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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

Un imputato ha presentato un ricorso per cassazione personale contro una sentenza di patteggiamento. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che, dopo la riforma del 2017, l’imputato non può proporre personalmente l’appello in Cassazione, essendo necessaria la rappresentanza di un difensore.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Fine di un’Era

L’ordinanza in esame affronta una questione procedurale di fondamentale importanza: la possibilità per l’imputato di presentare un ricorso per cassazione personale. Con una decisione netta, la Suprema Corte di Cassazione ribadisce un principio ormai consolidato dopo le riforme legislative: l’appello alla massima istanza giurisdizionale richiede obbligatoriamente l’intervento di un difensore. Questo articolo analizza la pronuncia, spiegando perché l’iniziativa personale dell’imputato, anche se formalmente corretta, è destinata a scontrarsi con una declaratoria di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Un soggetto, a seguito di una sentenza di patteggiamento per i reati di furto aggravato e resistenza a pubblico ufficiale, decideva di impugnare tale provvedimento. Invece di affidarsi al proprio legale, l’imputato redigeva e firmava personalmente l’atto, depositandolo presso la cancelleria competente. Si trattava, a tutti gli effetti, di un’iniziativa individuale volta a contestare la decisione del Giudice per le indagini preliminari.

La Decisione della Corte: il Ricorso per Cassazione Personale è Inammissibile

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha dichiarato il ricorso inammissibile senza nemmeno procedere alla trattazione in pubblica udienza, utilizzando la procedura semplificata ‘de plano’. La ragione è una e inequivocabile: l’atto è stato proposto personalmente dall’imputato e non, come richiesto dalla legge, da un difensore iscritto all’albo speciale dei cassazionisti.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione della Suprema Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme processuali, così come modificate dalla cosiddetta ‘Riforma Orlando’ (Legge n. 103/2017).

Distinzione tra Titolarità ed Esercizio del Diritto

Il fulcro del ragionamento della Corte risiede nella distinzione cruciale tra la ‘legittimazione a proporre’ il ricorso e le ‘modalità di proposizione’.
* Legittimazione a proporre: È la titolarità del diritto a impugnare una sentenza. Questo diritto spetta indubbiamente all’imputato.
* Modalità di proposizione: Riguardano il ‘come’ questo diritto deve essere concretamente esercitato. Per il ricorso in Cassazione, la legge impone una modalità specifica: l’atto deve essere sottoscritto da un avvocato abilitato, che esercita la necessaria rappresentanza tecnica.

L’imputato, quindi, è titolare del diritto, ma non può esercitarlo personalmente davanti alla Cassazione.

L’Impatto della Riforma e l’irrilevanza dell’autentica di firma

Le modifiche agli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale hanno escluso esplicitamente la facoltà per l’imputato di proporre personalmente ricorso per cassazione. La Corte chiarisce inoltre un punto spesso frainteso: il fatto che la firma dell’imputato sia stata autenticata da un avvocato cassazionista non sana il vizio. L’autentica certifica solo l’identità del firmatario, ma non trasforma un atto personale dell’imputato in un atto del difensore. È il difensore che deve redigere e sottoscrivere il ricorso, assumendosene la paternità tecnica e giuridica.

Le Conclusioni

L’ordinanza riafferma con forza un principio inderogabile della procedura penale: il giudizio di legittimità davanti alla Corte di Cassazione è un ambito altamente tecnico che richiede l’assistenza obbligatoria di un professionista qualificato. L’imputato che intenda contestare una sentenza davanti alla Suprema Corte deve necessariamente conferire mandato a un avvocato cassazionista, il quale sarà l’unico soggetto legittimato a redigere e presentare il ricorso. Qualsiasi iniziativa personale, per quanto motivata, sarà inevitabilmente dichiarata inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso in Cassazione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, a seguito delle modifiche legislative introdotte nel 2017, la facoltà dell’imputato di proporre personalmente ricorso per cassazione è esclusa. È sempre necessaria la rappresentanza tecnica di un difensore abilitato.

Cosa succede se l’imputato firma personalmente il ricorso e un avvocato ne autentica la firma?
Il ricorso è comunque inammissibile. La Corte ha chiarito che l’autenticazione della firma non sana il vizio di fondo, poiché non equivale alla proposizione dell’atto da parte del difensore, come richiesto dalla legge.

Qual è la differenza tra legittimazione a proporre il ricorso e modalità di proposizione?
La legittimazione a proporre è la titolarità del diritto di impugnare, che spetta all’imputato. Le modalità di proposizione sono le regole procedurali su come tale diritto deve essere esercitato, e per il ricorso in Cassazione la legge impone che l’atto sia presentato da un avvocato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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