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Ricorso per cassazione: quando serve l’avvocato?

Un’ordinanza della Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per cassazione presentato personalmente da un detenuto. La Corte ribadisce che, a seguito della riforma del 2017, l’impugnazione deve essere sottoscritta, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto all’albo speciale, anche se il ricorrente lo aveva solo nominato nel testo senza fargli apporre la firma. La decisione si basa sulla violazione di un requisito formale inderogabile.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: l’obbligo della firma dell’avvocato

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione presentato personalmente dalla parte, senza la sottoscrizione di un difensore abilitato, è inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza delle formalità procedurali e le conseguenze della loro inosservanza.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla richiesta di un uomo, in regime di detenzione domiciliare con permesso di lavoro, di ottenere un’autorizzazione ad uscire durante il sabato e la domenica per indispensabili esigenze di vita. Il Magistrato di sorveglianza aveva rigettato la sua istanza. Contro questa decisione, l’interessato decideva di proporre personalmente ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazioni di legge.

Il ricorso per cassazione e la pronuncia di inammissibilità

La Corte Suprema, tuttavia, non è entrata nel merito della questione. L’analisi si è fermata a un vizio preliminare, di natura puramente procedurale. Il ricorso, infatti, era stato presentato personalmente dal condannato in una data successiva all’entrata in vigore della legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’).

La Corte ha rilevato che, sebbene nel testo dell’atto fosse stato nominato un avvocato difensore, quest’ultimo non aveva sottoscritto il ricorso. Questo dettaglio si è rivelato fatale per l’esito dell’impugnazione. La Corte ha quindi dichiarato il ricorso inammissibile senza necessità di ulteriori formalità, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su una modifica legislativa cruciale. L’articolo 1, comma 63, della legge 23 giugno 2017, n. 103, ha modificato l’articolo 613 del codice di procedura penale. Prima di questa riforma, era previsto che la parte potesse provvedere personalmente alla presentazione del ricorso. La nuova formulazione ha eliminato questa possibilità, imponendo che il ricorso per cassazione sia sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

La Corte richiama anche una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 8914 del 2017), che ha consolidato questo principio. La norma ha lo scopo di assicurare un filtro tecnico e qualificato per i ricorsi presentati al giudice di legittimità, evitando impugnazioni che non possiedono i requisiti tecnici necessari. La semplice nomina di un difensore nel corpo dell’atto, senza la sua firma, non è sufficiente a sanare il vizio, poiché è proprio la sottoscrizione che attesta la paternità dell’atto e la volontà del legale di assumerne la responsabilità professionale.

Le conclusioni

La decisione in esame è un monito chiaro sull’importanza del rispetto delle regole procedurali. Chi intende presentare un ricorso per cassazione in materia penale non può più agire personalmente, ma deve necessariamente affidarsi a un avvocato cassazionista che rediga e sottoscriva l’atto. Agire diversamente comporta l’inevitabile declaratoria di inammissibilità, con la conseguente impossibilità di ottenere una valutazione nel merito della propria istanza e l’ulteriore condanna al pagamento di spese e sanzioni pecuniarie.

Dopo la riforma del 2017, un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No, la legge 23 giugno 2017, n. 103, ha modificato l’art. 613 c.p.p., eliminando la possibilità per la parte di presentare personalmente il ricorso. L’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione non è firmato da un avvocato cassazionista?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

È sufficiente nominare un avvocato nel testo del ricorso, senza che questo lo firmi?
No, non è sufficiente. La Corte ha specificato che la sola nomina del difensore non sana il vizio. È la sottoscrizione dell’avvocato che conferisce validità all’atto e ne attesta la provenienza da un professionista qualificato, come richiesto dalla legge a pena di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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