LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato avverso una sentenza di patteggiamento. La decisione si fonda sulla violazione dell’art. 613 c.p.p., che impone, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Il caso sottolinea come il ricorso per cassazione personale non sia consentito, ribadendo la necessità di una difesa tecnica specializzata in questa fase del giudizio.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: i requisiti di forma per l’impugnazione davanti alla massima giurisdizione. Il caso chiarisce in modo definitivo perché un ricorso per cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato, sia destinato all’inammissibilità se privo della sottoscrizione di un avvocato cassazionista. Analizziamo la vicenda e le ragioni giuridiche alla base della decisione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, a seguito di un accordo di patteggiamento, veniva condannato dal GIP del Tribunale di Ravenna a una pena di tre anni e sei mesi di reclusione e ventimila euro di multa per reati legati agli stupefacenti. Insoddisfatto della sentenza, l’imputato decideva di presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando un vizio di legittimità legato alla mancata applicazione di una specifica norma processuale (art. 129 c.p.p.).

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso Personale

La Suprema Corte, senza entrare nel merito delle doglianze, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un rilievo formale, considerato però assorbente e insuperabile: la violazione dell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale. Tale norma, modificata dalla legge n. 103 del 2017, stabilisce chiaramente che l’atto di ricorso, i motivi e le memorie devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato, citando anche una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 8914/2017). La regola introdotta nel 2017 si applica a tutti i ricorsi presentati dopo la sua entrata in vigore, senza distinzioni. La natura personale dell’impugnazione non può derogare a questo requisito formale. I giudici hanno specificato che sono irrilevanti sia l’eventuale autenticazione della firma dell’imputato da parte di un legale, sia la sottoscrizione del difensore “per accettazione” del mandato. Tali atti non conferiscono al difensore la “titolarità” dell’atto di impugnazione, che deve essere interamente redatto e firmato dal professionista abilitato.

Nel caso specifico, in calce al ricorso vi era solo una delega per il deposito dell’atto, rivolta a un avvocato che era stato difensore nel giudizio di merito, ma che non risultava essere l’autore dell’impugnazione. Questo, secondo la Corte, non è sufficiente a sanare il vizio. Il rilievo formale è stato ritenuto “assorbente”, cioè talmente grave da impedire qualsiasi altra valutazione sul contenuto del ricorso. Di conseguenza, oltre alla declaratoria di inammissibilità, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma con fermezza che l’accesso alla Corte di Cassazione richiede un filtro tecnico altamente qualificato. La normativa non consente un “fai-da-te” processuale. Chiunque intenda impugnare una sentenza penale davanti alla Suprema Corte deve obbligatoriamente avvalersi di un avvocato cassazionista, che non solo depositi l’atto, ma lo rediga e se ne assuma la piena paternità giuridica. La sanzione per il mancato rispetto di questa regola è drastica: l’inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria, precludendo ogni possibilità di far esaminare le proprie ragioni nel merito.

Un imputato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione?
No. L’ordinanza stabilisce che, ai sensi dell’art. 613 c.p.p. come modificato dalla Legge n. 103/2017, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione, pena l’inammissibilità.

La delega a un avvocato per il solo deposito del ricorso è sufficiente a renderlo valido?
No. La Corte ha chiarito che la titolarità dell’atto di impugnazione deve appartenere al difensore abilitato, che deve redigerlo e sottoscriverlo. Una semplice delega per il deposito materiale dell’atto, redatto personalmente dall’imputato, non sana il vizio di inammissibilità.

Quali sono le conseguenze se si presenta un ricorso per cassazione senza la firma dell’avvocato cassazionista?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non esaminerà le questioni sollevate. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati