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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione personale presentato da un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sulla riforma introdotta dalla Legge n. 103 del 2017, che impone la sottoscrizione dell’atto da parte di un difensore iscritto all’albo speciale, pena l’inammissibilità. Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Ribadisce l’Inammissibilità

Con l’ordinanza n. 5789 del 2024, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi su un tema procedurale di fondamentale importanza: il ricorso per cassazione personale in materia penale. La decisione ribadisce un principio consolidato a seguito della riforma del 2017, chiarendo che l’imputato o il condannato non possono più presentare personalmente l’atto di impugnazione, pena la sua automatica inammissibilità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un soggetto condannato avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. L’aspetto cruciale della vicenda non risiede nel merito della questione trattata dal Tribunale, ma nella modalità con cui è stato proposto il gravame. Il ricorrente, infatti, ha deciso di agire in autonomia, redigendo e presentando personalmente il ricorso dinanzi alla Suprema Corte, senza avvalersi della necessaria assistenza di un legale abilitato.

La Decisione della Corte e il divieto di ricorso per cassazione personale

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte non è entrata nel merito delle doglianze sollevate dal ricorrente, fermandosi a una valutazione preliminare di carattere puramente procedurale. La decisione si basa su un’analisi della normativa vigente, come modificata dalla Legge n. 103 del 2017 (la cosiddetta “Riforma Orlando”).

Questa legge ha introdotto una modifica sostanziale agli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, escludendo la facoltà per l’imputato (e, di conseguenza, per il condannato) di proporre personalmente il ricorso per cassazione. La normativa ora prevede, a pena di inammissibilità, che l’atto sia sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è lineare e si fonda su un’interpretazione rigorosa della legge. I giudici hanno sottolineato che sia il provvedimento impugnato sia il ricorso erano successivi al 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della riforma. Pertanto, la nuova disciplina era pienamente applicabile al caso di specie.

La Corte ha richiamato precedenti pronunce, tra cui una delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2017), che hanno consolidato questo orientamento. Viene inoltre precisato un punto fondamentale: l’inammissibilità non può essere sanata da espedienti formali. Ad esempio, è irrilevante che la firma del ricorrente sia autenticata da un legale o che il difensore apponga la propria firma “per accettazione” del mandato. Tali atti non conferiscono al difensore la “titolarità” del ricorso, che rimane un atto personale della parte e, come tale, viziato in modo insanabile.

La dichiarazione di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, c.p.p., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, data l’impossibilità di escludere profili di colpa nella proposizione del gravame.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza funge da importante monito per chiunque intenda impugnare un provvedimento penale dinanzi alla Corte di Cassazione. Le regole procedurali per l’accesso al giudizio di legittimità sono estremamente rigorose e non ammettono deroghe. La figura del difensore specializzato non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità essenziale. Dopo la riforma del 2017, il “fai-da-te” processuale in Cassazione è definitivamente precluso. Affidarsi a un avvocato iscritto all’apposito albo non è solo una scelta opportuna, ma l’unica via per evitare che il proprio ricorso venga respinto prima ancora di essere esaminato nel merito, con conseguente aggravio di spese.

È possibile per un condannato presentare personalmente ricorso per cassazione in materia penale?
No, a seguito dell’entrata in vigore della Legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.

Cosa succede se un ricorso per cassazione viene presentato personalmente dalla parte?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, la Corte non esamina il merito della questione e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La firma di un avvocato ‘per accettazione del mandato’ può sanare un ricorso presentato personalmente?
No. La Corte ha specificato che l’autenticazione della firma o la sottoscrizione del difensore ‘per accettazione’ sono irrilevanti. L’atto di impugnazione deve essere di titolarità del difensore, che lo redige e lo sottoscrive. La sottoscrizione personale della parte rende l’atto insanabilmente viziato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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