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Ricorso per cassazione personale: inammissibile

Un individuo, condannato in primo grado per un reato legato agli stupefacenti, ha presentato personalmente appello alla Corte di Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla modifica normativa del 2017, che ha eliminato la facoltà per l’imputato di presentare un ricorso per cassazione personale, riservandola esclusivamente a un avvocato abilitato. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’impossibilità per l’imputato di presentare un ricorso per cassazione personale. Questa pronuncia offre l’occasione per analizzare le modifiche legislative in materia e le pesanti conseguenze economiche che derivano da un errore procedurale di questo tipo. Il caso esaminato riguarda un individuo condannato per violazione della normativa sugli stupefacenti che ha tentato, senza successo, di adire la Suprema Corte senza l’assistenza di un legale qualificato.

Il Contesto del Caso: Dalla Condanna al Ricorso

Il Tribunale di Napoli aveva condannato un giovane imputato alla pena di sei mesi di reclusione e 1.000 euro di multa per il reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990, una fattispecie che riguarda casi di lieve entità legati al traffico di sostanze stupefacenti. Ritenendo ingiusta la condanna, l’imputato ha deciso di impugnare la sentenza proponendo personalmente ricorso alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale.

La Decisione della Corte: Focus sull’Inammissibilità

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile senza entrare nel merito delle doglianze. La decisione non si è basata sulla fondatezza o meno dei motivi proposti, ma su un vizio formale insuperabile: la modalità di presentazione dell’atto. Il ricorso era stato presentato direttamente dall’imputato, una facoltà che la legge non consente più da diversi anni.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nell’applicazione dell’articolo 613, comma 1, del codice di procedura penale, come modificato dalla legge 23 giugno 2017, n. 103 (la cosiddetta “Riforma Orlando”). Prima di tale riforma, l’imputato aveva la possibilità di sottoscrivere personalmente il ricorso per cassazione. La nuova normativa ha soppresso questa facoltà, stabilendo che l’atto di ricorso debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, esclusivamente da un difensore iscritto nell’albo speciale dei patrocinanti davanti alle giurisdizioni superiori.
Essendo il ricorso stato presentato in un’epoca successiva all’entrata in vigore di questa modifica, la Corte non ha potuto fare altro che constatarne l’irricevibilità.

Le Conseguenze Economiche

La declaratoria di inammissibilità non è priva di conseguenze. Citando l’articolo 616 del codice di procedura penale e la sentenza n. 186/2000 della Corte Costituzionale, i giudici hanno sottolineato che, in assenza di prove che dimostrino l’assenza di colpa da parte del ricorrente nel determinare la causa di inammissibilità, scatta una duplice condanna economica. Il ricorrente è stato quindi condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma, fissata equitativamente in 3.000 euro, in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve come un severo monito: le regole procedurali, specialmente quelle che riguardano l’accesso ai gradi più alti della giustizia, sono estremamente rigorose. La presentazione di un ricorso per cassazione personale è un errore che non solo preclude qualsiasi esame nel merito della propria posizione, ma comporta anche significative sanzioni economiche. È pertanto indispensabile affidarsi sempre a un legale specializzato e abilitato al patrocinio dinanzi alla Corte di Cassazione per garantire che i propri diritti siano tutelati nel rispetto delle forme previste dalla legge.

Un imputato può presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No, a seguito della modifica dell’art. 613, comma 1, cod. proc. pen. operata dalla legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un avvocato iscritto nell’apposito albo dei patrocinanti dinanzi alle giurisdizioni superiori.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, l’imputato viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come stabilito dall’art. 616 cod. proc. pen. In questo caso, la somma è stata fissata in 3.000 euro.

Per quale motivo il ricorso in esame è stato ritenuto inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché è stato proposto personalmente dall’imputato in un’epoca successiva alla soppressione di tale facoltà, introdotta dalla legge 23 giugno 2017, n. 103.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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