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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione personale presentato da un condannato. La decisione si basa sulla legge 103/2017, che richiede la firma di un avvocato specializzato, pena l’inammissibilità dell’atto. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: Quando è Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale, spesso ignorato dai non addetti ai lavori: l’inammissibilità del ricorso per cassazione personale. A seguito della riforma legislativa del 2017, la facoltà per l’imputato o il condannato di presentare personalmente ricorso dinanzi alla Suprema Corte è stata esclusa, rendendo obbligatoria l’assistenza di un difensore specializzato. Analizziamo questa decisione per comprenderne la portata e le conseguenze pratiche.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Presentato Senza Avvocato

Nel caso di specie, una persona condannata ha presentato personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza. L’atto è stato depositato nel maggio 2024. Questo gesto, apparentemente un esercizio del diritto di difesa, si è scontrato con una precisa preclusione normativa introdotta alcuni anni prima.

La Riforma del 2017 e il Ricorso per Cassazione Personale

Il Collegio ha immediatamente evidenziato come sia il provvedimento impugnato sia il ricorso fossero successivi al 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della Legge n. 103/2017. Questa legge ha modificato in modo significativo le regole per l’accesso alla Corte di Cassazione, stabilendo che l’atto di ricorso debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. Questa modifica, come chiarito anche dalle Sezioni Unite della Cassazione con la sentenza n. 8914/2018, ha eliminato la facoltà dell’imputato di proporre personalmente l’impugnazione, riservando tale compito esclusivamente a professionisti qualificati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso de plano, ovvero senza la necessità di un’udienza, ai sensi dell’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. La motivazione è netta e si fonda su un vizio insanabile: la mancanza di legittimazione del proponente. Poiché il ricorso è stato presentato personalmente dall’interessato e non da un avvocato cassazionista, il soggetto non era legittimato a proporlo, secondo quanto previsto dall’art. 591, comma 1, lett. a), del codice di procedura penale.

La decisione sottolinea come la norma non lasci spazio a interpretazioni: il requisito della sottoscrizione da parte di un difensore specializzato è un presupposto essenziale per la validità del ricorso stesso. La sua assenza comporta una causa di inammissibilità che può essere rilevata d’ufficio e definita con una procedura semplificata.

Le Conclusioni: Condanna alle Spese e Sanzione

Le conseguenze dell’inammissibilità sono state severe per il ricorrente. In applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la Corte non solo ha dichiarato inammissibile il ricorso, ma ha anche condannato il proponente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, ha disposto il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che non vi fossero elementi per giustificare un esonero dalla sanzione, poiché non si poteva considerare che il ricorrente avesse agito “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”, come specificato da una nota sentenza della Corte Costituzionale. Questa ordinanza serve da monito: il ricorso in Cassazione è un atto tecnico che richiede necessariamente l’intervento di un professionista qualificato, e il tentativo di agire autonomamente comporta conseguenze procedurali ed economiche negative.

È possibile per un imputato o un condannato presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No. Secondo la normativa in vigore dal 3 agosto 2017 (Legge n. 103/2017), il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato personalmente?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in caso di inammissibilità del ricorso?
Nel caso di specie, la Corte di Cassazione ha determinato la sanzione in 3.000 euro, da versare alla Cassa delle ammende, ritenendo che non sussistessero elementi per escludere la colpa del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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