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Ricorso per cassazione personale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione personale presentato da un condannato. La decisione si fonda sulla riforma del 2017, che impone la sottoscrizione dell’atto da parte di un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori, escludendo la possibilità per l’imputato o il condannato di agire personalmente. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Fine di un’Era

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale moderna: la fine della possibilità di presentare un ricorso per cassazione personale. Questa decisione, che dichiara inammissibile l’impugnazione proposta direttamente da un condannato, non rappresenta una novità isolata, ma la consolidata applicazione della riforma introdotta nel 2017, che ha modificato radicalmente le modalità di accesso al giudizio di legittimità.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato in via definitiva, proponeva personalmente ricorso avverso un decreto emesso dal Giudice di Sorveglianza. Il ricorso veniva sottoscritto e depositato dopo il 4 agosto 2017, data di entrata in vigore della Legge n. 103/2017, nota come “riforma Orlando”. La Corte di Cassazione si è trovata quindi a valutare, prima ancora del merito della questione, la validità formale dell’atto di impugnazione.

La Decisione della Corte sull’Inammissibilità del Ricorso

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure procedere a un’udienza, con una decisione “de plano”. La ragione è netta e insuperabile: la normativa vigente non consente più né all’imputato né al condannato di proporre personalmente ricorso per cassazione. L’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni dell’ordinanza si fondano interamente sull’interpretazione e applicazione della Legge 23 giugno 2017, n. 103. Questa legge ha modificato articoli cruciali del codice di procedura penale, tra cui l’art. 613, comma 1. Il legislatore ha inteso riservare l’accesso alla Corte di Cassazione a professionisti dotati di una specifica qualificazione, al fine di garantire un più elevato standard tecnico degli atti e deflazionare il carico di lavoro della Corte da ricorsi palesemente infondati o mal formulati.

La Corte richiama anche la pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2017), che ha chiarito in modo definitivo come la nuova disciplina si applichi a tutti i ricorsi proposti dopo la sua entrata in vigore, a prescindere da quando sia stato emesso il provvedimento impugnato. Di conseguenza, il ricorso per cassazione personale presentato dall’interessato, essendo privo della sottoscrizione di un difensore abilitato, è risultato viziato da una causa di inammissibilità insanabile. Oltre alla dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale ormai granitico. Per i cittadini, l’implicazione è chiara: per contestare una decisione davanti alla Corte di Cassazione in ambito penale, è indispensabile e obbligatorio affidarsi a un avvocato cassazionista. La facoltà di agire personalmente, un tempo consentita, è stata definitivamente soppressa. Questa scelta legislativa, pur mirando a una maggiore efficienza della giustizia, rappresenta un onere aggiuntivo per chi intende far valere le proprie ragioni nell’ultimo grado di giudizio, sottolineando l’importanza cruciale della difesa tecnica specializzata nel processo penale.

Un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. Secondo la normativa in vigore dal 4 agosto 2017 (legge n. 103/2017), il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato personalmente dopo l’entrata in vigore della riforma?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si limita a respingere l’atto per un vizio procedurale insanabile.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata determinata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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