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Ricorso per cassazione sottoscritto dall’imputato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione avverso una condanna per tentata rapina. La decisione si fonda sul fatto che l’atto era stato sottoscritto personalmente dall’imputato e non da un difensore abilitato, violando le modifiche procedurali introdotte dalla legge n. 103 del 2017. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: l’errore fatale della sottoscrizione personale

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un’occasione cruciale per far valere le proprie ragioni in punto di diritto. Tuttavia, l’accesso a questo strumento è regolato da norme procedurali molto rigide, la cui violazione può portare a conseguenze irreparabili, come la declaratoria di inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda una di queste regole fondamentali: la necessità che il ricorso sia sottoscritto da un difensore abilitato, e non personalmente dalla parte.

I fatti del caso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per il reato di tentata rapina. Non accettando la decisione della Corte d’Appello, l’imputato decideva di presentare personalmente un ricorso per cassazione, contestando la valutazione delle circostanze del fatto che, a suo dire, avrebbero dovuto condurre a un’assoluzione.

L’atto, tuttavia, presentava un vizio formale che si sarebbe rivelato decisivo: era stato redatto e firmato direttamente dall’imputato, senza l’assistenza e la sottoscrizione di un avvocato iscritto all’apposito albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori.

L’inammissibilità del ricorso per cassazione personale

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle doglianze sollevate, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si basa su un principio di diritto ormai consolidato a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017 (nota come “riforma Orlando”).

Questa legge ha modificato gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, escludendo esplicitamente la facoltà per l’imputato di proporre personalmente il ricorso per cassazione. La nuova normativa impone, a pena di inammissibilità, che l’atto sia sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte sono nette e si allineano a un orientamento già sancito dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 8914 del 2018. I giudici hanno sottolineato come il principio di diritto sia chiaro e inequivocabile: “Il ricorso per cassazione avverso qualsiasi tipo di provvedimento non può essere personalmente proposto dalla parte, ma deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’albo speciale della Corte di cassazione”.

Poiché il ricorso in esame era stato presentato dopo l’entrata in vigore della riforma (avvenuta il 3 agosto 2017), la nuova regola era pienamente applicabile. La sottoscrizione personale dell’imputato ha quindi costituito un vizio insanabile, che ha precluso alla Corte qualsiasi valutazione sul merito della vicenda. A ciò si aggiunge la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, sanzione prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale quando l’inammissibilità è determinata da colpa del proponente.

Le conclusioni

Questa pronuncia ribadisce l’importanza cruciale del rispetto delle forme processuali, specialmente nel giudizio di legittimità. La riforma del 2017 ha voluto rafforzare la natura tecnica del ricorso per cassazione, affidandolo esclusivamente a professionisti qualificati, capaci di articolare censure pertinenti alla violazione di legge e non al riesame del fatto. Per i cittadini, la lezione è chiara: affrontare un processo penale, e in particolare la fase di impugnazione dinanzi alla Suprema Corte, richiede obbligatoriamente l’assistenza di un avvocato specializzato. Il “fai da te” legale, in questo ambito, non solo è inefficace, ma conduce a una declaratoria di inammissibilità e a ulteriori sanzioni economiche.

Un imputato può firmare e presentare da solo un ricorso per cassazione?
No. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale per il patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori, pena l’inammissibilità.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato personalmente dall’imputato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte. Ciò significa che non verrà esaminato nel merito e la sentenza impugnata diventerà definitiva.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile?
Ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, il cui importo è fissato equitativamente dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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