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Ricorso per cassazione: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3874/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione, ribadendo che non è possibile utilizzare questo strumento per ottenere una nuova valutazione dei fatti o delle prove. Il ricorso è stato respinto perché, mascherandosi dietro la denuncia di vizi di legge e motivazione, mirava in realtà a contestare il giudizio di merito, un’attività preclusa al giudice di legittimità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: i Limiti tra Fatto e Diritto

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha riaffermato un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio sui fatti. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere i confini entro cui la difesa può muoversi quando decide di impugnare una sentenza davanti al giudice di legittimità, evidenziando come un’impostazione errata del ricorso conduca inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello. La difesa, nel suo atto, ha sollevato una serie di censure relative alla sussistenza dei presupposti del reato contestato. Tuttavia, l’analisi della Suprema Corte si è concentrata non sul merito delle accuse, ma sulla natura stessa delle doglianze presentate.

I limiti del ricorso per cassazione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una distinzione cruciale: quella tra il giudizio di legittimità, proprio della Cassazione, e il giudizio di merito, di competenza dei tribunali di primo e secondo grado.

Il ricorrente, secondo la Corte, pur lamentando formalmente una violazione di legge e un vizio di motivazione, ha in realtà tentato di ottenere una riconsiderazione del materiale probatorio e una nuova valutazione dei fatti. In altre parole, ha chiesto alla Cassazione di sostituire il proprio giudizio a quello dei giudici che lo avevano preceduto, operazione che esula completamente dai poteri della Suprema Corte.

Il Vizio di Motivazione Ammissibile

La Corte ha colto l’occasione per ribadire quali siano i vizi di motivazione che possono essere validamente dedotti in sede di legittimità. Non è sufficiente lamentare la scarsa persuasività della sentenza o una generica inadeguatezza. I vizi rilevanti, ai sensi dell’art. 606 c.p.p., sono esclusivamente:

* La mancanza assoluta della motivazione.
* La manifesta illogicità, ossia un ragionamento palesemente irrazionale o assurdo.
* La contraddittorietà interna alla motivazione o con altri atti del processo.

Tutte le altre critiche, che mirano a proporre una lettura alternativa delle prove o a evidenziare una diversa plausibilità dei fatti, sono considerate censure di merito e, come tali, inammissibili.

Le motivazioni

Nelle motivazioni dell’ordinanza, la Corte ha spiegato che la difesa ha finito per contestare il risultato probatorio raggiunto dai giudici di merito, i quali avevano valutato in modo concorde le emergenze istruttorie. Un ricorso per cassazione non può fondarsi su argomentazioni che si pongono in confronto diretto con il materiale probatorio. È preclusa al giudice di legittimità la “rilettura degli elementi di fatto” o “l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti”. La Corte d’Appello, nel caso specifico, aveva fornito una motivazione congrua sia sulla ricostruzione della vicenda sia sull’infondatezza dei rilievi difensivi. Di conseguenza, il tentativo di riproporre le medesime questioni in Cassazione, senza un confronto critico con le argomentazioni della sentenza impugnata, si è rivelato un esercizio sterile.

Le conclusioni

La pronuncia in esame rappresenta un monito importante: il ricorso per cassazione è uno strumento tecnico che richiede un’estrema precisione. Non può essere utilizzato come un’ultima spiaggia per rimettere in discussione l’intera vicenda processuale. La difesa deve concentrarsi sull’individuazione di specifici errori di diritto o di vizi logici macroscopici e incontrovertibili presenti nella sentenza impugnata. Qualsiasi tentativo di sconfinare nel merito, proponendo una diversa interpretazione delle prove, è destinato a fallire, con la conseguenza non solo della conferma della condanna, ma anche dell’addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile contestare la valutazione delle prove fatta dai giudici di primo e secondo grado con un ricorso per cassazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non è possibile. Il ricorso per cassazione non può essere utilizzato per sollecitare una nuova e diversa valutazione delle prove o per contestare la persuasività della ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito.

Quali tipi di vizi della motivazione possono essere fatti valere in Cassazione?
Solo i vizi logici tassativamente previsti dall’art. 606, comma 1, lett. e), c.p.p., ovvero la mancanza, la manifesta illogicità o la contraddittorietà della motivazione, quando il vizio emerge dal testo del provvedimento impugnato o da altri atti del processo specificamente indicati.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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