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Ricorso per cassazione personale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. La decisione si fonda sulla modifica dell’art. 613 c.p.p. ad opera della legge n. 103/2017, che ha eliminato la facoltà per l’imputato di proporre personalmente il ricorso. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Nel complesso panorama della procedura penale, le regole formali non sono meri cavilli, ma garanzie fondamentali per il corretto svolgimento del processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: l’inammissibilità del ricorso per cassazione personale proposto direttamente dall’imputato. Questa decisione si allinea con le modifiche introdotte dalla Riforma Orlando (legge n. 103/2017), sottolineando l’obbligatorietà della difesa tecnica in questa fase del giudizio.

I Fatti del Caso Giudiziario

Il caso trae origine da un ricorso presentato direttamente da un individuo avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. La corte territoriale aveva parzialmente riformato una decisione di primo grado, condannando l’imputato a sei mesi di reclusione per il reato di rissa aggravata (artt. 99 e 588, secondo comma, c.p.) e per una contravvenzione. Invece di affidarsi a un legale abilitato, l’imputato ha deciso di redigere e presentare personalmente l’atto di impugnazione alla Suprema Corte.

La Decisione sul Ricorso per Cassazione Personale

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, non è entrata nel merito delle doglianze sollevate. L’attenzione si è concentrata esclusivamente su un aspetto procedurale preliminare: la legittimazione del soggetto a proporre l’impugnazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile proprio perché proveniente da un soggetto non legittimato.

La Riforma dell’Art. 613 del Codice di Procedura Penale

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale. Prima della riforma attuata con la legge n. 103 del 2017, era prevista la possibilità per l’imputato di presentare personalmente il ricorso. Tuttavia, la nuova formulazione della norma ha soppresso tale facoltà. Oggi, il ricorso in Cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. La ratio di questa modifica è quella di garantire un elevato livello di tecnicismo e specializzazione in una fase processuale dedicata esclusivamente al controllo di legittimità delle decisioni.

Le Conseguenze dell’Inammissibilità

A seguito della dichiarazione di inammissibilità, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. L’imputato è stato quindi condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 4.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista per scoraggiare la proposizione di ricorsi palesemente inammissibili, che congestionano il lavoro della Suprema Corte.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è netta e si basa su un’interpretazione letterale e sistematica della normativa vigente. I giudici hanno richiamato la consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite (in particolare la sentenza n. 8914 del 2017), che ha chiarito in modo inequivocabile come la riforma del 2017 abbia eliminato ogni spazio per l’iniziativa personale dell’imputato nel proporre ricorso per cassazione. La scelta legislativa è volta a qualificare il giudizio di legittimità, assicurando che le questioni sottoposte alla Corte siano filtrate dalla competenza tecnica di un difensore specializzato, capace di individuare e argomentare correttamente i vizi di violazione di legge.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito sull’importanza della difesa tecnica qualificata nel processo penale, specialmente nella fase di legittimità. La possibilità di un ricorso per cassazione personale è stata definitivamente archiviata dal legislatore, e la giurisprudenza ne conferma con fermezza le conseguenze. Per i cittadini, ciò significa che l’unica via per accedere al giudizio della Suprema Corte è attraverso l’assistenza di un avvocato cassazionista, figura indispensabile per garantire che il diritto di difesa sia esercitato in modo efficace e conforme alle regole procedurali.

È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No. A seguito della modifica dell’art. 613, comma 1, del codice di procedura penale operata dalla legge n. 103 del 2017, la possibilità per l’imputato di proporre personalmente il ricorso è stata soppressa. Il ricorso deve essere redatto e sottoscritto da un avvocato abilitato al patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori.

Quali sono le conseguenze se un ricorso in Cassazione viene presentato personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina le questioni di merito sollevate. Inoltre, il ricorrente viene condannato, ai sensi dell’art. 616 c.p.p., al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in denaro alla Cassa delle ammende.

Quale precedente giurisprudenziale ha consolidato questo principio?
La decisione si allinea a un orientamento consolidato, in particolare alla sentenza delle Sezioni Unite Penali n. 8914 del 21/12/2017, che ha chiarito definitivamente la portata della riforma del 2017 e l’esclusività della difesa tecnica per la proposizione del ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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