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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un imputato contro una sentenza di condanna. La decisione si fonda sulla riforma del 2017, che riserva esclusivamente ai difensori iscritti all’albo speciale la facoltà di proporre ricorso per cassazione. La Corte ha inoltre giudicato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale sollevata, ribadendo che la necessità di una difesa tecnica in questa sede non lede i diritti dell’imputato.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: Perché è Necessario un Avvocato?

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato, non è ammesso. Questa regola, consolidata dopo la riforma del 2017, mira a garantire un elevato standard tecnico nel giudizio di legittimità, considerato il più complesso e formale del nostro ordinamento. Analizziamo la decisione per comprendere le ragioni giuridiche e le conseguenze pratiche per chi intende impugnare una sentenza di condanna.

I Fatti del Caso: Un Appello Fatto in Proprio

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Torino per il reato di cui all’art. 495 del codice penale. Invece di affidarsi a un legale, l’imputato ha deciso di redigere e depositare personalmente l’atto di impugnazione presso la Corte di Cassazione. Nel suo ricorso, lamentava una presunta illogicità e carenza nella motivazione della sentenza di condanna e sollevava una questione di legittimità costituzionale sulla norma che gli impediva di agire personalmente.

La Decisione della Corte: Inammissibilità e Condanna alle Spese

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito delle doglianze. La decisione si basa su un presupposto formale, ma invalicabile: la mancanza della sottoscrizione di un difensore abilitato.

La Corte ha applicato la disciplina introdotta dalla legge n. 103 del 2017 (nota come “riforma Orlando”), che ha modificato gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale. Tale normativa ha eliminato la facoltà per l’imputato di presentare personalmente il ricorso per cassazione, riservando tale potere in via esclusiva a un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. Di conseguenza, essendo stato presentato dopo l’entrata in vigore della legge, il ricorso è stato immediatamente rigettato.

Il Divieto di ricorso per cassazione personale e la questione di costituzionalità

L’imputato aveva tentato di superare l’ostacolo formale sollevando un’eccezione di illegittimità costituzionale. Sosteneva che la norma violasse il diritto di difesa (art. 24 Cost.), il diritto a un equo processo (art. 6 CEDU) e il diritto al ricorso per cassazione per violazione di legge (art. 111, comma 7, Cost.).

La Corte ha respinto anche questa eccezione, definendola “manifestamente infondata” e aderendo a un orientamento già espresso autorevolmente dalle Sezioni Unite nella nota sentenza “Aiello” del 2018.

Le Motivazioni: La Riforma del 2017 e la Necessità della Difesa Tecnica

I giudici hanno spiegato che la scelta del legislatore di richiedere una rappresentanza tecnica qualificata per il giudizio di legittimità è pienamente ragionevole. Il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di merito dove si riesaminano i fatti, ma un giudizio sulla corretta applicazione delle norme giuridiche, caratterizzato da un elevato tecnicismo.

L’assistenza di un avvocato specializzato non è vista come una limitazione, ma come una garanzia per l’imputato stesso, assicurando che le sue ragioni siano esposte nel modo più efficace e conforme alle rigide regole processuali. Inoltre, la Corte ha sottolineato che il sistema tutela pienamente il diritto di difesa anche per i non abbienti, attraverso l’istituto del patrocinio a spese dello Stato, che permette di nominare un difensore abilitato il cui compenso è a carico della collettività.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per l’Imputato

L’ordinanza in esame conferma in modo netto un punto cruciale: chiunque intenda presentare un ricorso alla Corte di Cassazione in materia penale deve obbligatoriamente avvalersi di un avvocato iscritto all’albo speciale. Qualsiasi tentativo di agire personalmente è destinato a fallire, con conseguenze economiche negative. La declaratoria di inammissibilità comporta, infatti, non solo l’impossibilità di far esaminare le proprie ragioni, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata di 4.000 euro.

È possibile per un imputato presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione?
No, a seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.

La regola che impone l’assistenza di un avvocato per il ricorso in Cassazione è costituzionale?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, che richiama una precedente decisione delle Sezioni Unite, richiedere una rappresentanza tecnica qualificata rientra nella discrezionalità del legislatore e non viola il diritto di difesa, dato l’elevato livello tecnico del giudizio di legittimità e la previsione del patrocinio a spese dello Stato.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile perché presentato personalmente?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in quattromila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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