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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso per cassazione personale presentato da un condannato avverso un’ordinanza del Tribunale di sorveglianza. La decisione si fonda sull’applicazione della Legge n. 103/2017, che ha reso obbligatoria, a pena di inammissibilità, la sottoscrizione del ricorso da parte di un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Fine del “Fai-da-te” Giudiziario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale, spesso ignorato dai non addetti ai lavori: il ricorso per cassazione personale non è più ammesso. L’intervento del legislatore con la cosiddetta “Riforma Orlando” ha reso obbligatoria la difesa tecnica specializzata per accedere al giudizio di legittimità, pena l’inammissibilità dell’atto e conseguenze economiche per il ricorrente.

Il Fatto alla Base della Decisione

Il caso in esame trae origine dal ricorso presentato personalmente da un soggetto condannato avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di sorveglianza di Bologna. L’interessato, senza l’assistenza di un avvocato, ha deciso di impugnare il provvedimento direttamente dinanzi alla Suprema Corte, sottoscrivendo di proprio pugno l’atto di ricorso. Questa iniziativa, tuttavia, si è scontrata con una precisa e invalicabile norma procedurale.

L’Impatto della Riforma Orlando sul Ricorso per Cassazione Personale

Il fulcro della decisione della Corte risiede nell’applicazione della Legge 23 giugno 2017, n. 103 (nota come Riforma Orlando). Prima di tale intervento normativo, era prevista la facoltà per l’imputato o il condannato di proporre personalmente ricorso per cassazione. La riforma ha modificato radicalmente questo aspetto, introducendo un requisito formale inderogabile.

La legge ha stabilito che, per tutti i provvedimenti emessi dopo la sua entrata in vigore (4 agosto 2017), il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. Si tratta di una scelta legislativa volta a garantire un più elevato livello di tecnicismo e professionalità nel giudizio di legittimità, che verte su questioni di diritto e non di fatto.

La Pronuncia di Inammissibilità della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, esaminato il caso, non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. Essendo sia il provvedimento impugnato sia il ricorso successivi alla data di entrata in vigore della riforma, la nuova disciplina era pienamente applicabile. La mancanza della sottoscrizione di un difensore qualificato ha costituito un vizio insanabile che ha precluso alla Corte qualsiasi valutazione sul merito delle doglianze sollevate dal ricorrente.

Le Motivazioni

Le motivazioni della sentenza sono lineari e si basano su una stretta interpretazione della legge. I giudici hanno richiamato gli articoli 571, comma 1, e 613, comma 1, del codice di procedura penale, come modificati dalla Legge n. 103/2017. La Corte ha inoltre fatto riferimento a una precedente e autorevole pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 8914/2017), che aveva già chiarito in modo definitivo la portata della nuova normativa, confermando l’obbligatorietà dell’assistenza di un difensore cassazionista. Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile ai sensi dell’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, introdotto proprio dalla Riforma Orlando.

Le Conclusioni

La decisione ha importanti implicazioni pratiche. Chiunque intenda contestare un provvedimento davanti alla Corte di Cassazione in materia penale deve necessariamente rivolgersi a un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori. Il tentativo di agire personalmente non solo è destinato a fallire, ma comporta anche conseguenze economiche. Infatti, come stabilito dalla Corte in applicazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende. Questa sentenza funge da monito: nel processo penale, e in particolare nel giudizio di legittimità, l’assistenza tecnica qualificata non è un’opzione, ma un requisito imprescindibile.

Un condannato può presentare personalmente ricorso alla Corte di Cassazione in materia penale?
No. La sentenza chiarisce che, a seguito della riforma introdotta con la Legge n. 103/2017, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un avvocato iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione, altrimenti è inammissibile.

Cosa succede se un ricorso viene presentato senza la firma di un avvocato cassazionista?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non entra nel merito della questione, ma si ferma a una valutazione preliminare che ne constata il vizio procedurale insanabile.

Ci sono conseguenze economiche se il ricorso viene dichiarato inammissibile?
Sì. Il ricorrente la cui impugnazione è dichiarata inammissibile viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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