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Ricorso per cassazione personale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2612/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione personale avverso un’ordinanza di inammissibilità di un’istanza di revisione. La Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 613 c.p.p., l’impugnazione in Cassazione deve essere obbligatoriamente proposta da un difensore abilitato, pena l’inammissibilità dell’atto, sottolineando la necessità di una rappresentanza tecnica qualificata per il giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il ricorso per cassazione personale: la Cassazione ribadisce l’inammissibilità

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 2612 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un principio cardine della procedura penale: l’inammissibilità del ricorso per cassazione personale presentato direttamente dall’imputato. Questa decisione conferma la necessità inderogabile della rappresentanza tecnica da parte di un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni giuridiche alla base della pronuncia.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza della Corte di Appello di Potenza, che aveva dichiarato inammissibile un’istanza di revisione presentata da un imputato. Contro questa decisione, l’imputato decideva di agire personalmente, proponendo ricorso direttamente alla Corte di Cassazione, senza l’ausilio di un difensore.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, nelle sue conclusioni, chiedeva che il ricorso venisse dichiarato inammissibile, proprio a causa della violazione delle norme procedurali che regolano l’impugnazione davanti alla Suprema Corte.

La regola inderogabile dell’art. 613 c.p.p. sul ricorso per cassazione

Il fulcro della decisione della Corte risiede nell’applicazione dell’articolo 613 del codice di procedura penale. Questa norma, modificata dalla legge n. 103 del 2017, stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso in Cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’apposito albo speciale della Cassazione.

L’imputato può unicamente proporre personalmente ricorso avverso il provvedimento del magistrato di sorveglianza. In tutti gli altri casi, inclusa l’impugnazione di un’ordinanza di inammissibilità di un’istanza di revisione (come previsto dall’art. 634, comma 2, c.p.p.), la rappresentanza tecnica di un avvocato è obbligatoria. La presentazione di un ricorso per cassazione personale in questi ambiti costituisce una violazione insanabile della procedura.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la propria decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale, rafforzato da una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 8914 del 2017). La ratio della norma è chiara: assicurare un elevato livello di professionalità e tecnicismo nella redazione degli atti destinati al giudizio di legittimità. Il ricorso per cassazione non è un semplice appello, ma un procedimento complesso che si concentra sulla corretta applicazione della legge e non sul riesame dei fatti. Pertanto, richiede una competenza specifica che solo un difensore specializzato può garantire.

Le Sezioni Unite avevano già precisato che questa regola serve a scoraggiare la prassi di ricorsi redatti da avvocati non abilitati e poi formalmente sottoscritti dai propri assistiti per aggirare la norma. La Corte ha quindi concluso che l’impugnazione presentata personalmente dall’imputato, violando l’art. 613 c.p.p., non poteva essere esaminata nel merito. Di conseguenza, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

In conclusione, la sentenza ha portato alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce con fermezza un principio fondamentale: l’accesso alla Corte di Cassazione è un diritto che deve essere esercitato attraverso canali tecnici e professionali ben definiti. L’obbligo della difesa tecnica non è un mero formalismo, ma una garanzia di qualità e serietà del processo, volta a tutelare la funzione stessa del giudizio di legittimità. Per chiunque intenda impugnare un provvedimento penale dinanzi alla Suprema Corte, è quindi imprescindibile affidarsi a un difensore abilitato, al fine di evitare una declaratoria di inammissibilità che preclude ogni esame nel merito delle proprie ragioni.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No, l’art. 613 del codice di procedura penale stabilisce che, salvo eccezioni specifiche non pertinenti al caso, il ricorso deve essere redatto e sottoscritto da un difensore abilitato al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori. Un ricorso presentato personalmente dall’imputato è inammissibile.

Perché è necessario un avvocato per il ricorso in Cassazione?
La legge richiede l’assistenza di un avvocato specializzato per garantire un alto livello di professionalità e tecnicismo. Il giudizio di Cassazione è complesso, si concentra su questioni di diritto (legittimità) e non sui fatti, richiedendo competenze specifiche che solo un legale qualificato possiede.

Cosa accade se un ricorso per cassazione viene presentato direttamente dall’imputato?
Se un ricorso viene presentato personalmente dall’imputato in violazione delle norme, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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