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Ricorso per cassazione personale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione personale presentato da un imputato condannato per rapina aggravata. La decisione si fonda sull’art. 613 c.p.p., che impone la sottoscrizione dell’atto da parte di un avvocato abilitato, escludendo la possibilità per l’imputato di agire personalmente. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione personale: la Cassazione ribadisce l’inammissibilità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: l’impossibilità per l’imputato di presentare un ricorso per cassazione personale. Questa decisione sottolinea l’importanza del patrocinio di un avvocato specializzato per accedere al massimo grado di giudizio, escludendo iniziative personali che, come vedremo, portano a conseguenze negative.

I fatti del processo

Il caso trae origine da una condanna per il reato di rapina aggravata, confermata dalla Corte d’Appello di Torino. L’imputato, ritenendo ingiusta la sentenza di secondo grado, decideva di impugnarla proponendo personalmente ricorso presso la Corte di Cassazione.

Questo atto, compiuto senza l’assistenza di un difensore abilitato, ha dato il via al procedimento che si è concluso con la dichiarazione di inammissibilità da parte della Suprema Corte.

La decisione della Corte sul ricorso per cassazione personale

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito delle doglianze sollevate dall’imputato, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una regola procedurale chiara e inderogabile, introdotta con la cosiddetta “Riforma Orlando” (legge n. 103 del 2017).

Nello specifico, la Corte ha applicato l’articolo 613 del codice di procedura penale, il quale stabilisce che gli atti di ricorso per cassazione devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, esclusivamente da difensori iscritti nell’apposito albo speciale dei patrocinanti in Cassazione. La norma non lascia spazio a eccezioni: l’imputato non è un soggetto legittimato a presentare personalmente l’atto di impugnazione.

Le motivazioni

Le motivazioni dell’ordinanza sono nette e si concentrano interamente sull’aspetto procedurale. La Corte ha evidenziato che la formulazione dell’art. 613 c.p.p., in vigore dal 3 agosto 2017, è stata introdotta proprio per garantire un elevato livello di tecnicismo e professionalità nei ricorsi presentati al giudice di legittimità. Il ricorso per cassazione, infatti, non è un riesame dei fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione delle norme di diritto, un compito che richiede competenze legali specifiche.

Poiché il ricorso in esame è stato proposto personalmente dall’imputato e non da un avvocato cassazionista, la Corte non ha potuto fare altro che rilevarne il difetto di legittimazione. A questa declaratoria, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, consegue automaticamente la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, ravvisando profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (l’ignoranza della legge non scusa), la Corte ha condannato l’imputato al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni

Questa pronuncia serve da monito: la strada verso la Corte di Cassazione è strettamente regolamentata e non ammette improvvisazioni. L’obbligo di avvalersi di un difensore specializzato non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità essenziale per la validità del ricorso. Qualsiasi tentativo di presentare un ricorso per cassazione personale è destinato a fallire, comportando non solo il mancato esame delle proprie ragioni, ma anche un’ulteriore condanna al pagamento di spese e sanzioni pecuniarie. La sentenza ribadisce l’importanza di affidarsi a professionisti qualificati in ogni fase del procedimento penale, specialmente in quella, altamente tecnica, del giudizio di legittimità.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso per cassazione in materia penale?
No. Secondo l’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di cassazione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato personalmente dall’imputato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si limita a respingere l’atto per un vizio di forma insanabile legato alla mancanza di legittimazione del proponente.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata equitativamente fissata in euro tremila.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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