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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso per cassazione personale presentato da un condannato. La decisione si fonda sulla Legge n. 103/2017, che impone la sottoscrizione del ricorso da parte di un avvocato abilitato, pena l’inammissibilità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Con l’ordinanza n. 20291/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale post-riforma: il ricorso per cassazione personale da parte dell’imputato o del condannato è inammissibile. Questa decisione sottolinea l’importanza del ruolo del difensore abilitato e le conseguenze per chi tenta di agire autonomamente davanti alla Suprema Corte. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia.

I Fatti del Caso: Un Ricorso Presentato in Proprio

Il caso ha origine dal ricorso presentato personalmente da un soggetto condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. Sia la notifica del provvedimento impugnato sia la proposizione del ricorso stesso sono avvenute in un periodo successivo al 4 agosto 2017, data cruciale che segna l’entrata in vigore della Legge 23 giugno 2017, n. 103, nota anche come “Riforma Orlando”.

Il ricorrente, agendo in prima persona, ha sottoscritto e depositato l’atto di impugnazione, confidando forse nella possibilità di far valere le proprie ragioni direttamente davanti alla Corte Suprema, senza l’intermediazione di un legale.

La Riforma e l’Obbligo del Difensore Abilitato

La Corte di Cassazione ha immediatamente focalizzato l’attenzione sulla data di proposizione del ricorso. La Legge n. 103/2017 ha modificato in modo sostanziale le regole per l’accesso al giudizio di legittimità. In particolare, ha inciso sugli articoli 571, comma 1, e 613, comma 1, del codice di procedura penale.

La nuova normativa ha escluso la facoltà dell’imputato (e, di conseguenza, del condannato) di proporre personalmente ricorso per cassazione. Oggi, tale atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione. Questa modifica legislativa mira a garantire un’adeguata professionalità e tecnicità nella redazione degli atti destinati al più alto grado di giudizio, filtrando i ricorsi e assicurando che solo quelli fondati su vizi di legittimità vengano esaminati nel merito.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte, nel dichiarare l’inammissibilità del ricorso, ha agito de plano, ovvero con una procedura semplificata e senza udienza, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, introdotto dalla stessa riforma. I giudici hanno richiamato la consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2017), che ha chiarito in modo inequivocabile la portata della nuova disposizione.

Il Collegio ha osservato che, essendo il ricorso stato proposto dopo l’entrata in vigore della legge, la mancanza della sottoscrizione di un difensore specializzato costituisce un vizio insanabile che conduce direttamente alla declaratoria di inammissibilità. Non vi è spazio per interpretazioni alternative o sanatorie: la norma è chiara e la sua violazione comporta una conseguenza processuale netta.

Le Conclusioni

La decisione si conclude con due statuizioni accessorie pesanti per il ricorrente. Oltre a dichiarare inammissibile il ricorso per cassazione personale, la Corte ha condannato il soggetto al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria non ha natura risarcitoria, ma punitiva, e serve a scoraggiare la proposizione di ricorsi palesemente inammissibili che sovraccaricano inutilmente il sistema giudiziario.

In sintesi, questa ordinanza è un monito chiaro: l’accesso alla Corte di Cassazione in materia penale richiede necessariamente l’assistenza di un avvocato cassazionista. Il “fai da te” processuale, in questo contesto, non solo è inefficace, ma comporta anche significative conseguenze economiche.

Un condannato può presentare personalmente un ricorso per cassazione?
No, dopo l’entrata in vigore della Legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Qual è la conseguenza di un ricorso per cassazione personale presentato dopo il 4 agosto 2017?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile “de plano”, cioè con una procedura semplificata e senza udienza. Il ricorrente, inoltre, viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché la Corte ha condannato il ricorrente a pagare una somma di tremila euro?
La condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende è una conseguenza prevista dalla legge in caso di dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Serve a sanzionare l’abuso dello strumento processuale e a disincentivare la presentazione di impugnazioni prive dei requisiti di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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