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Ricorso per cassazione personale: quando è inammissibile

Un imputato, il cui reato di appropriazione indebita era stato dichiarato prescritto in appello, ha presentato un ricorso personale alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che il ricorso per cassazione personale in ambito penale è vietato. La legge richiede l’assistenza obbligatoria di un avvocato abilitato per garantire l’elevato tecnicismo necessario in questa fase del giudizio. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione personale: la Cassazione ribadisce l’inammissibilità

Presentare un ricorso per cassazione personale in materia penale è una scelta procedurale non consentita dalla legge e destinata all’insuccesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione lo ha confermato, dichiarando inammissibile l’impugnazione presentata direttamente da un imputato e condannandolo al pagamento delle spese e di una sanzione. Questo caso evidenzia l’importanza cruciale della rappresentanza tecnica qualificata nel giudizio di legittimità, una fase caratterizzata da un elevato tecnicismo.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di appropriazione indebita emessa dal Tribunale di Roma. In seguito, la Corte di appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, dichiarava l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione, confermando le restanti statuizioni.

Insoddisfatto della decisione, l’imputato decideva di agire in autonomia, presentando personalmente ricorso alla Suprema Corte di Cassazione. Questa iniziativa si è rivelata fatale per le sorti dell’impugnazione.

La Decisione: l’Inammissibilità del Ricorso per Cassazione Personale

La Corte di Cassazione, con una procedura snella de plano, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su una violazione diretta e inderogabile di una norma fondamentale del codice di procedura penale: l’articolo 613. Questa disposizione, così come modificata dalla legge n. 103 del 2017, stabilisce in modo inequivocabile che il ricorso in cassazione deve essere proposto esclusivamente da difensori iscritti in un apposito albo speciale.

L’imputato non può, quindi, scavalcare questa regola e presentare l’atto di impugnazione in prima persona. L’inosservanza di tale obbligo comporta, come nel caso di specie, una declaratoria di inammissibilità, che impedisce alla Corte di esaminare il merito delle questioni sollevate.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha richiamato un principio consolidato, già affermato dalle sue Sezioni Unite (la massima espressione della giurisprudenza di legittimità) in una sentenza del 2017 (n. 8914/2018). La ratio della norma è chiara: assicurare un elevato standard di professionalità nella redazione degli atti di impugnazione destinati alla Cassazione.

Il giudizio di legittimità non è una terza valutazione dei fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Esso richiede competenze tecniche specifiche e un’approfondita conoscenza della procedura. Consentire un ricorso per cassazione personale significherebbe abbassare il livello qualitativo del dibattito giuridico e incoraggiare prassi elusive, come quelle di ricorsi redatti da avvocati non abilitati ma formalmente firmati dai loro assistiti.

Le Conclusioni

La decisione della Suprema Corte è un monito per chiunque affronti un procedimento penale. L’inammissibilità del ricorso ha comportato per l’imputato non solo l’impossibilità di far valere le proprie ragioni, ma anche una condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a titolo di sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione è prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale e viene applicata quando l’inammissibilità è dovuta a colpa del ricorrente, come nel caso di violazione di una norma procedurale così palese. La vicenda sottolinea che il diritto di difesa, specialmente nelle fasi più complesse del processo, deve essere esercitato attraverso il ministero di un professionista qualificato.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso in Cassazione in ambito penale?
No, la legge (art. 613 c.p.p.) stabilisce l’obbligo che il ricorso sia proposto esclusivamente da un difensore abilitato e iscritto nell’apposito albo speciale. Un ricorso presentato personalmente dall’imputato è inammissibile.

Perché è necessario un avvocato specializzato per il ricorso in Cassazione?
La ragione, come specificato dalle Sezioni Unite della Cassazione, è quella di garantire un alto livello di professionalità e tecnicismo. Il giudizio di Cassazione è un controllo di legittimità sulla corretta applicazione delle norme di diritto e di procedura, richiedendo competenze specifiche che solo un difensore qualificato possiede.

Quali sono le conseguenze di un ricorso presentato personalmente dall’imputato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile, il che significa che la Corte non esamina le questioni di merito. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nel caso specifico, tremila euro) a favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver proposto un’impugnazione non consentita dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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