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Ricorso per cassazione personale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 46164/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione personale presentato da un imputato condannato per furto aggravato. La decisione si fonda sulla modifica dell’art. 613 del codice di procedura penale, che dal 2017 esclude la possibilità per l’imputato di impugnare personalmente la sentenza davanti alla Suprema Corte, rendendo obbligatoria la difesa tecnica di un avvocato. L’inammissibilità ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Ribadisce l’Inammissibilità

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema procedurale cruciale: la validità di un ricorso per cassazione personale presentato direttamente dall’imputato. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato a seguito della riforma del 2017, sottolineando come la difesa tecnica di un legale sia un requisito imprescindibile per adire il massimo organo della giurisdizione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una condanna per concorso in furto aggravato di circa 5 chilogrammi di cavi elettrici. La sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Napoli Nord, era stata confermata dalla Corte d’Appello di Napoli. Avverso tale decisione, l’imputato decideva di presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione, senza l’ausilio di un difensore.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Personale

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle doglianze sollevate dall’imputato, fermandosi a una valutazione preliminare di carattere puramente procedurale. La conseguenza di tale declaratoria è stata non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’obbligo per il ricorrente di pagare le spese processuali e una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su argomentazioni giuridiche precise e consolidate, che meritano un’analisi approfondita.

La Riforma del 2017 e l’Art. 613 c.p.p.

Il fulcro della decisione risiede nella modifica apportata all’articolo 613 del codice di procedura penale dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017. Prima di tale riforma, l’imputato aveva la facoltà di presentare personalmente il ricorso per cassazione. La nuova normativa ha eliminato questa possibilità, stabilendo che il ricorso debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale dei patrocinanti in Cassazione. Poiché il ricorso in esame è stato presentato dopo l’entrata in vigore della riforma da un soggetto non legittimato (l’imputato stesso), la sua sorte era segnata sin dall’inizio.

La Legittimità Costituzionale del Divieto di Ricorso per Cassazione Personale

La Corte ha inoltre richiamato un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 8914/2017, Aiello), che aveva già affrontato e respinto i dubbi di legittimità costituzionale della nuova norma. In quell’occasione, era stato chiarito che l’obbligo di difesa tecnica in Cassazione non viola il diritto di difesa (art. 24 e 111 Cost.) né i principi della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 6 CEDU).

La ragione di questa scelta del legislatore è l’elevato livello di tecnicismo che caratterizza il giudizio di cassazione. Non è un terzo grado di merito, ma un giudizio di legittimità, volto a verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione. Tale complessità richiede una qualificazione professionale specifica che solo un avvocato cassazionista può garantire. La Corte ha sottolineato che questa limitazione è ragionevole e bilanciata dalla presenza dell’istituto del patrocinio a spese dello Stato, che assicura l’accesso alla difesa tecnica anche a chi non ha i mezzi economici per sostenerla.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma un orientamento ormai granitico: chiunque intenda presentare un ricorso per cassazione in materia penale deve obbligatoriamente avvalersi di un avvocato abilitato. Il ricorso per cassazione personale non è più uno strumento ammesso dall’ordinamento. Le implicazioni pratiche sono evidenti: un ricorso presentato senza rispettare questo requisito formale sarà inevitabilmente dichiarato inammissibile, con la conseguenza che la sentenza impugnata diventerà definitiva e il ricorrente sarà esposto a ulteriori oneri economici. Questa decisione serve da monito sull’importanza di affidarsi sempre a un professionista qualificato, specialmente nei gradi più alti della giustizia.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No, a seguito della riforma legislativa del 2017 (legge n. 103/2017), l’imputato non può più proporre personalmente il ricorso in Cassazione. È obbligatoria la sottoscrizione da parte di un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

Perché è stata eliminata la facoltà di presentare un ricorso personale in Cassazione?
La facoltà è stata eliminata perché il giudizio in Cassazione è un giudizio di legittimità ad elevato tecnicismo, che richiede una specifica qualificazione professionale per la sua corretta impostazione. Il legislatore ha ritenuto che la difesa tecnica fosse essenziale per garantire l’efficacia del ricorso, e questa scelta è stata giudicata costituzionalmente legittima.

Cosa accade se un imputato presenta comunque un ricorso per cassazione personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza che la Corte esamini il merito della questione. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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