direttamente in Cassazione. L’imputato riteneva di poter utilizzare questa via immediata per contestare il provvedimento che manteneva la sua detenzione.

La questione giuridica e i limiti del ricorso per saltum

La questione centrale affrontata dalla Corte Suprema era se il ricorso per saltum, previsto dall’art. 311, comma 2, del codice di procedura penale, fosse ammissibile contro un’ordinanza che rigetta una richiesta di revoca o modifica di una misura cautelare già in essere. La risposta della Corte è stata un netto no. La legge, infatti, circoscrive l’uso di questo strumento ai soli provvedimenti cosiddetti ‘genetici’, ovvero quelli che dispongono per la prima volta una misura coercitiva. In quel caso, l’imputato ha una scelta: o il riesame (art. 309 c.p.p.) o, in alternativa, il ricorso diretto in Cassazione per sola violazione di legge.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando il principio di tassatività delle impugnazioni, secondo cui si possono utilizzare solo i mezzi di ricorso espressamente previsti dalla legge. Per tutte le ordinanze successive a quella iniziale, come quelle che decidono su istanze di revoca (art. 299 c.p.p.) o di estinzione (art. 306 c.p.p.), il legislatore ha previsto un rimedio specifico: l’appello cautelare ai sensi dell’art. 310 c.p.p. La giurisprudenza costante, citata nell’ordinanza, conferma che il ricorso immediato in Cassazione è un’eccezione non estensibile ad altri casi. Pertanto, l’impugnazione proposta dall’imputato era errata.

Le conclusioni

Tuttavia, invece di dichiarare inammissibile il ricorso, la Corte ha applicato un importante principio di conservazione degli atti giuridici, sancito dall’articolo 568, comma 5, del codice di procedura penale. Questo principio stabilisce che un’impugnazione proposta con un mezzo non corretto deve essere convertita in quello corretto, a condizione che vi sia l’oggettiva impugnabilità del provvedimento e la volontà della parte di sottoporlo a un controllo giurisdizionale. Di conseguenza, la Corte ha qualificato il ricorso come appello e ha trasmesso gli atti al Tribunale di Messina, l’organo competente a giudicare, garantendo così che la richiesta dell’imputato venisse comunque esaminata nel merito dalla sede giudiziaria appropriata.

È possibile presentare un ricorso per saltum contro un’ordinanza che nega la revoca della custodia in carcere?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che contro le ordinanze che rigettano istanze di revoca o modifica di una misura cautelare (provvedimenti successivi a quello iniziale) non è ammesso il ricorso per saltum. L’unico rimedio previsto dalla legge è l’appello cautelare ai sensi dell’art. 310 del codice di procedura penale.

Cosa sono i ‘provvedimenti genetici’ in materia cautelare?
Sono le ordinanze iniziali con cui il giudice dispone per la prima volta una misura coercitiva (ad esempio, l’arresto o la custodia in carcere). Solo contro questi provvedimenti è consentito, in alternativa al riesame, il ricorso per saltum per violazione di legge.

Cosa accade se si presenta un tipo di impugnazione errato?
In base al principio di conservazione degli atti giuridici (art. 568, comma 5, c.p.p.), se un’impugnazione è proposta con un mezzo diverso da quello previsto, il giudice non la dichiara inammissibile ma la converte nel mezzo corretto e la trasmette all’organo competente, a patto che il provvedimento fosse comunque impugnabile e ci fosse la volontà di impugnare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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