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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per cassazione personale presentato da un indagato avverso un’ordinanza di sequestro preventivo. La decisione si fonda sulla modifica dell’art. 613 c.p.p. ad opera della legge n. 103/2017, che ha soppresso la facoltà per l’imputato o l’indagato di proporre personalmente ricorso, rendendo necessaria l’assistenza di un difensore abilitato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Fine di un’Era

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale post-riforma: il ricorso per cassazione personale da parte dell’indagato o dell’imputato è inammissibile. Questa decisione, apparentemente tecnica, ha implicazioni pratiche significative, rafforzando il ruolo del difensore in una delle fasi più delicate del processo. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Tribunale di Reggio Calabria su terreni e fabbricati. Il provvedimento era legato a presunti reati urbanistici e paesaggistici, oltre che alle ipotesi di cui agli articoli 388 e 633 del codice penale. L’interessato, che si affermava proprietario dei beni, presentava una richiesta di riesame, che veniva però dichiarata inammissibile dal medesimo Tribunale.

Contro questa decisione, l’interessato decideva di agire in autonomia, presentando personalmente un ricorso presso la Corte di Cassazione. L’obiettivo era ottenere l’annullamento dell’ordinanza di inammissibilità e una nuova valutazione della sua richiesta.

Il Ricorso per Cassazione Personale e la Riforma

Il cuore della questione non risiede nel merito del sequestro, ma in un aspetto puramente procedurale. Il ricorso è stato depositato il 19 maggio 2025. La Corte Suprema ha immediatamente rilevato un vizio insanabile. La legge 23 giugno 2017, n. 103 (nota come Riforma Orlando) ha modificato l’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale. Prima di tale intervento, l’imputato poteva presentare personalmente il ricorso per cassazione. La riforma ha soppresso questa possibilità, stabilendo che l’atto debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale dei cassazionisti.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è lineare e ineccepibile. I giudici hanno osservato che il ricorso era stato proposto personalmente dall’indagato in una data successiva all’entrata in vigore della legge n. 103/2017. Di conseguenza, la facoltà di agire personalmente era già stata eliminata dall’ordinamento. L’atto, essendo privo del requisito formale della sottoscrizione da parte di un difensore abilitato, non poteva che essere dichiarato inammissibile.

La Corte non entra nel merito delle doglianze del ricorrente, poiché il vizio procedurale impedisce qualsiasi valutazione sul contenuto. La decisione si conclude, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle Ammende, determinata in via equitativa.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma un orientamento ormai consolidato. Chiunque intenda contestare una decisione davanti alla Corte di Cassazione in ambito penale deve necessariamente avvalersi di un avvocato cassazionista. Il ‘fai da te’ processuale, un tempo consentito, è stato definitivamente archiviato per garantire un più elevato livello di tecnicismo e professionalità nella redazione di atti destinati al massimo organo della giurisdizione. Per i cittadini, ciò significa che la difesa tecnica diventa un passaggio obbligato e non più una scelta in questa fase, sottolineando l’importanza di affidarsi a professionisti qualificati per tutelare i propri diritti nel giudizio di legittimità.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché è stato presentato personalmente dall’indagato, una facoltà che è stata soppressa dalla legge n. 103 del 23 giugno 2017, la quale ha modificato l’art. 613 del codice di procedura penale.

Un indagato o un imputato può oggi presentare personalmente ricorso per cassazione?
No. A seguito della riforma, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale dei patrocinanti in Cassazione. L’atto presentato personalmente è inammissibile.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della declaratoria di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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