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Ricorso per cassazione tardivo: inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso un’ordinanza della Corte d’Appello di Roma in materia di ingiusta detenzione. Il motivo è la tardività della sua presentazione. L’ordinanza impugnata è stata notificata il 19/11/2024, ma il ricorso è stato depositato solo l’11/12/2024, superando il termine perentorio di quindici giorni previsto dal codice di procedura penale. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, confermando la rigorosa applicazione dei termini processuali.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione tardivo: quando il tempo è tutto

Nel mondo del diritto, il rispetto dei termini non è una mera formalità, ma un pilastro fondamentale che garantisce la certezza e l’efficienza della giustizia. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come la mancata osservanza delle scadenze processuali possa avere conseguenze definitive. In questo articolo, analizzeremo il caso di un ricorso per cassazione tardivo presentato nell’ambito di una richiesta di indennizzo per ingiusta detenzione, e vedremo perché la Corte lo ha dichiarato inammissibile.

I fatti del caso

Un cittadino, dopo aver subito un periodo di custodia cautelare e ritenendo di aver diritto a un indennizzo per ingiusta detenzione, si era rivolto alla Corte d’Appello di Roma. La sua richiesta, tuttavia, non era stata accolta. A seguito di questa decisione, il suo difensore ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

Il punto cruciale della vicenda, però, non riguarda il merito della richiesta di indennizzo, ma una questione procedurale: i tempi di presentazione del ricorso. Il provvedimento della Corte d’Appello era stato notificato sia al ricorrente che al suo difensore in data 19 novembre 2024. Il ricorso per cassazione, invece, è stato depositato telematicamente solo l’11 dicembre 2024.

L’importanza dei termini nel ricorso per cassazione tardivo

La legge stabilisce termini precisi e perentori per impugnare i provvedimenti giudiziari. In questo caso specifico, l’articolo 585 del codice di procedura penale prevede un termine di quindici giorni per proporre ricorso per cassazione contro le ordinanze che decidono sulla riparazione per l’ingiusta detenzione. Questo termine decorre dalla notifica del provvedimento.

Facendo un semplice calcolo, è evidente che il deposito del ricorso è avvenuto ben oltre la scadenza prevista. I quindici giorni dalla notifica del 19 novembre 2024 scadevano infatti molto prima dell’11 dicembre 2024. Questa violazione ha reso il ricorso per cassazione tardivo e, di conseguenza, irricevibile.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza numero 9370 del 2025, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso senza neppure entrare nel merito delle questioni sollevate dal ricorrente. La motivazione è netta e si basa sull’applicazione dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, che consente una declaratoria di inammissibilità ‘senza formalità’ quando la causa è palese, come nel caso di un ricorso presentato fuori termine.

I giudici hanno ribadito che il termine di quindici giorni è perentorio e si applica anche ai procedimenti relativi all’ingiusta detenzione, nonostante questi riguardino un’obbligazione pecuniaria. La tardività non è un vizio sanabile e determina automaticamente l’impossibilità per la Corte di esaminare il ricorso. Non essendo stata ravvisata alcuna assenza di colpa nel superamento del termine, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria di quattromila euro alla cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale del rispetto dei termini processuali. Anche una causa con motivazioni potenzialmente fondate può essere persa a causa di un errore procedurale come la tardiva presentazione di un atto. Per cittadini e avvocati, questo caso serve da monito: la diligenza e la precisione nel monitorare le scadenze sono essenziali per tutelare i propri diritti nel sistema giudiziario. Un ricorso per cassazione tardivo non lascia spazio a interpretazioni e porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con le relative conseguenze economiche.

Qual è il termine per presentare ricorso per cassazione avverso un’ordinanza in materia di ingiusta detenzione?
Il termine per presentare ricorso per cassazione è di quindici giorni, come stabilito dall’art. 585, comma 1, lett. a), del codice di procedura penale. Questo termine decorre dalla data di notifica dell’ordinanza conclusiva del procedimento.

Cosa succede se il ricorso per cassazione viene depositato oltre il termine previsto?
Se il ricorso viene depositato oltre il termine perentorio di quindici giorni, viene dichiarato palesemente inammissibile dalla Corte di Cassazione, senza che vengano esaminate le motivazioni nel merito. L’inammissibilità comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le norme del codice di procedura penale si applicano anche ai procedimenti di riparazione per ingiusta detenzione?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che, sebbene il procedimento riguardi l’esistenza di un’obbligazione pecuniaria, ad esso si applicano le norme del codice di rito penale, inclusi i termini perentori per le impugnazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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