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Ricorso per Cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 9381/2024, ha dichiarato un ricorso per cassazione inammissibile. La decisione si fonda sulla genericità dei motivi presentati e sull’introduzione di una questione nuova che richiedeva una valutazione di merito, non consentita in sede di legittimità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: La Guida per Evitare l’Inammissibilità

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un’occasione cruciale per far valere le proprie ragioni. Tuttavia, l’accesso alla Suprema Corte è tutt’altro che scontato. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci ricorda quali sono i requisiti di ammissibilità, sanzionando duramente la genericità dei motivi e l’introduzione di questioni non ammesse in questa sede. Analizziamo insieme la decisione per capire come redigere un ricorso efficace e non incorrere in un rigetto preliminare.

I Fatti del Caso

Un imputato, a seguito di una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Milano, ha deciso di presentare ricorso presso la Corte di Cassazione. L’appello si basava su due motivi principali: il primo lamentava vizi di motivazione della sentenza di secondo grado, mentre il secondo sollevava per la prima volta una questione relativa alla mancanza di una condizione di procedibilità, legata alla volontà punitiva espressa nella querela.

La Decisione della Corte sul Ricorso per Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente non solo ha visto la sua impugnazione respinta senza un esame nel merito, ma è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa decisione sottolinea la severità con cui la Corte valuta i requisiti formali e sostanziali del ricorso.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Rifiutato?

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali della procedura penale, che ogni avvocato dovrebbe tenere a mente nella redazione di un ricorso per cassazione.

### Il Vizio di Genericità e Mancanza di Autosufficienza

Il primo motivo di ricorso è stato giudicato “del tutto generico”. La Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 581 del codice di procedura penale, un ricorso deve essere specifico e autosufficiente. Questo significa che il ricorrente non può limitarsi a formulare censure vaghe, ma deve:

1. Indicare in modo puntuale gli elementi a sostegno della propria tesi.
2. Spiegare il contenuto e la decisività delle questioni che si ritengono irrisolte.

In altre parole, il ricorso deve mettere il giudice della Cassazione nelle condizioni di comprendere pienamente i rilievi mossi alla sentenza impugnata, senza dover cercare le informazioni in altri atti del processo. Una censura generica non consente al giudice di esercitare il proprio sindacato e porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

### Il Divieto di Introdurre Questioni Nuove in Cassazione

Il secondo motivo di ricorso è incappato in un altro ostacolo insormontabile: l’introduzione di una questione nuova. Il ricorrente ha tentato di contestare la condizione di procedibilità, un argomento che però implicava una valutazione sul merito della volontà della parte querelante.

La Corte di Cassazione ha chiarito che il suo ruolo è unicamente quello di “giudice di legittimità”, non un terzo grado di merito. Sebbene l’art. 609, comma 2, c.p.p. consenta di rilevare d’ufficio alcune questioni in ogni stato e grado, la proposizione di questioni nuove da parte del ricorrente è permessa solo se non richiede un “apprezzamento di merito” o l’accesso ad atti non esaminabili in quella sede. La questione sollevata non era di immediata evidenza e avrebbe richiesto un’indagine sui fatti, attività preclusa alla Suprema Corte.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre due lezioni fondamentali. In primo luogo, la redazione di un ricorso per cassazione richiede la massima precisione, specificità e completezza. Le argomentazioni devono essere dettagliate, supportate da riferimenti precisi e devono dimostrare la rilevanza degli errori contestati. In secondo luogo, la strategia difensiva va costruita nei gradi di merito. Non è possibile “riservarsi” questioni che implicano valutazioni fattuali per il giudizio di legittimità, poiché verranno quasi certamente dichiarate inammissibili. Ignorare queste regole non solo rende vana l’impugnazione, ma comporta anche significative conseguenze economiche per l’assistito.

Perché un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile se è privo dei requisiti di specificità e autosufficienza, ovvero quando le censure sono formulate in modo generico e non permettono al giudice di individuare chiaramente i rilievi mossi alla sentenza impugnata.

È possibile sollevare una questione per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione?
Generalmente no. L’introduzione di questioni nuove, specialmente se richiedono un apprezzamento dei fatti, non è consentita in sede di legittimità, poiché il compito della Cassazione è verificare la corretta applicazione della legge, non riesaminare il merito della causa.

Cosa comporta una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta non solo il rigetto dell’impugnazione, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata di tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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