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Ricorso per cassazione personale: la Cassazione decide

Un detenuto ha presentato un ricorso per cassazione personale contro un provvedimento del Magistrato di Sorveglianza relativo alle sue condizioni detentive. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La motivazione si fonda sull’applicazione della legge n. 103/2017, che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione del ricorso da parte di un avvocato iscritto all’albo speciale dei cassazionisti, escludendo la possibilità per l’interessato di agire personalmente.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione personale: la firma dell’avvocato è obbligatoria

Un ricorso per cassazione personale presentato direttamente da un detenuto è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale introdotto dalla riforma del 2017: la necessità della firma di un avvocato cassazionista per tutti i ricorsi, a pena di inammissibilità. Analizziamo insieme i dettagli di questa ordinanza e le sue implicazioni.

I fatti del caso: un reclamo sulle condizioni detentive

Un detenuto si era rivolto al Magistrato di Sorveglianza chiedendo di poter tenere socchiuso il ‘blindo’ (la porta blindata) della sua cella. La richiesta era motivata dalla necessità di proteggersi dai rumori ambientali e dal fumo passivo provenienti dal corridoio. Il Magistrato, pur riconoscendo la possibilità di accostare la porta dopo i pasti per favorire il riposo, aveva respinto la richiesta generale, sottolineando che la porta doveva rimanere aperta per esigenze di controllo e sicurezza. La richiesta era stata trattata come un’istanza generica e decisa de plano, senza udienza.

Contro questa decisione, il detenuto ha proposto personalmente un reclamo, che il Tribunale di Sorveglianza ha qualificato come ricorso per cassazione e trasmesso alla Suprema Corte.

La decisione della Cassazione sul ricorso per cassazione personale

La Corte di Cassazione, senza entrare nel merito della questione (la porta della cella), ha dichiarato il ricorso immediatamente inammissibile. La decisione si basa su un punto puramente procedurale, ma di importanza cruciale: la mancanza della firma di un difensore abilitato.

Le motivazioni: l’impatto della Riforma Orlando

La motivazione della Corte si fonda interamente sulla normativa introdotta dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017, nota come Riforma Orlando. Questa legge ha modificato in modo significativo le regole per la presentazione dei ricorsi alla Suprema Corte.

La normativa di riferimento

Il provvedimento richiama espressamente gli articoli 571, comma 1, e 613, comma 1, del codice di procedura penale. La riforma ha eliminato la facoltà per l’imputato o il condannato di proporre personalmente il ricorso per cassazione. Oggi, tale atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un avvocato iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Poiché sia il provvedimento impugnato (del 2023) sia il ricorso erano successivi all’entrata in vigore della legge (4 agosto 2017), la nuova disciplina era pienamente applicabile. Il fatto che il detenuto abbia presentato il ricorso personalmente, tramite l’ufficio matricola del carcere, ha reso l’atto irricevibile.

Le conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza conferma un orientamento ormai consolidato. Chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione in materia penale deve necessariamente avvalersi di un difensore cassazionista. La possibilità di agire personalmente, un tempo prevista, è stata definitivamente cancellata dal legislatore per garantire un filtro tecnico e professionale agli atti destinati alla Suprema Corte. La conseguenza diretta per il ricorrente, in caso di violazione di questa regola, non è solo la declaratoria di inammissibilità, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.

Un detenuto può presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No. In base alla normativa vigente (legge n. 103/2017), il ricorso per cassazione in materia penale deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione. Un ricorso presentato personalmente è inammissibile.

Qual era la richiesta originale del detenuto?
Il detenuto aveva chiesto al Magistrato di Sorveglianza il permesso di tenere la porta blindata della sua cella socchiusa per proteggersi da rumori e fumo passivo.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile per mancanza della firma dell’avvocato?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. Nel caso specifico, la somma è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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