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Ricorso per cassazione personale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione personale presentato da un cittadino avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sulla modifica normativa introdotta dalla legge n. 103 del 2017, che ha eliminato la possibilità per la parte di proporre personalmente ricorso in Cassazione, rendendo obbligatoria l’assistenza di un difensore iscritto all’albo speciale. La Corte ha ritenuto la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata, confermando la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: Obbligo di Difensore Tecnico dopo la Riforma del 2017

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: l’impossibilità di presentare un ricorso per cassazione personale. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, la figura del difensore iscritto all’albo speciale è divenuta imprescindibile per adire la Suprema Corte, pena l’inammissibilità del ricorso stesso. Questa decisione chiarisce definitivamente la portata della modifica legislativa, sottolineando la discrezionalità del legislatore nel definire le modalità di accesso alla giustizia di legittimità.

I Fatti del Caso

Un cittadino ha presentato personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione contro un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Milano. Il ricorso è stato depositato in una data successiva al 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della cosiddetta “Riforma Orlando” (legge n. 103/2017), che ha inciso profondamente sulle regole procedurali, inclusa la modalità di presentazione del ricorso in Cassazione.

Il ricorrente, agendo in prima persona e senza l’assistenza di un legale, ha impugnato il provvedimento che lo riguardava, confidando probabilmente nella precedente normativa che, in certi casi, permetteva alla parte di agire personalmente. Tuttavia, la nuova disciplina ha cambiato radicalmente questo scenario.

La Disciplina del Ricorso per Cassazione Personale e la Riforma

Prima della riforma del 2017, l’articolo 613 del codice di procedura penale conteneva l’inciso «salvo che la parte non vi provveda personalmente», ammettendo di fatto la possibilità per l’imputato di presentare autonomamente il ricorso. La legge n. 103/2017 ha soppresso questa frase, rendendo obbligatoria, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione del ricorso da parte di un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori.

La Corte, nel valutare il caso, ha immediatamente rilevato come il ricorso fosse stato proposto in violazione di questa nuova e inderogabile regola procedurale. La questione centrale, quindi, non riguardava il merito della controversia, ma un vizio formale insuperabile.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione sull’interpretazione della normativa vigente. I giudici hanno richiamato un precedente fondamentale delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914/2017, Aiello), che aveva già affrontato la questione della legittimità costituzionale della nuova norma.

In tale pronuncia, la Corte aveva stabilito che l’obbligo della difesa tecnica in Cassazione non viola né l’articolo 111 della Costituzione né l’articolo 6 della CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo). Il legislatore, secondo la Corte, possiede un’ampia discrezionalità nel regolare le modalità di esercizio delle impugnazioni. La scelta di richiedere una rappresentanza tecnica qualificata per il giudizio di legittimità è considerata ragionevole in virtù dell’elevato livello di specializzazione necessario per discutere questioni di puro diritto davanti alla Suprema Corte. L’esclusione della difesa personale non limita le facoltà difensive, ma ne garantisce piuttosto un esercizio più efficace e appropriato al contesto.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che il ricorso, essendo stato presentato personalmente dopo l’entrata in vigore della riforma, era irrimediabilmente affetto da un vizio di inammissibilità. A questa dichiarazione è seguita, come previsto dall’articolo 610, comma 5-bis, cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai pacifico. Per i cittadini, l’implicazione pratica è chiara: qualsiasi tentativo di impugnare un provvedimento penale davanti alla Corte di Cassazione deve essere obbligatoriamente mediato da un avvocato cassazionista. Il “fai da te” processuale, in questa sede, non è più un’opzione percorribile. La decisione ribadisce la centralità della difesa tecnica come garanzia di professionalità e adeguatezza nel complesso contesto del giudizio di legittimità, un principio che il legislatore ha inteso rafforzare per assicurare un più ordinato e qualificato accesso alla giustizia di ultima istanza.

È possibile presentare un ricorso per cassazione penale personalmente, senza un avvocato?
No, a seguito della modifica dell’art. 613 del codice di procedura penale da parte della legge n. 103 del 2017, il ricorso deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di cassazione.

La norma che obbliga ad avere un avvocato per il ricorso in Cassazione è costituzionale?
Sì, la Corte di Cassazione, richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite, ha affermato che tale obbligo è manifestamente non incostituzionale. Rientra nella discrezionalità del legislatore richiedere una rappresentanza tecnica qualificata, data la complessità del giudizio di legittimità.

Cosa succede se si presenta comunque un ricorso per cassazione personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile senza che la Corte ne esamini il merito. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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