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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

Un detenuto presenta personalmente un ricorso contro la riduzione dei colloqui telefonici. La Cassazione dichiara il ricorso per cassazione personale inammissibile, poiché la legge, dopo la riforma del 2017, richiede l’obbligatoria firma di un avvocato specializzato. La decisione conferma la rigidità delle nuove norme procedurali.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Ribadisce l’Inammissibilità

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione personale, ovvero presentato direttamente dalla parte senza l’assistenza di un legale, è inammissibile. Questa decisione, basata sulle modifiche legislative introdotte nel 2017, chiarisce in modo definitivo i requisiti formali per adire al massimo organo della giurisdizione italiana, anche nell’ambito del diritto penitenziario.

Il Caso: Dalla Riduzione dei Colloqui al Ricorso

La vicenda trae origine da un reclamo presentato da un detenuto contro un provvedimento della direzione di un istituto penitenziario. Il provvedimento aveva disposto la riduzione del numero di colloqui telefonici, sia settimanali che mensili. Il reclamo, qualificato come ricorso, era stato inizialmente proposto dinanzi al Tribunale di Sorveglianza.

Il Magistrato di Sorveglianza competente, con un decreto del febbraio 2024, aveva dichiarato il reclamo inammissibile. Contro questa decisione, il detenuto ha deciso di impugnare, presentando personalmente ricorso alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: il ricorso per cassazione personale è inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, senza necessità di formalità di procedura, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un unico, ma decisivo, punto di diritto: la mancanza del ministero di un difensore.

La Corte ha osservato che il ricorso è stato proposto personalmente dall’interessato in una data successiva all’entrata in vigore della Legge n. 103 del 23 giugno 2017. Tale legge ha modificato in modo sostanziale l’articolo 613 del codice di procedura penale, che disciplina le forme del ricorso per cassazione.

Le Motivazioni

Il cuore della motivazione risiede nella modifica legislativa dell’art. 613, comma 1, c.p.p. Prima della riforma del 2017, la norma consentiva la presentazione del ricorso da parte di un difensore abilitato, “salvo che la parte non vi provveda personalmente”. La Legge n. 103/2017 ha soppresso proprio quest’ultimo inciso.

Di conseguenza, dal 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della riforma, l’unica modalità valida per presentare un ricorso per cassazione è attraverso un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. La sottoscrizione del legale non è più una delle opzioni, ma un requisito di ammissibilità inderogabile. La Corte ha richiamato a sostegno la propria giurisprudenza più autorevole, in particolare la sentenza a Sezioni Unite (sentenza Aiello del 2018), che ha consolidato questa interpretazione, stabilendo che la mancanza della firma del difensore qualificato rende l’atto irrimediabilmente inammissibile.

La Corte ha inoltre applicato l’articolo 610, comma 5-bis, c.p.p., che consente di dichiarare l’inammissibilità per cause come questa senza la necessità di un’udienza formale. Oltre a dichiarare inammissibile il ricorso, la Cassazione ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, ravvisando una colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa ordinanza serve come un importante monito sulle formalità procedurali nel processo penale. Le conclusioni che possiamo trarre sono chiare:

1. Obbligatorietà del Difensore: Qualsiasi ricorso per cassazione in materia penale deve essere redatto e sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione. Non esistono eccezioni a questa regola.
2. Irrilevanza della Volontà della Parte: La volontà della parte di agire personalmente non può superare il dettato normativo. Il “fai da te” processuale è precluso nel giudizio di legittimità.
3. Conseguenze Economiche: Un ricorso inammissibile non solo impedisce l’esame nel merito della questione, ma comporta anche una condanna economica per il ricorrente, che deve farsi carico delle spese e di una sanzione pecuniaria.

È possibile per un detenuto presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione, a pena di inammissibilità.

Qual è la conseguenza se un ricorso per cassazione viene presentato personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

Perché è stato introdotto l’obbligo del difensore per il ricorso in Cassazione?
L’ordinanza si basa sulla modifica dell’art. 613 del codice di procedura penale, che ha eliminato la possibilità per la parte di presentare personalmente il ricorso. Questa modifica mira a garantire un’elevata qualità tecnica degli atti presentati alla Corte di Cassazione, che è un giudice di legittimità e non di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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