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Ricorso per cassazione personale: quando è inammissibile

Un soggetto, condannato in appello per reati legati agli stupefacenti, presenta un ricorso per cassazione personale. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che, a seguito della riforma del 2017, l’impugnazione deve essere obbligatoriamente sottoscritta da un difensore iscritto all’albo speciale, a pena di inammissibilità. La decisione conferma la legittimità costituzionale di tale norma, volta a garantire un’adeguata qualificazione tecnica nella difesa davanti alla Corte di Cassazione.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione personale: la Cassazione ribadisce l’inammissibilità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema procedurale cruciale: i requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione personale. La Suprema Corte ha confermato un orientamento ormai consolidato, secondo cui l’imputato non può più presentare personalmente ricorso, essendo necessaria la sottoscrizione di un difensore abilitato. Questa decisione sottolinea l’importanza della difesa tecnica qualificata nel giudizio di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per violazione della normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 1, d.p.r. 309/1990), confermata dalla Corte di Appello di Torino. La pena inflitta era di quattro anni di reclusione e una multa di diciottomila euro. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione e lamentando una motivazione carente sulla mancata concessione delle attenuanti generiche, decideva di impugnare la sentenza, presentando personalmente il ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6941/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente, ma si è fermata a una valutazione preliminare di ammissibilità, riscontrando un vizio insanabile: la proposizione personale dell’atto di impugnazione.

Le Motivazioni: L’Inammissibilità del Ricorso per Cassazione Personale

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 613, comma 1, del codice di procedura penale, come modificato dalla Legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta ‘Riforma Orlando’). La Corte ha chiarito che, per tutti i provvedimenti emessi dopo il 4 agosto 2017, è stata esclusa la facoltà dell’imputato (o del condannato) di proporre personalmente il ricorso per cassazione.

La normativa vigente stabilisce, a pena di inammissibilità, che il ricorso debba essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. Questa previsione, secondo i giudici, non lede il diritto di difesa, ma ne orienta le modalità di esercizio, richiedendo un’assistenza tecnica altamente qualificata per il giudizio di legittimità.

La Corte ha richiamato la fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914/2017, Aiello), che ha già affrontato e respinto la questione di legittimità costituzionale della norma. Le Sezioni Unite hanno stabilito che rientra nella discrezionalità del legislatore richiedere la rappresentanza tecnica per l’esercizio delle impugnazioni, senza che ciò limiti le facoltà difensive. L’elevato livello di specializzazione richiesto per agire in Cassazione giustifica pienamente l’esclusione della difesa personale, soprattutto in un sistema che, attraverso il patrocinio a spese dello Stato, garantisce l’accesso alla giustizia anche a chi non ha mezzi economici.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma di un principio fondamentale del processo penale di legittimità. Per chiunque intenda impugnare una sentenza di appello davanti alla Corte di Cassazione, è tassativamente obbligatorio affidarsi a un avvocato cassazionista. La presentazione di un ricorso per cassazione personale comporterà inevitabilmente una declaratoria di inammissibilità, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa regola mira a garantire la serietà e la tecnicità del giudizio di ultima istanza, evitando ricorsi infondati o non correttamente formulati e assicurando che le questioni di diritto siano presentate con la massima competenza professionale.

Un imputato può presentare personalmente ricorso in Cassazione?
No. A seguito della Legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione. La presentazione personale da parte dell’imputato o del condannato è esclusa.

Qual è la conseguenza se un ricorso in Cassazione non è firmato da un avvocato abilitato?
La conseguenza è la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non esaminerà il merito delle questioni sollevate e il ricorrente sarà condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La regola che obbliga ad avere un avvocato per il ricorso in Cassazione è costituzionale?
Sì. Secondo la giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, questa regola non viola la Costituzione né la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. È considerata una scelta ragionevole del legislatore per assicurare un’adeguata qualificazione tecnica nel giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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